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Green Pass, la ribellione dei giudici di Pace: "E' l'ennesima discriminazione"

Intervista a Olga Rossella Barone, presidente del Coordinamento giudici di pace

Il Green Pass? È l’ennesimo strumento per buttarci fuori. Negli ultimi tre anni i giudici di pace sono passati da 6.000 a 5.000 e un migliaio sono stati smaltiti senza Tfr o pensione, dopo vent’anni di lavoro. Ma adesso le forche caudine del Green Pass minacciano di falcidiarne tantissimi”. È veemente, Olga Rossella Barone, presidente del Coordinamento giudici di pace e magistrato a Napoli da 20 anni, mentre spiega che, nonostante la procedura di infrazione aperta a luglio dall’Europa contro l’Italia per non avere tutelato la categoria, nulla si sblocca.

La Corte di Giustizia ha riconosciuto che siamo lavoratori come tutti gli altri e che lo Stato italiano sarebbe dovuto intervenire per garantirci i diritti fondamentali, visto che amministriamo il 70% dei contenziosi che altrimenti intaserebbero le Procure. Io stessa ogni anno mi vedo assegnare dai 1500 ai 2000 procedimenti”.

La risposta invece, secondo Barone, è stata una differenza ancora più invalidante di trattamento. “Se un giudice ordinario non esibisce il Green Pass si vede emettere un provvedimento disciplinare che finisce in censura. Per noi, se il lasciapassare verde non viene mostrato, dopo 5 giorni c’è la sospensione dal lavoro”.

Per Olga Rossella Barone si tratta di un vero e proprio attacco che ha radice nella riforma Orlando, che sarebbe dovuta entrare in vigore il 15 agosto 2021 e che invece - pena il collasso dei Tribunali - è stata prorogata fino al dicembre di quest’anno.

“Quando ho visto che per il giudice di pace era prevista la revoca dell’incarico dopo 30 giorni ho protestato e promosso una diffida, ma alla fine è stato inutile La riforma Orlando prevede comunque la revoca diretta e non applica per noi la gradualità delle sanzioni” .

“A mio parere l’intento è proprio quello di falciare una categoria che garantisce al cittadino un accesso veloce alla giustizia” continua Barone. La figura del giudice di Pace è entrata in scena con la legge Martelli del 91, posta in vigore nel 1995 e prevede un procedimento con regole veloci, che si chiudeva massimo entro un anno.

“Ora non riesco a chiudere un procedimento prima di quattro anni. Proprio da noi sono partite le sentenze che hanno annullato le cartelle esattoriali contro le multinazionali, a noi vengono delegate le sanzioni, i contenziosi piccoli ma fondamentali per garantire la giustizia al cittadino. Ma già negli ultimi due anni è stata ridotta di parecchio la possibilità di trattare i procedimenti”.

“Ora, la riforma Orlando istituisce un Ufficio per il processo, con un giudice professionale che gestisce più addetti. Ma si tratta di giudici occasionali non professionalizzati, che dopo 3 anni devono andare via. Il procedimento viene assegnato al giudice Professionale e lui lo delega a un certo numero di persone. Infatti è appena partito un concorso per 16.000 persone in tre anni, al fine di assistere il Giudice professionale”.

Per Barone, il significato di questa normativa non è positivo. “Una burocratizzazione che porterà non solo lungaggini, ma un avvicendarsi di più figure nel corso dello stesso procedimento. In parole semplici, se prima trovavi il medesimo Giudice di pace a gestire la tua controversia, ora rischi di trovarti tre o quattro addetti che cambiano di volta in volta. E la giustizia frammentata sarà a danno dei poveri, di chi non se lo può permettere. Se ci saranno sentenze sbagliate ingolferanno le Corti di Appello e i costi li potrà sostenere chi ha il denaro per fare fronte alle spese”.

Olga Rossella Barone sta lottando da anni per difendere la categoria da una assurda disparità di trattamento rispetto alla Magistratura ordinaria.

“Io lavoro da 20 anni e non ho una pensione. Quando sono rimasta in cinta ho avuto due gemelli e i costi della maternità sono stati a carico mio. Ma ora l’escamotage del Green Pass mi pare proprio un modo per tagliare alla radice il problema. E quando, nel 2017, 800 giudici sono scesi in Piazza Monte Citorio, in tv della manifestazione non è passato nemmeno un accenno. In pandemia qualcuno è deceduto e le famiglie non hanno avuto neanche una stretta di mano. Ora, la riforma Orlando tende a rendere ancora più precari i diritti dei cittadini”.
 

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