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Esteri
Usa 2020/ "Muro anti migranti e più sicurezza". Trump: promesse mantenute?

L'8 novembre 2016 gli Stati Uniti d'America eleggevano come 45esimo presidente Donald Trump. Il repubblicano, imprenditore e personaggio televisivo, conquistò la Casa Bianca con lo slogan "Make America great again". Il 18 giugno 2019, in un discorso a Orlando, l'attuale presidente si ricandidava alle elezioni del 2020 con il motto "Keep America great". Dalla prima candidatura a oggi nelle sue parole la costante è sempre stata l'idea di grandezza. Dunque Trump ha reso davvero l'America "great again"?

La questione immigrazione

Punto cruciale è stata la questione immigrazione, legata alla sicurezza interna del paese, sulla quale ha più volte promesso azioni mirate e severe, Alcune arrivate, ma non senza problemi. Il presidente ha da subito cavalcato la questione, ma nel Paese era già fissato un tetto massimo di 70 mila possibili entrate sul suolo americano ogni anno. Quota che nel 2016, secondo un report pubblicato da Statistica, è stata superata di poco con 85 mila rifugiati accolti. Un numero nettamente inferiore rispetto all’Unione Europea che, nello stesso anno, ne ha accettati 861mila.

In ogni caso la linea politica di Trump si è subito direzionata verso la tolleranza zero per chiunque entri illegalmente negli Stati Uniti.

Il muro al confine con il Messico

Durante la sua prima campagna elettorale disse che "una nazione senza confini, non è una nazione" ed ecco rilanciata l'idea che già con la presidenza Bush aveva preso piede: la costruzione di un muro al confine con il Messico. Una barriera di circa 1600 km, per il blocco dell'immigrazione clandestina nel paese delle "persone indesiderate", in fuga dal Centro America. Trump avrebbe voluto che il costo del muro, di circa 20 miliardi di dollari, fosse attribuito completamente al Messico. Ma la richiesta, fatta più volte al governo di Enrique Pena Nieto, ha sempre ricevuto un no come risposta. Non solo: dopo le elezioni di midterm, la maggioranza alla Camera è andata in mano all'opposizione democratica che si è rifiutata di concedere i fondi.

Trump, impotente contro la Camera, ha deciso di introdurre una tassa del 20 per cento su tutti i prodotti importati dal Messico per raccogliere il denaro e iniziare la costruzione della barriera.

A bloccare i lavori ci sono stati anche ostacoli naturali, come zone desertificate e fiumi, che rendono inospitale la zona del confine. A causa di essi si sono registrate, dal 1994 al 2004, 2000 morti per annegamento o caldo.

Le altre misure adottate

Anche senza muro, le misure in materia di immigrazione sono state rigide: parliamo della negazione della possibilità di richiedere asilo politico negli Usa ai migranti che giungono sul territorio dopo aver in precedenza attraversato un altro paese e dell’approvazione del "muslim ban".

Quest’ultimo ordine esecutivo, emanato perché "come presidente, devo agire per proteggere la sicurezza e gli interessi degli Stati Uniti e del suo popolo", ha vietato l'ingresso sul territorio statunitense di persone provenienti da sette nazioni “ostili” (compresa la Corea del Nord) o dalle quali potrebbero arrivare terroristi musulmani: Iran, Libia, Somalia, Siria, Ciad e Yemen. In realtà, se si guarda ai dati relativi alla concessioni d’asilo negli Stati Uniti, nella lista dei richiedenti le prime nazioni sono Cina, El Salvador, Guatemala ed Egitto, mentre dai sette paesi messi al bando da Trump arrivano solo una minima parte di domande.

La rigidità di alcune misure ha portato problemi a Donald Trump. Così, oltre a fare i conti con la promessa mancata per la costruzione del muro e con le proteste interne che si sono susseguite negli anni, ha dovuto affrontare molteplici condanne provenienti dalla politica internazionale e dalle organizzazioni per i diritti umani per ciò che accadeva ai confini con il Messico. Scene di bambini strappati via ai genitori dagli agenti hanno fatto il giro del mondo. Il "border separation policy", ovvero la possibilità di separare genitori e figli che entrano illegalmente degli Stati Uniti, è durata ben poco ma ha causato molti danni, tra cui migliaia di orfani. Grazie alle contestazioni, la misura annunciata il 7 maggio 2018 è stata revocata il 20 giugno dello stesso anno.

Altro provvedimento varato "per proteggere i nostri grandi lavoratori americani" è stato un ordine esecutivo per sospendere temporaneamente l’immigrazione negli Stati Uniti, criticato anche da colossi come Google e Amazon. "Gli stranieri hanno contribuito immensamente al successo economico dell'America e alla nostra crescita. Siamo delusi da questa decisione che mina uno dei maggiori asset economici dell'America: la sua diversità", dice l'amministratore delegato di Google Sundar Pichai.

Tassi di criminalità negli Stati Uniti

Ma la sicurezza del paese è data dai tassi di criminalità. In un tweet, il Presidente annunciava: “Dobbiamo concentrarci sul rafforzamento dei controlli". Secondo le stime dell'FBI, in questo ha vinto o quasi, almeno fino all'anno scorso. Lo studio “Uniform crime reporting” del Federal Bureau of Investigation ha preso in considerazione tre categorie di crimini dal 2016 al 2019: violenti, alle proprietà e di odio.

Nel 2016 si è registrato un aumento del 4,1% dei reati violenti rispetto al 2015, poi la curva è scesa per i tre anni consecutivi con un calo dello 0.5%. Stesso discorso per quelli alle proprietà: dal 2016 al 2019 si sono abbassati sensibilmente, registrando nel 2019 un calo del 4,1% rispetto al 2018.

Aumentano invece i crimini d’odio: si passa da 7.615 vittime nel 2016 a 8.819 nel 2018. Non è un caso. Trump è un presidente divisivo e l'America oggi è più polarizzata e frammentata di quattro anni fa. Il movimento Black Lives Matter e le proteste degli scorsi mesi dopo l'uccisione di George Floyd sono emblematici. Tanto che secondo le stime preliminari dell'Fbi, nel 2020 ci sarà un incremento del 15% di omicidi a livello nazionale.

Per le minoranze diventa sempre più difficile essere sicuri sul suolo americano. Saranno i cittadini a mettere sui due piatti della bilancia le misure adottate dal 45esimo presidente degli Stati Uniti. Decretando se il Paese è diventato “great” grazie al suo lavoro e se sarà lui, sulla scia dei provvedimenti adottati nella permanenza alla Casa Bianca, a provare a "mantenere l’America grande".

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