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Esteri
Nobel per la Pace, vincono l'attivista Bialiatski e le Ong russa e ucraina
L'attivista bielorusso detenuto Ales Bialiatski

Nobel per la Pace all'attivista Ales Bialiatski, e alle Ong per i diritti umani russa «Memorial» e ucraina «Centro per le libertà civili»

Il comitato norvegese dei Nobel ha conferito il premio per la Pace del 2022 a un attivista e due organizzazioni che si battono per i diritti umani in Bielorussia, Russia e Ucraina: l'attivista bielorusso Ales Bialiatski, l'organizzazione per i diritti umani russa «Memorial» e quella ucraina «Centro per le libertà civili». «Quest'anno i premiati rappresentano la società civile nei loro Paesi, hanno promosso il diritto di criticare il potere e proteggere i diritti fondamentali diritti dei cittadini – così il comitato dei Nobel di Oslo nella motivazione – Hanno fatto un sforzo straordinario per documentare i crimini di guerra, gli abusi dei diritti umani e gli abusi di potere. Insieme dimostrano il significato delle società civili per la pace e la democrazia».

L'organizzazione ucraina «Centro per le libertà civili», fondata a Kiev nel 2007 allo scopo di promuovere i diritti umani e la democrazia in Ucraina, «dopo l'invasione russa dell'Ucraina si è impegnata a identificare e documentare i crimini di guerra russi contro la popolazione civile ucraina».

«Memorial», invece, fondata nel 1987 da attivisti per i diritti umani nell'ex Unione Sovietica che volevano garantire il ricordo delle vittime dell'oppressione del regime comunista, dopo il crollo dell'Urss è diventata la più grande organizzazione per i diritti umani in Russia: «Oltre a creare un centro di documentazione sulle vittime dell'era stalinista, ha raccolto e sistematizzato informazioni sull'oppressione politica e sulle violazioni dei diritti umani in Russia» sono le parole del Comitato, che ha ricordato come l'organizzazione sia dapprima bollata dal governo come «agente straniero», lo stesso che nel dicembre 2021 ha deciso di «liquidare con la forza l’organizzazione e chiudere definitivamente il centro di documentazione. Ma le persone dietro Memorial si rifiutano di essere chiuse» aggiunge il Comitato.

L'attivista bielorusso Bialiatski è ancora in carcere

Ad essere ancora detenuto, senza processo, è invece l’attivista Ales Bialiatski, «uno degli iniziatori del movimento democratico emerso in Bielorussia a metà degli anni '80, che ha dedicato la sua vita alla promozione della democrazia e dello sviluppo pacifico nel suo Paese d'origine». Già incarcerato già dal 2011 al 2014, a seguito di manifestazioni su larga scala contro il regime nel 2020 è stato nuovamente arrestato: «Nonostante le enormi difficoltà personali, Bialiatski non ha ceduto di un centimetro nella sua lotta per i diritti umani e la democrazia in Bielorussia» continua il comunicato.

Questo premio Nobel è «un riconoscimento per tutti i bielorussi che lottano per la libertà e la democrazia – è il commento della leader dell'opposizione bielorussa Svetlana Tikhanovskaya, alle quali fa eco il messaggio della moglie di Bialiatski, Natalia Pinchuk: «Esprimo la mia profonda gratitudine al Comitato per il Nobel e alla comunità internazionale per aver riconosciuto il lavoro di Ales, dei suoi colleghi e della sua organizzazione».

Il Comitato di Oslo: «Premiate difesa diritti umani e convivenza pacifica». E lancia un appello

«Il Premio Nobel per la pace non è contro Vladimir Putin ha chiarito Berit Reiss-Andersen, presidente del Comitato dei Nobel – Ma ha scelto di onorare tre eccezionali difensori dei diritti umani, della democrazia e della convivenza pacifica, che attraverso i loro sforzi coerenti a favore dei valori umanisti, dell'antimilitarismo e dei principi del diritto hanno rivitalizzato la visione di pace e fraternità tra le Nazioni, quanto mai necessaria nel mondo di oggi». È lo stesso Comitato, poi, a lanciare un appello alle autorità bielorusse, chiedendo di «rilasciare Ales Bialiatski. Speriamo che questo accada e possa venire a Oslo a ricevere il premio».

 

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