Siria, gli jihadisti dell'Isis lapidano due gay
L'Isis colpisce ancora i gay. I jihadisti dello Stato islamico hanno ucciso per lapidazione due giovani di Deir Ezzor, provincia della Siria orientale, accusati di aver avuto rapporti sessuali "illegali" con altri uomini. Lo riferiscono gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani.
La prima vittima, accusata di rapporti omosessuali, era un 20enne lapidato in piazza al-Bakara, nella città di Mayadeen. Alla sua esecuzione, secondo l’Osservatorio, hanno assistito decine di persone, tra cui molti bambini. Secondo i militanti dell’Isis, il giovane è stato arrestato in seguito al ritrovamento nel suo cellulare di un video che lo mostrava in atteggiamenti intimi con un altro uomo. La seconda vittima, un 18enne, è stata lapidata a Hamidyeh, nella centrale Via al-Takya, con le stesse accuse. In entrambi i casi, i cadaveri sono stati prelevati dai jihadisti dopo l’esecuzione e non sono stati restituiti alle rispettive famiglie per la sepoltura.,
Lo scorso 21 ottobre una donna della città di Hama, sempre in Siria, era stata lapidata dai miliziani di Isis perché accusata di adulterio. Tra gli uomini che avevano preso parte alla lapidazione c’era anche il padre della donna, almeno così veniva presentato nel video diffuso dall’Osservatorio siriano per i diritti umani. L’uomo prima si era rifiutato di perdonare la figlia poi, convinto dai miliziani, lo aveva fatto ma era stato lui stesso a legarla per prepararla alla lapidazione. Nelle zone finite sotto il suo controllo in Iraq e in Siria, l’Is ha adottato un severo codice di comportamento, che prevede, tra l’altro, sanzioni pesanti per chi fuma, per chi beve alcolici, per le donne che non indossano il velo e per chi commette adulterio.
Intanto almeno 15 persone sono morte in bombardamenti aerei compiuti dalle forze del governo siriano martedì a Raqqa, nel nordest del Paese. A diffondere la notizia è ancora una volta l’Osservatorio siriano per i diritti umani, affermando che i raid hanno colpito il museo cittadino e una zona industriale. Un altro gruppo attivista, i Comitati di coordinamento locali, ha fissato invece a 23 il numero delle vittime, fra cui ci sarebbero tre bambini. Raqqa, capoluogo dell’omonima provincia, è considerata come la capitale del califfato proclamato dai militanti del gruppo Stato islamico. La città è spesso bombardata dall’esercito della Siria e dalla coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti.