Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non ha approvato una risoluzione proposta dagli Stati Uniti per estendere l'embargo sulle armi all'Iran, che scade a ottobre. Solo due Paesi hanno votato a favore, altri due si sono detti contrari e undici si sono astenuti: quindi il testo non ha ottenuto il minimo richiesto di nove voti favorevoli per la sua approvazione. Immediata la reazione degli Stati Uniti che, attraverso il segretario di Stato, Mike Pompeo, hanno parlato di fallimento "imperdonabile".
Secondo Pompeo, il Consiglio di Sicurezza, che riunisce oltre agli Stati Uniti, Cina, Russia, Regno Unito e Francia, "non è riuscito a compiere la sua missione fondamentale", che è quella di "mantenere la pace e la sicurezza internazionale". Ma Pompeo ha ribadito che gli Stati Uniti "non abbandoneranno mai" i loro "amici" nella regione "che si aspettavano di più dal Consiglio di sicurezza". "Continueremo a lavorare -ha insistito- per garantire che il regime terroristico teocratico non sia libero di acquistare e vendere armi che minacciano il cuore dell'Europa, del Medio Oriente e altrove". Il voto al Palazzo di Vetro potrebbe adesso avere una serie di ripercussioni anche sull'accordo internazionale del 2015 siglato per mettere un freno alle attività nucleari di Teheran. In particolare gli Stati Uniti, che si sono ritirati da quell'accordo nel 2018, potrebbero fare appello al loro status di Paese "partecipante" per imporre unilateralmente il ripristino delle sanzioni delle Nazioni Unite su Teheran. Pompeo comunque non ha fatto cenno a questa possibilità nella sua nota di reazione al voto nel CdS dell'Onu.
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