Mercato Auto agosto Fiat cresce del 31% con la Grande Panda, crollo per gli altri big - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 19:02

Mercato Auto agosto Fiat cresce del 31% con la Grande Panda, crollo per gli altri big

Nel mese di agosto Fiat brilla con +31% trainata dalla nuova Grande Panda, mentre i concorrenti arretrano e le multe per CO₂ colpiscono i big.

di Giovanni Alessi

Ad agosto il mercato automobilistico italiano ha offerto uno spaccato che racconta bene le tensioni e le trasformazioni in corso.

Tra i dieci marchi più venduti, solo Fiat è riuscita a chiudere il mese in positivo, e non con un dato marginale: +31,15% e 6.374 immatricolazioni, più di 1.500 unità aggiuntive rispetto all’anno precedente. Un risultato che non è frutto del caso, ma dell’arrivo sul mercato della nuova Grande Panda, con 1.100 unità consegnate già nel primo mese disponibile. È la prova di come un modello simbolico possa ancora smuovere la domanda, intercettando la fiducia dei clienti privati in un contesto di generale incertezza.

Il resto della classifica racconta un panorama ben diverso. Toyota ha contenuto le perdite con un calo del 4,36%, ma per Volkswagen il segno negativo è stato più marcato (–8,62%). Ancora peggio è andata a Dacia (–9,69%), BMW (–7,23%), Audi (–10,92%), Renault (–28,04%), Peugeot (–19,77%), Ford (–20,25%) e Jeep (–8,12%). Un rosso che attraversa segmenti e strategie, e che mostra la difficoltà delle Case tradizionali a stimolare la domanda nei mesi estivi, complice la flessione dei privati e il peso delle auto-immatricolazioni che alterano la percezione della reale solidità del mercato.

Se si guarda oltre le prime dieci posizioni, emergono invece performance sorprendenti. Hyundai cresce del 19,31%, Citroën mette a segno un clamoroso +74,69%, Cupra vola a +52,98% e Alfa Romeo avanza del 24,56%. Ma a fare rumore è soprattutto BYD, che con un incredibile +288% conferma una crescita a tre cifre che sta ridisegnando gli equilibri dell’offerta elettrificata in Italia. Numeri che testimoniano quanto spazio ci sia ancora per i brand capaci di offrire modelli nuovi, elettrici e plug-in, supportati da un posizionamento aggressivo in termini di prezzo e dotazioni.

Oltre alle immatricolazioni, c’è un altro tema che incombe: quello delle emissioni di CO₂ e delle relative sanzioni europee. Fiat, pur forte del successo di Grande Panda, si trova a fare i conti con una media di 117 g/km nei primi otto mesi, a fronte di un obiettivo fissato a 99,4 g/km. La differenza costa 173 milioni di euro di multe teoriche. Peggio ancora Volkswagen, che avrebbe accumulato 189 milioni di sanzioni, con un obiettivo di 94,6 g/km ma una media effettiva di 121 g/km. Audi si colloca addirittura in una posizione più critica: il target era di 91,4 g/km, ma i risultati reali parlano di 137 g/km, con multe per 201 milioni di euro, la cifra più alta tra i marchi top.

Esistono però anche esempi virtuosi. Toyota si conferma attenta ed efficiente: con un obiettivo di 96,6 g/km ha raggiunto una media effettiva di 96, accumulando così crediti per 5 milioni. Ancora più impressionante è il caso di BYD: con 12.400 auto targate in Italia da gennaio ad agosto, il marchio cinese ha maturato crediti per 92 milioni di euro, pari a 7.400 euro per ogni vettura. È un risultato che riflette la scelta industriale di puntare sin dall’inizio su motorizzazioni elettriche e plug-in hybrid, in linea con gli obiettivi europei e con la crescente attenzione dei consumatori verso la sostenibilità.

 

Il quadro che emerge è quello di un mercato diviso tra chi fatica a tenere il passo delle regole ambientali e chi, invece, riesce a trasformarle in un vantaggio competitivo. I grandi costruttori storici si trovano a dover bilanciare la pressione normativa con il peso di una domanda debole, mentre i nuovi entranti o i marchi più flessibili riescono a conquistare quote grazie a modelli mirati e a un posizionamento coerente con le nuove esigenze di mobilità.

 

Fiat ha dimostrato che, con il prodotto giusto, anche il mercato italiano può reagire con entusiasmo. Ma la sfida vera sarà quella di conciliare volumi, redditività e sostenibilità in un contesto dove le multe miliardarie per le emissioni non lasciano margini di errore. Il caso BYD, con la sua capacità di accumulare crediti anziché sanzioni, rappresenta l’altra faccia della medaglia: un segnale che il futuro, almeno in parte, è già scritto.