Tajani: “Non è finita. Serve molto lavoro. Invieremo forze italiane a Gaza, se ci saranno le condizioni” - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 09:38

Tajani: “Non è finita. Serve molto lavoro. Invieremo forze italiane a Gaza, se ci saranno le condizioni”

Il ministro degli Esteri: “Serve una forza internazionale. L’Italia farà la sua parte anche sul piano militare”. Rafforzato l’impegno umanitario con ‘Food for Gaza’ e nuovi accordi sanitari con Egitto e Giordania

di Arianna Conti

Tajani: “Se ci saranno le condizioni potremmo contribuire anche con forze militari”

"Per il territorio di Gaza serve assolutamente una forza internazionale. Se ci saranno le condizioni potremmo contribuire anche con forze militari: ci sono i carabinieri già a Gerico e presto torneranno al valico di Rafah nell’ambito della missione Eubam", ha affermato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, in una intervista ad Avvenire. "Non è finita, ma sono state messe le fondamenta di un accodo regionale importante. Resta molto lavoro da fare per trasformare questa tregua in una pace duratura. Io però sono ottimista, tra le parti scorgo una nuova volontà.

E Trump vuol puntare al Nobel per la pace, a maggior ragione fra un anno. Noi come Italia siamo pronti a fare la nostra parte, sul piano umanitario, della ricostruzione della Striscia di Gaza, del consolidamento del quadro e anche sul piano militare, qualora dovesse servire. Ma siamo ancora in una fase prodromica", precisa.

"Verrà rafforzata l’operazione italiana 'Food for Gaza', stiamo raccogliendo per questo derrate alimentari con la collaborazione di Coldiretti, Confagricoltura e Confcooperative. Ma soprattutto c’è il fronte della Sanità, da affrontare assieme alle istituzioni internazionali e anche con gli ospedali italiani. La Cooperazione allo Sviluppo della Farnesina sta firmando accordi fra il Bambino Gesù di Roma e gli ospedali italiani di Amman e Krak in Giordania. E pensiamo all’ospedale italiano del Cairo.

Lo scopo è rafforzare l’assistenza ai bambini malati, agli amputati, ai feriti di Gaza, assisterli nella regione, con medici italiani e anche arabi, rafforzare anche con due paesi amici come Egitto e Giordania la collaborazione italiana. Abbiamo altre idee, come quella di affiancare gli ospedali di Gaza con nostri ospedali, ma vogliamo coordinarci con paesi amici e con la Ue sia per avere maggiori fondi finanziari che per condividere uno sforzo che sarà massiccio e prolungato nel tempo", ha spiegato il ministro, sottolineando che a questi nuovi sviluppi "certamente non hanno contribuito né la Flotilla, né le manifestazioni nelle piazze".

Gli attivisti hanno contribuito a sensibilizzare l'opinione pubblica, ammette Tajani. "Però non si può dire che sono stati fatti simili a risolvere i problemi, anche il cardinal Pizzaballa lo ha sottolineato. Specialmente gli scioperi hanno creato disagi e disservizi alla popolazione italiana e non hanno aiutato Gaza. Più significativa è stata la nostra mozione sul sostegno italiano al piano di Trump, approvata in Parlamento senza un voto contrario, a mostrare la compattezza della politica italiana.

Allo stesso modo daremo un nostro contributo da mercoledì a Napoli con i “Dialoghi mediterranei”. "La pace è un bene supremo e bisogna essere obiettivi, nella sfera internazionale, nel valutare le azioni, anche se vengono da un avversario politico. Trump ha dato senza dubbio una spallata al processo e questo gli va riconosciuto senza ombre: chi non lo fa denuncia un pregiudizio politico che è un limite personale.

"La pace si fa col nemico e tra le parti in causa. Bisogna essere pragmatici in questa tornanti della Storia. Poi è chiaro che servirà una nuova classe dirigente palestinese. Noi puntiamo molto sull’Anp, l’Autorità nazionale, che però deve essa stessa rinnovarsi - spiega Tajani - Stiamo lavorando anche per questo: con la ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, sono state attivate 150 borse di studio per giovani palestinesi, i primi sono già arrivati con appositi corridoi.

Nell’ottobre del 24, al G7 dei ministri della Cooperazione di Pescara, quello in cui intervennero ministri e diplomatici libanesi, palestinesi ed israeliani, ho presentato un progetto anticipato al premier palestinese Mustafà. È stato un finanziamento di 5 milioni all’Onu per studiare a Ramallah assieme all’Autorità Palestinese il modo per ricostruire le fondamenta politiche dell’Anp e di Gaza. Ricercatori dell’Università di Venezia IUAV sono stati in Palestina, abbiamo i primi risultati del loro lavoro”.

Il nuovo quadro "accelera i tempi" di un riconoscimento della Palestina da parte del governo italiano. "Dobbiamo creare le premesse per lo Stato palestinese che dovrà essere l’approdo di questo processo e che comporta l’implicazione dei territori di Gaza e della Cisgiordania".

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