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Disturbo alimentare, un'emergenza che distrugge milioni di famiglie

La famiglia divorata, vivere accanto al disturbo alimentare

"Quando in una famiglia c’è un malato di anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata (binge-eating), per citarne solo alcune, di fatto si ammalano tutti. In Italia oltre 3 milioni di persone soffrono di queste patologie.

Se ad ognuno di loro aggiungiamo anche un solo familiare i numeri raddoppiano. Il 10% della popolazione fa i conti con questo dramma. Malattie che per bambine, ragazze e donne, nella fascia di età tra i 12 e i 25 anni, rappresentano la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali.

Circa 4 mila decessi ogni anno. Questo libro nasce con l’intento di dar voce a chi voce solitamente non ne ha o non ne ha mai avuta. Troppo spesso la famiglia vive la malattia nel buio e nel silenzio delle mura domestiche, sovrastata dall’ignoranza generale e dalla poca attenzione sociale.”

Con queste parole tratte dalla prefazione Stefano Tavilla, Presidente dell’associazione Mi nutro di vita spiega come nasce La famiglia divorata. Vivere accanto al disturbo alimentare (Mursia, pagg. 148) della giornalista Agnese Buonomo, un libro che è un vero e proprio viaggio attraverso gli occhi dei padri e delle madri, ma anche delle sorelle e dei fratelli che combattono, soffrono, vivono la malattia dei loro cari, un libro che tutti i genitori e coloro che lavorano con i ragazzi dovrebbero leggere.

Nell’intervista che conclude il libro Anna Ogliari, responsabile del servizio di psicopatologia dello sviluppo presso il Centro Disturbi del Comportamento Alimentare dell’ospedale San Raffaele di Milano, spiega che i casi di malattie del comportamento alimentare durante la pandemia hanno avuto una crescita esponenziale: “I dati ufficiali parlano di un aumento del 30%.

Il dato è allarmante non solo in termini di numeri, infatti è altresì molto importante sottolineare come si sia abbassata l’età di esordio e siano cresciuti i casi tra i maschi. I disturbi del comportamento alimentare di solito si manifestano durante l’adolescenza, in questo ultimo anno e mezzo si è registrato un significativo aumento nella fase preadolescenziale, tra i 10 e i 13 anni.” 

Dai racconti dei familiari emerge come in Italia ci sia una gravissima carenza di strutture specializzate e come sia forte la necessità che queste patologie vengano riconosciute come malattie a sé stanti, scorporate dalla generica branchia della salute mentale. Le famiglie sono spesso lasciate sole nell’affrontare questo “mostro” e sono costrette a veri e propri viaggi della speranza.

Nelle parole di Chiara, mamma di Flavia, una ragazzina di 14 anni che soffre di anoressia: “Ho vissuto mesi con la valigia in mano. Ho lasciato mio marito e l’altra figlia minore a Napoli. Ho accompagnato Flavia…Come una pallina da ping-pong, che rimbalza da una parte all’altra dello Stivale. Un pellegrinaggio in cerca delle cure adeguate, per poi tornare al punto di partenza.”

Come racconta Roberta, una donna e mamma che ha sofferto di bulimia: “Relazionarsi con un malato di disturbi alimentari è come camminare su un campo minato. Se non conosci a perfezione l’esatta posizione delle mine che cambia ogni giorno, imprevedibile, irregolare, salti per aria. È una prova terribile a cui il malato sottopone quelli che lo amano…”

Nelle parole di Edoardo, fratello di Lollo che purtroppo non ce l’ha fatta: “Per me l’anoressia è la malattia che ti cancella il sorriso dalla faccia. È la negazione del sorriso…La casa un inferno. Io ne ho parlato tanto con i miei genitori…Loro mi ripetevano che era maggiorenne, non potevi obbligarlo a curarsi… Non potevo credere che in casi così gravi non si potesse intervenire a prescindere dalla sue decisioni di malato.”

E ancora in quelle di Alessia, mamma di Sofia, una ragazza che ha sofferto di anoressia: “Sofia sorride, affamata di vita, con la voglia di recuperare tutto quello che la malattia le ha rubato…si è ammalata quando aveva 13 anni…Non avevo collegato il dimagrimento a un dolore profondo, a un disagio interiore...Nella mia ignoranza ho sempre pensato che anoressia facesse rima con modella. Una stupidaggine, sono ragazze che soffrono, spente nel corpo, nell’anima e nello sguardo.”

Dodici storie diverse che raccontano la malattia dal punto di vista di chi sta accanto a chi soffre. Genitori che hanno accompagnato i figli in percorsi sbagliati prima di trovare quello giusto, famiglie che hanno visto il proprio caro ammalarsi o peggiorare a causa del lockdown, che stanno rivedendo la luce o che hanno visto i figli, o fratelli, morire. 

“Quando una figlia o un figlio si ammalano di disturbo del comportamento alimentare è come se un mostro entrasse a sconvolgere le loro vite, è l’intera famiglia ad essere investita da uno tsunami. Non esiste più nulla, tutto ruota attorno alla malattia. Purtroppo l’ho vissuto e lo vivo in prima persona. Anoressia, bulimia, binge-eating sono patologie subdole che trasformano la mente e il corpo di chi ne soffre in modo drastico. Per questo ho scritto questo libro, perché di disturbi alimentari si muore, ma si può anche, anzi si deve, guarire.”, spiega Agnese Buonomo.

Agnese Buonomo (Varese, 1968) vive a Milano dove è vicecaporedattore a Studio Aperto. Negli anni Novanta ha lavorato in Rai a Il rosso e il nero e Tempo Reale di Michele Santoro. Ha collaborato con diversi quotidiani e settimanali. Dal 1997 appartiene alla famiglia Mediaset: è stata inviata sui principali fatti di attualità per Verissimo e per il Tg5 e dal 2010 lavora a NewsMediaset.

Buonomo
 

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