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Esteri
Kazakistan, il governo si dimette: proteste feroci per il rincaro del gas

Kazakistan, il governo si dimette e dichiara lo stato di emergenza

È stato anche oscurato Internet in Kazakistan dove da tre giorni vanno in scena le più importanti proteste nella storia post-sovietica del Paese e adesso il rischio è che cali il sipario su quanto sta accadendo. Da giorni monta la rabbia per l'aumento del prezzo del gpl; dopo che i manifestanti hanno preso d'assalto e dato fuoco a edifici amministrativi e dopo che il governo si è dimesso, è stato decretato lo stato di emergenza in tutto il Paese. 

Il presidente Kassym-Jomart Tokayev ha anche “defenestrato” il “padre della nazione”, Nursultan Nazarbayev, dalla guida del Consiglio di Sicurezza; dopo aver governato con il pugno di ferro per trent’anni il Paese, Nazarbayev, alleato chiave del presidente russo Vladimir Putin, si era dimesso nel 2019 ma ancora manteneva saldamente il controllo sul Paese; ora che il suo “delfino” lo ha allontanato, se ne ignora la sorte. 

Tokayev ha assicurato una risposta "ferma" alle manifestazioni che hanno pochi precedenti in un Paese ricco di petrolio e gas, locomotiva economica dell'Asia centrale ma in cui si misurano crescenti disuguaglianze sociali. Le dimissioni del governo e la “defenestrazione” di Nazarbayev segnano due importanti concessioni ai manifestanti, ma la crisi minaccia di destabilizzare il Paese, la più grande delle Nazioni nate dalle ceneri dell'Unione Sovietica, Russia esclusa, l'ultima ad aver dichiarato l'indipendenza dal suo scioglimento, il 16 dicembre 1991.

Il presidente kazako aveva in precedenza decretato lo stato di emergenza e il coprifuoco di due settimane nella regione occidentale del Mangistau, ad Almaty, la città più grande del Paese, e nella capitale, Nur-Sultan; limitati gli assembramenti e limitata la circolazione. Parlando in russo alla nazione, Tokayev ha poi promesso riforme e rivolto un appello "a mostrare prudenza e a non soccombere alle provocazioni interne ed esterne". 

Ma per ora non è bastato. Nonostante il Kazakistan occidentale sia ricco di petrolio e gas, la qualità della vita è generalmente inferiore alla capitale, Nur-Sultan, e alla capitale economica, Almaty. Le tensioni economiche sono aumentate con la pandemia. Le strade sono in molte zone in cattive condizioni, i servizi pubblici al di sotto degli standard e poiché il cibo deve essere trasportato su grandi distanze, spesso può diventare più caro che nei centri urbani più ricchi. 

Il Paese possiede sterminate risorse minerarie - il 60% di quelle dell'ex Unione Sovietica - tra cui ferro, carbone, petrolio, metano e diversi metalli usati nell'elettronica e nella missilistica; ed è un importante produttore di petrolio e gas, ma anche di uranio, il materiale radioattivo utilizzato nelle centrali nucleari (l'anno scorso ne ha estratto il 40% della produzione mondiale). Risorse che ne fanno la prima economia dell'Asia centrale, nonché il più importante produttore ed esportatore di petrolio nell'ambito della Comunità di Stati indipendenti.

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