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Esteri
Khan primo sindaco islamico di Londra

Piu' fieri di essere britannici degli stessi britannici autoctoni, lontani dal simpatizzare per i terroristi che abusano della loro religione, sostanzialmente integrati ma ancora attaccati ad alcuni valori difficilmente concordanti con la cultura europea. Soprattutto, sempre di piu' e con un numero sempre maggiore di conversioni. I musulmani di Gran Bretagna sono una forza elettorale e culturale che cresce costantemente nel loro paese (che non e' piu' solo, in molti casi, il loro paese d'adozione). La vittoria di Sadiq Khan, figlio di un conducente di autobus, a Londra spalanca agli occhi e alle menti di molti europei uno scenario che puo' essere per taluni preoccupante, per molti altri semplicemente un segno dei tempi, e che comunque va saputo osservare e interpretare. Sadiq Khan non e' tanto il terzo sindaco di Londra il cui tratto saliente e' l'eccentricita', dopo Ken Livingstone e Boris Johnson, quanto il primo che rappresenta una forte novita' politica e culturale. La societa' britannica si sta dimostrando ben piu' permeabile al richiamo del muezzin di quanto non appaia: sono migliaia i cittadini del Regno Unito che ogni anno pronunciano solennemente la Shahada. In tutto si calcola che siano intorno ai 110.000. In particolare a convertirsi sono le donne: uno dei casi piu' eclatanti quello di Lauren Booth, la sorella di Cherie Blair, che e' entrata nell'Umma dopo una "profonda esperienza religiosa vissuta in Iran".

Ha indagato il fenomeno l'Universita' di Cambridge, concludendo in un rapporto dello scorso gennaio che l'Islam ha una forza attrattiva basata sulla trasmissione di certezze, di "tranquillita' e stabilita'". Proprio cosi'. La curiosita' intellettuale che porta molti adulti, cresciuti in una societa' gia' da tempo multietnica e multireligiosa, ad avvicinarsi al Corano fa il resto. Conta anche il fatto che all'interno della comunita' dei credenti le differenze razziali si annullano o quasi. Ma, nelle parole di una neofita che ha accettato di parlare con gli studiosi di Cambridge, soprattutto "si smette di guardare a certe pratiche come il digiuno o la modestia femminile come se fossero restrizioni delle liberta' personali, e si conclude che sono regole per arrivare al controllo di se'". In altre parole, piu' o meno quello che si cercava negli anni '60 e '70 nel buddhismo. Il rischio e' di restare a meta' tra la comunita' di origine e quella di adozione. Taluni precetti molto rigidi (come quello che vieta la partecipazione ai funerali, anche di familiari, che non siano musulmani) non aiutano certo a vivere serenamente il passaggio alla nuova fede. Ci sono anche le disillusioni. Ci sono persino gli abbandoni, in particolare tra chi e' musulmano dalla nascita. Fare calcoli a riguardo e' difficile, perche' la pratica religiosa nella cultura musulmana spesso e' tutt'uno con l'appartenenza al proprio gruppo, etnico o familiare. L'apostata nel Corano non e' certo oggetto di particolare tolleranza. Ad ogni modo il numero degli scettici o di quanti abbandonano la fede islamica triplica ogni 10 anni, in particolar modo nelle comunita' provenienti dal subcontinente indiano. Dal 2007 e' operativo nel Regno Unito il Council of Ex-Muslims in Britain, che opera soprattutto via Internet (piu' discreta, piu' silenziosa di un colloquio in una sede). Ben piu' ampio e' allora il fenomeno di chi mantiene l'Islam come fattore di identificazione culturale, ma non ne rispetta i precetti. Perche', se il Corano trasmette certezze a chi non ne ha, la Gran Bretagna proprone tutti i giorni ai suoi abitanti un facile e dilettevole modello di vita ad alto tasso di secolarizzazione.

Ma il successo di Sadiq Kahn non e' solo basato sulla sua storia personale di brillante avvocato e uomo politico navigato, vestito impeccabilmente da professonista integrato nel paese dove i suoi genitori giunsero da immigrati. C'e' anche un processo politico che lo ha portato all'elezione, e questo e' basato non poco sugli errori dei suoi avversari. In primo luogo lo stesso David Cameron: parlando lo scorso ottobre al congresso dei Conservatori, il premier commise l'errore di lanciarsi con un eccesso di veemenza contro non solo contro il terrorismo di matrice islamica, ma anche contro alcune strutture care alla comunita' musulmana come le madrasse. Propose, nei fatti, un'equazione tra terrorismo e teologia che il cospicuo elettorato islamico con gradi'. I metodi di insegnamento all'interno delle scuole coraniche non sempre sono rispettosi degli standard europei, e a febbraio un imam e' finito sotto processo a Birmingham perche' puniva corporalmente i suoi studenti piu' pigri. Ma un conto e' avere delle idee in materia sociale e di orientamento sessuale contrarie alla maggioranza, un altro desiderare la fine violenta della cultura dominante. La maggioranza dei musulmani britannici, infatti, sono (anche quelli che odiano l'estremismo e sono insofferenti nei confronti dell'ultra tradizionalismo) socialmente conservatori. Ma sono anche britannici, e ben contenti di esserlo. Un sondaggio condotto nelle scorse settimane dall'istituto demoscopico Icm e da Channel 4 ha dato risultati per alcuni versi sconcertanti. Solo il 18 percento degli intervistati (scelti in realta' sociali in cui gli immigrati musulmani sono almeno il 20 percento della popolazione) si e' detto disposto a considerare l'omosessualita' una pratica legale. Per il 52 percento sarebbe da mettere fuori legge senza pensarci troppo. Lo stesso per quel che riguarda i rapporti all'interno della famiglia: nessuna parita' tra moglie e marito per il 39 percento. E' lei che deve sempre obbedire a lui. L'adultera andrebbe linciata? Solo il 5 percento risponde di si' (molto poco, ma sempre troppo). Il 13 condanna la lapidazione, ma "fino ad un certo punto". Il 66 percento e' totalmente contrario (che e' molto, ma e' sempre troppo poco). Fascina per il fuoco degli xenofobi. Ma c'e' il rovescio della medaglia: l'86 per cento ammette un fortissimo senso di appartenenza alla Gran Bretagna, laddove i britannici non musulmani e senza immigrati tra i genitori lo fanno in una percentuale leggermente inferiore, l'83. E solo il 4 per cento mostra una certa simpatia per l'integralismo, anche quello violento. Tutto il resto no. Anche questo e' mainstream, anche questo spiega l'esito delle elezioni di Londra.

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