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Esteri
Trump, via al 2° impeachment. La scelta dei Repubblicani
(fonte Lapresse)

Defilato da quando ha lasciato la Casa Bianca, oggi Donald Trump torna al centro della scena. Il palco è quello del processo d'impeachment al Senato, il secondo al quale “The Donald” viene sottoposto, come non era mai accaduto prima a un inquilino della Casa Bianca. Il capo d’imputazione è “istigazione all’insurrezione” per l’assalto al Congresso mentre i parlamentari ratificavano la vittoria di Joe Biden, il giorno della Befana. E’ stato “il più grave reato mai commesso da un presidente”, stando ai manager dell’impeachment, i deputati dem che guidano l’accusa. Per i legali di Trump, “il vero obiettivo dei democratici è quello di “silenziare un oppositore” con una “sfrontata azione politica” che è incostituzionale perché si tratta di un presidente non più in carica, che viola il Primo emendamento della Costituzione sulla libertà d’espressione e che è infondata perché l’attacco sembra sia stato pianificato prima del controverso discorso all’Ellipse del 6 gennaio.

Liberarsi politicamente di Trump piacerebbe tanto ai democratici quanto all’ala più moderata dei repubblicani. Ma la base conservatrice del Grand Old Party, quella ‘nazione rossa’  che inondava i suoi comizi, resta saldamente trumpiana. L’assoluzione (e nel giorno di pochi giorni) viene data per scontata. Ai dem servirebbe l’appoggio di almeno 17 repubblicani per condannare Trump, in un Senato spaccato a metà, letteralmente fifty-fifty. Uno scenario improbabile. I repubblicani che votassero per la condanna, rischierebbero lo schianto alle primarie del 2022.  La campagna per elezioni di metà mandato inizierà subito dopo il processo d’impeachment (se non è già iniziata) e il “fattore Trump” sarà cruciale nel definire le sorti dei candidati Gop.     “Penso che Trump sarà il vitale leader del partito repubblicano. E’ molto popolare e sarà assolto”, profetizza Lindsey Graham, fedele alleato di The Donald che ha collaborato con la sua squadra di difesa pur avendo criticato il discorso dell’ex presidente nel giorno dell’assalto al Capitol.

I senatori Gop di fatto si sono già espressi quando il mese scorso hanno votato in 45 su 50 a favore di una mozione che giudica incostituzionale il processo d’impeachment di Trump visto che non è più presidente. Alcuni giuristi concordano, come osserva il giornalista conservatore Byron York nella sua newsletter. “Presidente significa presidente” e Trump non è più in carica, segnala York citando l’Articolo secondo, quarta sezione della Costituzione. Il processo d’impeachment “serve a rimuovere” un presidente e non a punire un ex funzionario pubblico, prosegue l’analista, sottolineando la mancanza di precedenti, come indicato anche dai costituzionalisti John Yoo e Robert Delahunty. Ma è altrettanto vero, come sostengono i dem, che la Costituzione non proibisce l’impeachment di ex funzionari pubblici e dunque di ex presidenti.

Il primo atto di questo secondo impeachment domani al Senato, saranno proprio le 4 ore di dibattito sulla costituzionalità di questo processo. Per entrare nel vivo con le argomentazioni iniziali bisognerà aspettare mercoledì intorno alle 12, con 16 ore a disposizione sia per i manager e sia per la difesa. Sabato ci sarà un break, come chiesto dagli avvocati di Trump per rispettare lo Shabbat ebraico, e si riprenderà domenica. Trump non ha paura di essere condannato ma non ha accettato di testimoniare. Si godrà lo spettacolo da Mar-a-Lago, in Florida, in attesa di tornare a far sentire la sua voce, presto, su una nuova piattaforma social.

(di Rita Lofano - Agi)

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