Falcone e la cultura della prova: il metodo del giovane giudice nella sua tesi - Affaritaliani.it

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Falcone e la cultura della prova: il metodo del giovane giudice nella sua tesi

di Marta Cartabia*

Del resto, quando Giovanni Falcone studiava e scriveva la sua tesi di laurea, il testo costituzionale non era ancora percepito in tutta la sua potenzialità riformatrice: molte disposizioni attendevano ancora di essere attuate e molti erano i tentativi, anche di matrice dottrinale e giurisprudenziale, di depotenziarne il valore normativoeprecettivo. (...) Dalla innovativa intuizione che il microcosmo del processo riflette i rapporti tra Stato e individui così come disegnati su larga scala nei principi fondamentali, e quindi costituzionali, dell’ordinamento, Falcone derivò l’idea di fondo della tesi. Il cuore della sua riflessione lo portòasviluppare la definizione del processo amministrativo come un processo di parti, quindi dispositivo, temperato però dai poteri acquisitivi del giudice, secondo la felice espressione di Benvenuti in seguito ripresa dai più grandi studiosi della giustizia amministrativa, tra cui Mario Nigro. (...)

Nella sostanza, dunque, le conclusioni di fondo espresse nella tesi di laurea hanno retto alla prova del tempo, proprio perché il giovane laureando aveva colto le implicazioni profonde derivanti dall’assetto dei poteri tra le parti e il giudice e la capacità dell’iniziativa istruttoria di quest’ultimo di incidere sulla posizione processuale delle prime. Piace pensare che non per caso (e non senza conseguenze) il giovane Falcone si sia confrontato, in chiusura del suo percorso universitario, con la mai sopita dialettica tra l’esigenza di salvaguardia della terzietà del giudiceela necessità di fare del processo il luogo della ricerca della verità materiale e della sua acquisizione solo attraverso prove effettive, specie laddove vengano in rilievo questioni connotate da un particolare interesse pubblico. I frutti di quello studio e dello spirito critico con cui lo condusse sarebbero maturati negli anni successivi in altri ambiti e, tuttora, costituiscono un patrimonio inestimabile per l’ordinamento giuridico e per l’intera comunità nazionale.

*Ministro della Giustizia

Pubblicato dal Corriere della Sera