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Esteri
Usa, confermate le interferenze russe nelle elezioni americane del 2016

E la giustizia ad orologeria non è un vanto solo dell’Italia , anche gli Stati Uniti, in quanto a puntualità su certe inchieste, non sono secondi a nessuno. Ed infatti sono di qualche giorni i risultati del rapporto bipartisan del Senato che ha investigato sulle ingerenze russe nelle elezioni di quattro anni fa.

Secondo il rapporto è stato confermato che il capo della campagna di Donald Trump, Paul Manafort, ha effettivamente trasmesso informazioni interne sensibili ad un ufficiale dell’Intelligence russa poco prima delle lezioni. 

Tutte le risultanze hanno evidenziato una linea diretta tra il capo della campagna e i servizi di Intelligence sovietici.

Manafort, poi condannato per frode finanziaria, avrebbe informato l’ufficiale russo Kostantin Kilimnik sui dati relativi ai sondaggi e sulla strategia di Trump per battere la sua rivale Hillary Clinton.

Questo legame è stato ritenuto ‘una grave minaccia di controspionaggio’ dal rapporto del Senato che ha anche sottolineato come l’ufficiale russo possa essere stato molto vicino o la mente stessa degli sforzi russi di hackerare e divulgare le e-mail del Partito Democratico.

I risultati sono parte integrante del quinto e ultimo Rapporto bipartisan del 'Senate Intelligence Committee’ che ha indagato sugli sforzi russi per interferire nelle elezioni del 2016.

Questo volume, in particolare, si è concentrato sulle minacce di controspionaggio e sull'ampia gamma di tentativi russi di influenzare sia la campagna di Trump che le elezioni.

Il rapporto, in linea con il rapporto del consulente speciale Robert Mueller, si è spinto anche oltre questa analisi. Infatti sono stati scoperti due aspetti rilevanti: il primo che il presidente russo Vladimir Putin era personalmente dietro l'operazione di hacking e fuga di notizie che ha pubblicato le e-mail rubate del Partito Democratico, e secondo che WikiLeaks - il sito web che li ha pubblicati - ha svolto un ruolo chiave e ‘molto probabilmente nella consapevolezza di essere uno strumento al servizio dell'Intelligence russa'.

La campagna elettorale di Trump ha cercato di trarre vantaggio da quelle fughe di notizie chiedendo un preavviso delle rivelazioni di WikiLeaks, ed elaborando strategie di pubbliche relazioni intorno a questi dati, anzi persino incoraggiando "ulteriori furti di informazioni e continue fughe di notizie”.

Ciò è avvenuto, secondo la Commissione del Senato, nei momenti critici della campagna del 2016. La campagna di Trump ha risposto rimandando al mittente tutte le accuse e dicendo che 'non c'è stata collusione tra la Russia e la campagna di Trump, anzi la Russia Collusion Hoax è stato il più grande scandalo politico nella storia di questo paese’. Il rapporto ha anche evidenziato qualche ‘lacuna’ anche nel lavoro dell’FBI per quanto riguarda l’hacheraggio delle mail del Partito Democratico. Il Comitato di Presidenza non ha avvertito a tempo i Dem dell’operazione di hacking che stavano subendo. lnsomma molti attori in quel momento, secondo il Rapporto, sono stati carenti sia nella trasparenza che nel rigore.

Da ciò è derivato il consenso bipartisan sulla natura della minaccia russa. Entrambe le parti hanno concordato sul fatto che il governo russo si sia intromesso colpevolmente nelle elezioni del 2016 . Entrambe le parti hanno chiesto un'azione per proteggere le campagne future, la prossima in primis, dalle interferenze straniere.

E il presunto colpevole? Tace e studia.

 

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