Senza suolo sano non ci sarebbe cibo e aumenterebbero inondazioni, siccità e carbonio in atmosfera.
A Ecomondo Digital Edition, organizzato da Italian Exhibition Group e su piattaforma online sino al 15 novembre prossimo, oggi spazio al workshop “La cura del suolo è la cura della vita e la co-creazione di un Green Deal europeo basato sulla natura”, curato del Comitato Tecnico Scientifico della manifestazione, diretto dal professor Fabio Fava, in collaborazione con il Mission Board for Soil health and food della Commissione Europea.
«Per adattarsi agli obiettivi previsti dall’Unione Europea è necessario ristabilire il 50% dei suoli degradati, incrementare la concentrazione di carbonio dello 0,1-0,4% all’anno, aumentare il riuso di suolo urbano dall’odierno tasso del 13% al 50% e ridurre il footprint globale del 20-40%», ha detto Cees Veerman, presidente del Mission Board. Illustrando la strategia europea, Veerman ha spiegato come il 25% dei terreni europei sia soggetto all’erosione idrica e come ogni anno i costi legati al degrado del suolo nell’Ue possano superare i 50 miliardi di euro.
«Nella normativa europea il suolo finora ha avuto un ruolo subalterno, e in generale si collega a discipline frammentarie, quando in realtà ha una funzione chiave », ha rimarcato Stefano Masini, responsabile nazionale Ambiente e Territorio Coldiretti.
«La bioeconomia non potrebbe esistere senza suolo sano. Dobbiamo rendere gli agricoltori guardiani dei beni comuni, perché restituire sostanze organiche sane al suolo ha degli effetti concreti sulla vita di tutti e sui cambiamenti climatici globali» è l’auspicio di Catia Bastioli, amministratore delegato Novamont e membro della Mission for Soil health and food e dell’iniziativa Re Soil Foundation.
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