Scoppia la moda delle bombe a mano
Venezuela, un'altra grana per Maduro
Moda bomba — La regola per le attribuzioni è facile: se la battuta non è di Oscar Wilde allora dev’essere di Napoleone. Sia come sia, uno dei due dovrebbe aver detto di preferire i generali fortunati a quelli abili. Meglio ancora se fortunati e abili insieme, un concetto che vale anche per i dittatori. Il venezuelano Hugo Chàvez aveva entrambe le doti: era un abilissimo arruffapopoli e così fortunato da potere vendere l’eccellente greggio del suo Paese a oltre US$100 al barile. Il suo successore, Nicolás Maduro, non ha né fortuna né abilità e tutto sta finendo rapidamente in vacca, con un tasso d’inf lazione nazionale per quest’anno stimato dall’FMI in 720%. La fine è vicina, ma qualcosa resterà: una nuova e curiosa usanza tutta venezuelana che è esplosa da quando Maduro ha cominciato a perdere la presa. In pochi mesi il Paese è riuscito a stabilire un nuovo record sudamericano per le uccisioni civili compiute con le bombe a mano. Secondo il Centro regionale delle Nazioni Unite per la pace ed il disarmo per l'America Latina e i Caraibi (UNLIREC), le morti attribuibili all’impiego “privato” delle piccole granate sono ben più che triplicate in Venezuela nel 2015 rispetto al 2014—quando già deteneva il record continentale. Dal punto di vista statistico i 47 morti accertati (i feriti non sono conteggiati) l’anno scorso per granadas de mano sono poca cosa nei confronti dei 27.875 omicidi (90 morti per centomila abitanti, in Italia il tasso è dello 0.8 per centomila) registrati dall’ Observatorio Venezolano de la Violencia . La crescita però è spettacolare e in certi giri le bombette, simpatiche e facili da usare, sono quasi degli accessori di moda. Secondo Trasparencia Venezuela , nel 2015 gli assalti con bomba a mano sono stati 84—sette al mese— molti per una popolazione meno della metà di quella italiana—con un’evidente accelerazione nel corso dell’anno. Nel secondo semestre 2015 erano mediamente 9,6 al mese. I rendiconti giornalistici fanno pensare che la curva proseguirà all’insù anche quest’anno, ma bisogna attendere i dati. La fonte di tanti ordigni è controversa. Secondo l’UNLIREC, verrebbero perlopiù dagli stock delle Forze Armate venezuelane, ceduti da militari corrotti alle bande criminali che da qualche tempo dominano le strade. Altre fonti, governative, preferiscono supporre che siano stati contrabbandati e venduti dalla guerriglia colombiana. In parte, è lo stesso Governo che distribuisce le bombe—ma anche i razzi anti-carro—alla popolazione generale, e con una certa liberalità. Il mese scorso si è svolto in Venezuela un esercizio militare nazionale denominato Independencia II , un’operazione seguita da un secondo esercizio chiamato Patria Chavista , entrambi basati su uno scenario di resistenza popolare con il supporto di truppe regolari contro la prossima invasione da parte—dice Maduro—degli Stati Uniti. Tutti e due gli esercizi hanno visto l’affidamento di munizioni e armi pesanti ai “comitati di difesa” filo- governativi locali, tanto perché possano essere pronti a difendere le loro case dall’inevitabile aggressione imperialista—o forse dall’opposizione, maggioritaria nel parlamento venezuelano, che insiste per la sospensione dello “stato d’emergenza” imposto dal traballante Presidente per restare in sella