Esteri
Myanmar, la repressione sfugge di mano: oltre 90 morti in 24h, anche bambini
Sabato di sangue in Myanmar, dove, a quasi due mesi dal golpe del primo febbraio, la popolazione continua a protestare. Il bilancio è di almeno 90 vittime
Myanmar, un sabato di sangue: uccisi almeno 90 manifestanti
Decine di persone, tra cui diversi bambini, sono stati uccisi dai militari in Myanmar, nel giorno più violento dell’inizio delle proteste, a quasi due mesi dal golpe del primo febbraio. Un vero “sabato di sangue” con la popolazione che continua a ribellarsi, chiedendo la liberazione dell'ex premier Aung San Suu Kyi. La durissima repressione della giunta militare guidata da Min Aung Hlaing, nella giornata delle Forze armate, ha provocato circa 90 morti, secondo le stime dell'Ong, che dall'inizio della rivolta tiene il conto delle vittime, mentre secondo la stampa locale sono anche di piu'.
Il totale supera ormai i 400, mentre gli arresti sono oltre quota tremila. Fra le vittime si contano almeno tre bambini, colpiti mentre erano nelle braccia dei genitori o si trovavano in casa: uno di 5 anni a Mandalay, un tredicenne a Shwebo e una quattordicenne a Meiktila. L'Onu, per voce dell'Alto commissario per i diritti umani, ha condannato la condotta dei militari denunciando anche centinaia di feriti e dicendosi "sconvolta". Gli scontri sono avvenuti in una quarantina di localita' del Paese asiatico; nella citta' principale, Yangon, e' stata colpito anche l'American Center, ma non ci sono stati feriti, come ha fatto sapere l'ambasciata Usa in Myanmar.
Myanmar, Onu: "Si aggrava l'illegittimità del colpo di Stato"
Secondo l'Onu, con questa sanguinosa repressione "si aggrava l'illegittimità del colpo di Stato e la colpevolezza dei suoi leader. Nella capitale Naypyidaw, in mattinata la giornata delle forze armate, che commemora l'inizio della resistenza all'occupazione giapponese nella Seconda Guerra mondiale, e' stata celebrata con una parata, alla quale hanno partecipato anche le delegazioni di Cina e Russia. Il leader Min Aung Hlaing aveva avvertito che gli atti "terroristici" sono ritenuti inaccettabili.
Con l'arrivo della sera, la repressione delle proteste si e' fatta particolarmente dura e sanguinosa, in tutto il Paese. Anche il ministro degli Esteri britannico, Dominic Raab, e' intervenuto definendo queste nuove violenze il punto piu' basso dal colpo di Stato; condanne sono arrivate anche dalle rappresentanze diplomatiche di Usa e Ue.
Myanmar, anche l'Italia condanna la violenta repressione della giunta militare
I capi delle forze armate di dodici nazioni - tra cui l'Italia - hanno condannato la violenta repressione della giunta militare contro i manifestanti che chiedono il ripristino del governo civile del Myanmar, deposto lo scorso 1 febbraio dall'esercito, che ha arrestato la leader Aung San Suu Kyi e decine di politici. Ieri i militari hanno ucciso a colpi d'arma da fuoco almeno 90 persone, tra cui sette bambini, in quello che è stato il giorno piu' sanguinoso dal colpo di Stato, un massacro, coinciso con la festa delle forze armate che, secondo fonti locali, avrebbe un bilancio ancora piu' pesante, pari ad almeno 114 morti.
"Come capi della Difesa, condanniamo l'uso di forza letale contro persone disarmate da parte delle forze armate birmane e dei servizi di sicurezza associati", si legge nel raro comunicato congiunto, firmato dai capi di stato maggiore di Usa, Canada, Regno Unito, Germania, Italia, Grecia, Danimarca, Paesi Bassi, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda. "Un esercito professionale segue le regole di condotta internazionale e la sua responsabilita' e' proteggere - non colpire - il popolo che serve", prosegue la nota, "esortiamo le forze armate del Myanmar di lavorare per ripristinare il rispetto e la credibilita' persa con le loro azioni di fronte al popolo birmano".
Myanmar, il bilancio delle vittime della repressione sale a 423
Con la strage di sabato è salito ad almeno 423 vittime il bilancio della repressione delle manifestazioni che da due mesi sfidano l'esercito golpista. La popolazione è scesa di nuovo in piazza per commemorare le vittime della carneficina. Nuove proteste sono state segnalate nelle città di Bago, a Nord Est di Yangon, e a Moe Kaung, nello Stato del Kachin. Un nuovo fronte si sarebbe poi aperto nel Nord Est, dove l'esercito birmano avrebbe bombardato le posizioni delle milizie della minoranza Karen, causando tre morti e otto feriti. A riferirlo e' Hsa Moon, un'attivista per i diritti umani della comunita' Karen. I bombardamenti aerei, i primi da anni a colpire i Karen, sono stati lanciati per liberare una base militare dell'esercito che era stata occupata dai miliziani.
La giunta militare non ha rilasciato commenti sull'accaduto né ha confermato il bilancio dei bombardamenti. Alla grande parata militare avvenuta ieri nella capitale Naypyidaw hanno assistito le delegazioni diplomatiche di otto nazioni, tra cui Cina e Russia. Immagini trasmesse dalla televisione mostrano il viceministro della Difesa russo, Alexander Fomin, tra il pubblico della parata, durante la quale il capo della giunta, il generale Min Aung Hlaing ha attaccato i manifestanti, definendoli "terroristi", e ha promesso il ripristino della democrazia dopo nuove elezioni. L'ambasciata Usa a Yangon ha invitato i cittadini americani a limitare i loro spostamenti dopo che, nella giornata di ieri, colpi d'arma da fuoco sono stati esplosi contro un centro culturale statunitense.