Uk, così Theresa May emula Donald Trump
Con l’annuncio delle elezioni anticipate l’8 giugno per il rinnovo del Parlamento in nome dell’unità del Paese e del successo dei negoziati di Brexit (“Se non andiamo al voto politico adesso, continuerà il gioco politico e la divisione all'interno di Westminster indebolisce la possibilità che il negoziato con l'UE sia un successo e porterà instabilità e insicurezza nel Paese”) la prima ministra Theresa May, come anticipato in precedente commento, dimostra che bada al suo futuro politico, prende tempo, sa che l’UE conosce quanto lei chiederà al negoziato e che Bruxelles è in una posizione di forza.
May è consapevole che il Regno Unito sarà più povero, che la sterlina si indebolirà e i lavoratori stranieri di area UE se ne andranno senza problemi. Deve anche restituire 40 miliardi. Non le rimane che piangere miseria per la perdita del predominio finanziario di Londra (mossa negoziale, l’egemonia finanziaria resterà tale). L’unica possibilità, l’obiettivo è creare condizioni favorevoli e fare accordi con aziende multinazionali per portare lavoratori e aprire fabbriche in UK tramite singoli accordi (stesso scopo di Donald Trump: creare lavoro in patria) e far sì che gli UK siano referente unico per USA, Cina e Russia in Europa. Quindi… la UE può benissimo non concedere niente.
Nel mondo – in particolare a seguito dell’avvento di Trump – in politica estera c’è una tendenza alle relazioni bilaterali più che concertate. Non è un caso che Trump, in nome del pragmatismo e sacrificando principi democratici, ha salutato la vittoria del sì al referendum turco che dà poteri iper presidenziali a Tayyip Erdogan.
May confida di essere protagonista e diventare una di siffatti leader monocratici (Trump, Vladimir Putin, Xi Jinping, Erdogan… ovvio non si può paragonare una democrazia alle dittature… si accolga la generalizzazione). Deciderà il popolo inglese (alquanto condizionabile… si pensi al lavaggio del cervello cui è sottoposto con vicende, vestiti, picnic e via discorrendo degli Windsor… e del resto sono sudditi, parola che etimologicamente deriva dal verbo “sottomettere”).
Ernesto Vergani