Lotta alla CO2? Via per sempre la plastica: niente tasse e acquedotti sicuri
Lotta alla CO2? Non tasse ma acquedotti sicuri in tutta Italia
Uno dei segreti di un paese sano economicamente ed ecologicamente (eco deriva da "òikos" che in greco significa "casa" concetto che richiama anche alla famiglia...) è riconvertire aziende praticamente parassitarie in realtà che producono beni e servizi davvero rispondenti ai bisogni delle persone comuni ma in Italia, come al solito, si apprende che stanno per piovere sulle nostre “tasche” nuove imposizioni fiscali spacciate per “green” che, ovviamente, non risolvono un bel niente e danneggiano le famiglie.
Secondo voi un costo leggermente più alto sul diesel, soprattutto in assenza di servizi pubblici, ridurrà l’utilizzo delle auto o rappresenterà un ennesimo balzello per i comuni mortali? E collegandomi a ciò la presunta democrazia diretta ci ha fornito il top delle menti in economia o per l'ennesima volta personaggi pilotati da chissà chi ed in cerca di autore? Qualcosa di simile alla questione diesel riguarda la molecola inorganica da noi più amata ed indispensabile: l’acqua!
Ciò che adesso può sembrare utopico fino a 20 anni fa è stata la regola: bere acqua del rubinetto. L’acqua in bottiglia all’epoca non predominava gli spot televisivi fino alla manipolazione di massa e veniva riservata a ruoli marginali come festini e gite, insieme a bibite zuccherate e patatine. Immaginate, considerando la totalità dei cittadini italiani, quanto si svilupperebbe l’economia nazionale se si evitasse di far finire questo denaro nelle solite multinazionali che in parte non reinvestono (lo accumulano, tesaurizzazione). Non serve un genio dell’economia per capire che i posti di lavoro persi in questa filiera verrebbero più che compensati da assunzioni di altro tipo visto che circolerebbero più soldi, in primis localmente e che quindi si incrementerebbe il benessere.
Senza che ce ne rendessimo conto quindi, chi sta dietro al business dell’acqua in bottiglia, ne ha “costruito la domanda” a nostre spese, sia economiche che come rischio salute. Se non fosse stato così pensate che a qualcuno sarebbe saltato in mente di comperare a peso d’oro l'H2O(!?), qualcosa di immediatamente disponibile in casa? Non stiamo quindi parlando di una tematica limitata agli ambientalisti.
Pensate che sia un caso che in certe realtà locali, quando non in intere regioni, gli acquedotti non siano sicuri e perdano ingenti quantità di risorsa? Unite a questo la promozione sulle etichette di immagini accattivanti di cervi, paesaggi freschi e laghetti, in un contesto di continuo bombardamento televisivo, radiofonico ed internettiano ed il gioco è fatto. Essendo dal 2012 che mi interesso a codesto tema credo siano maturi i tempi per sollevare la questione e per essere “gretiano”, ma in modo intelligente, oltre a fare azioni con campagne che interessano il fenomeno a valle (spesso strumentalizzate vergognosamente dai partiti politici), dovremmo permettere ai cittadini di tornare al rubinetto con acquedotti sicuri su tutto il territorio nazionale ristrutturandoli e/o rifacendoli di sana pianta ed assumendo ricercatori, microbiologi e tecnici in questo comparto.
Tutte queste azioni concrete ridurrebbero drasticamente le emissioni (in Italia comunque storicamente minori pro capite come si può vedere dal primo grafico), il consumo di fonti fossili per produrre plastica, le bottiglie in mare e perfino nei parchi marini con effetti devastanti sulla fauna e sulla catena alimentare (microplastiche) e le idee balzane di altri prelievi fiscali sulle persone comuni che sono le meno responsabili secondo tutti i dati come da secondo grafico. Si pensi che se riempiamo una brocca da mezzo litro con acqua del rubinetto essa ha un costo per noi duemila volte circa minore rispetto a quella del negozio ed il sapore, dai test effettuati, risulta generalmente migliore. Ciò che è ignorato dai più inoltre è che l’acqua prima di giungere sulle nostre tavole dal negozio viene depositata spesso e volentieri in luoghi dove si scalda e il suo contenitore di plastica in questo modo rilascia antimonio, benzofenone, acetaldeide e formaldeide in quantità tutte da valutare.
Benissimo (!) direte, non ne ho mai sentito parlare cosa saranno mai queste sostanze!? Sono sostanze cancerogene che cioè provocano il cancro e mutagene che cioè modificano il nostro dna mettendoci nelle condizioni di partorire un figlio non sano (o renderci sterili) e la brutta notizia è che i controlli per valutare i livelli presenti in ciò che beviamo sono rarissimi ed incerti (si pensi che un’acqua a 30 gradi vede quasi decuplicato il proprio contenuto di queste sostanze); effetti paragonabili avvengono anche quando l’acqua sta nei contenitori per 3 mesi o più. Non so che effetto vi farà questo articolo ma sono certo che se condiviso e conosciuto finirebbe sul tavolo dei governi, la buona notizia è che possiamo farci sentire.
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