Esteri
“Ucraina? Trump appalta all'Europa il contenimento di Mosca e sul Venezuela l'obiettivo è chiaro: far capitolare il regime di Maduro”
Parla l’analista geopolitico Elia Morelli

Donald Trump
“Trump ha due priorità: la competizione commerciale con la Cina e far cadere il regime di Maduro”
Da un lato la guerra russo-ucraina che prosegue senza sosta, dall’altro nuove tensioni emergono in Venezuela dopo lo schieramento nei Caraibi, da parte del presidente americano Donald Trump, della più grande portaerei statunitense. Uno scenario internazionale che non solo inquieta, ma solleva numerosi interrogativi. Se Putin riuscisse a conquistare Pokrovsk, si aprirebbe una vera svolta strategica nel conflitto? E qual è, invece, il reale obiettivo di Trump dietro la sua battaglia contro il narcotraffico? A fare chiarezza è Elia Morelli, ricercatore di storia presso l’Università di Pisa, analista geopolitico e saggista, che ad Affaritaliani svela le strategie dei due fronti e le prospettive che si aprono nei giorni a venire.
Senza i missili Tomahawk, Zelensky ha chance di battere Putin? Qual è lo scenario che si prospetta? Se arrivassero queste armi, saremmo a un passo da uno scontro diretto tra NATO e Russia?
“La situazione sul campo è particolarmente complessa per l'Ucraina. La Russia ha schierato circa 170.000 soldati nell'oblast di Donetsk nel tentativo di conquistare la strategica Pokrovsk, crocevia fondamentale dei rifornimenti nel Donbass. Mosca sta quindi portando avanti una martellante campagna bellica per annettersi quei territori che ancora non controlla del tutto, soprattutto nelle regioni di Donetsk e Lugansk, con l’obiettivo a lungo termine di arrivare fino a Odessa, cosa che però vedo molto difficile.
Dal punto di vista bellico, Kiev dipende interamente dalle forniture militari europee e, soprattutto, statunitensi. La Germania ha trasferito all’Ucraina alcuni sistemi Patriot e altre difese antiaeree statunitensi. Gli Stati Uniti, invece, con Trump, hanno finora escluso l’invio di missili da crociera Tomahawk, temendo che possano essere usati da Kiev per colpire in profondità il territorio russo. Il segretario generale della NATO Rutte ha aperto a questa possibilità per sottolineare il sostegno dell’Alleanza all’Ucraina, ma non credo che nel breve termine si arrivi a uno scontro diretto tra NATO e Russia.
L’obiettivo di Trump sembra piuttosto appaltare il contenimento della Russia ai suoi satelliti europei per concentrarsi maggiormente nella competizione più ampia con la Cina, e da questo punto di vista, per la strategia statunitense sarebbe opportuno staccare Russia e Cina e non incrementare la tensione fino a un possibile scontro con Mosca”.
Pokrovsk è diventata il nuovo epicentro della guerra nel Donbass. Se la città dovesse cadere, sarebbe solo una battuta d’arresto tattica o l’inizio di una svolta strategica a favore della Russia?
“Se cadesse, la Russia potrebbe ampliare ulteriormente la propria presenza nei territori ucraini, aumentando la pressione su Zelensky e su Kiev. Pokrovsk è cruciale perché crocevia dei rifornimenti nel Donbass, quindi la sua conquista sarebbe una grande vittoria tattica. Non sarebbe però ancora una vittoria strategica: Kiev continuerebbe a resistere finché arrivano i rifornimenti occidentali.
Nel lungo periodo, la Russia parte avvantaggiata per risorse economiche, militari, tecnologiche e soprattutto demografiche. Il grande problema dell’Ucraina è il calo della popolazione, passata dai 45-50 milioni del 1991 agli attuali 25 milioni, un tracollo demografico che avrà conseguenze sul proseguimento del conflitto.”
Gli USA hanno sempre considerato illegittimo il governo venezuelano. È realistico pensare che dietro la retorica sul narcotraffico ci sia anche un obiettivo politico, ossia far cadere il regime di Maduro?
“Senz’altro. Gli Stati Uniti hanno dispiegato circa il 10% delle proprie risorse navali nell’area caraibica e mobilitato circa 10.000 soldati, principalmente a Puerto Rico, per aumentare la pressione su Caracas. L’obiettivo è una strategia che unisce sicurezza nazionale, lotta al narcotraffico e controllo dell’immigrazione, con l’intento di mettere sotto pressione gli Stati che non rispettano l’egemonia statunitense.
Questa strategia si inserisce in un contesto storico di lungo periodo: dalla dottrina Monroe del 1823, che vietava ingerenze europee nell’emisfero occidentale, al corollario Roosevelt del 1904, che legittimava interventi militari diretti negli affari interni dei Paesi latinoamericani per proteggere gli interessi USA. Quello che sta facendo Trump è un’estensione moderna di quel corollario: l’obiettivo finale è far capitolare il regime di Maduro e riportare il Venezuela nella sfera d’influenza statunitense, mandando un segnale forte a Russia e Cina, principali alleati di Caracas.”
  
  
  