Cambiamento climatico, il report dell'Onu: "Il 2020 uno degli anni più caldi" - Affaritaliani.it

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Cambiamento climatico, il report dell'Onu: "Il 2020 uno degli anni più caldi"

di Marta Barbera

Oltre alla pandemia e ai lockdown il 2020 raggiunge un nuovo traguardo: la temperatura media globale è una delle tre più calde mai registrate in precedenza

Cambiamento climatico: il 2020 l'anno dei "record" 

Le concentrazioni dei principali gas a effetto serra: CO2, CH4 e N2O, hanno continuato ad aumentare nel corso del 2020. Nonostante il Covid e i molteplici lockdown avvenuti in tutto il mondo, la temperatura media globale- secondo le previsioni del report dell’Omm sullo stato globale del clima 2020- dovrebbe raggiungere uno dei tre livelli più caldi, mai toccati prima. Gli ultimi sei anni compreso il 2020, si  apprende dal report: “Saranno probabilmente i sei anni più caldi di tutta la storia”. Lo studio dell’Omm, l’organizzazione metereologica mondiale delle Nazioni Uniti, prende in considerazione diversi indicatori climatici: la composizione dell'atmosfera, i cambiamenti energetici che derivano dall'accumulo di gas serra e non solo, e le risposte da parte di oceani e ghiacci.

A oggi, la valutazione dell’OMM, basata su cinque set di dati, colloca il 2020 al secondo posto tra gli anni più caldi. La temperatura globale, nell’arco di tempo gennaio-ottobre, si è attestata intorno agli 1,2 ± 0,1 ° C, al di sopra della linea di base 1850-1900. Il decennio 2011-2020, fa sapere l’OMM: “Sarà il più caldo in assoluto finora, con i sei anni più caldi a partire dal 2015”. Inoltre, si legge nel report: “Il livello del mare è aumentato a un ritmo più elevato a causa in parte dell'aumento dello scioglimento delle calotte glaciali in Groenlandia e Antartide e oltre l'80% della superficie oceanica ha subito almeno un'ondata di caldo marino. Circa 152 Gt di ghiaccio sono stati persi dalla calotta glaciale tra settembre 2019 e agosto 2020”.

Cambiamento climatico: i disastri ambientali nel mondo

A ciò vanno aggiunte le forti piogge e le vaste inondazioni che hanno colpito gran parte dell'Africa e dell'Asia, in modo particolare gran parte del Sahel, Grande Corno dell'Africa, subcontinente indiano, Cina, Corea, Giappone e parti del sud-est asiatico. E ancora: “Con 30 tempeste nominate al 17 novembre - sottolinea il report- la stagione degli uragani del Nord Atlantico ha registrato il maggior numero di tempeste nominate con un numero record di approdi negli Stati Uniti d'America. Una grave siccità ha colpito le parti interne del Sud America, come Argentina settentrionale, Paraguay e aree di confine occidentale del Brasile”. Le perdite agricole stimate “sono vicine ai 3 miliardi di dollari in Brasile, con ulteriori perdite in Argentina, Uruguay e Paraguay”. Gli eventi climatici e metereologici hanno anche innescato significative migrazioni nell’area del Pacifico e nell’America centrale.

Incendi, inondazioni, uragani e siccità, cause ed effetti di un (inarrestabile) surriscaldamento globale e (allarmante) cambiamento climatico. Mitigato nemmeno dal blocco causa Covid-19: “Nonostante le concentrazioni atmosferiche di gas a effetto serra hanno continuato a salire, impegnando il pianeta a un ulteriore riscaldamento per molte generazioni a venire a causa della lunga durata della Co2 nell’atmosfera”.