Oceani, sempre più CFC-11 dai polmoni blu: lo strato di ozono è in pericolo - Affaritaliani.it

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Oceani, sempre più CFC-11 dai polmoni blu: lo strato di ozono è in pericolo

Secondo il MIT già dal 2075 gli oceani diventeranno contributori netti di CFC-11. E la difesa naturale che protegge la Terra dalle radiazioni sarà in pericolo

Oceani, sempre più CFC-11 dai polmoni blu della Terra: lo strato di ozono è in pericolo 

Gli oceani svolgono un ruolo importantissimo per la salute del Pianeta. Questa immensa distesa d’acqua, insieme alle grandi foreste, è infatti in grado di smaltire l’anidride carbonica presente nell’atmosfera, contribuendo a mantenere “l’equilibrio” delle emissioni. A livello di numeri l’oceano assorbe da solo il 25% della CO2 emessa in atmosfera e il 90% del calore prodotto anche da altri gas serra. Tra questi anche i clorofluorocarburi (CFC), maggiori responsabili della riduzione dello strato di ozono. Secondo però un nuovo studio apparso su Proceedings of the National Academy of Sciences condotto dai ricercatori del MIT (Massachusetts Institute of Technology), tale tendenza pare si stia invertendo. Gli oceani da “pozzi di sostanze chimiche per l’ozono” stanno diventano infatti “magazzini”, pronti a rilasciare tali sostanze.

Entro il 2075, spiegano i ricercatori del MIT, “le masse oceaniche rilasceranno in atmosfera più CFC-11 (triclorofluorometano) di quanto ne riescano a sequestrare”, diventando così “contributori netti”. Le emissioni di CFC-11, riporta il sito di Rinnovabili.it, dall’oceano estenderanno il tempo medio di permanenza della sostanza chimica, facendola rimanere cinque anni più a lungo nell’atmosfera di quanto farebbe altrimenti. Susan Solomon, co-autrice dello studio e ricercatrice del MIT, sottolinea che “entro il 2150 osserveremo un flusso in uscita dall’oceano abbastanza consistente da sembrare che qualcuno stia tradendo il Protocollo di Montreal” (Accordo internazionale che vieta i clorofluorocarburi). Ma in realtà “potrebbe essere solo quello che sta arrivando dall’oceano”. Questa previsione del MIT sarà quindi utile ai “futuri ricercatori per evitare di confondere tale fenomeno con altro”. Infine, secondo le simulazioni svolte dal MIT il riscaldamento globale contribuirà ad alimentare tale processo. Gli oceani più freddi tenderanno infatti ad assorbire una maggiore quantità di CFC-11.