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Libri & Editori
XY: Veronesi insegna ad accettare l’inspiegabile e l’assurdo, come il virus

XY non è decisamente un libro che si legge tutto d’un fiato. Ci sono passaggi che bisogna rileggere due volte per essere sicuri di aver capito bene. Altri che bisogna leggerli e poi prendersi una pausa per raccogliere, digerire e metabolizzare ogni singola parola letta.

E all’inizio sta proprio qui il bello di XY, cioè fare i conti con qualcosa che appassiona, che disturba il sonno, che fa voltare pagina con inquietudine, con l’ansia di sapere, non per forza di avere una spiegazione ma di conoscere più dettagli. Che più aumentano e più complicano la situazione.

Un omicidio. Anzi, undici omicidi. Nel mezzo del nulla, nel territorio di San Giuda, paesino sperduto e dimenticato dal mondo sulle montagne nel Nord Italia. All’inizio, per la verità, le vicende raccontate sono due, da due personaggi decisamente diversi, che ci parlano in modi diversi di fatti diversi ma ugualmente assurdi. E magnetici. Man mano che si avanza nel libro, le situazioni raccontate si incrociano e si intrecciano, fino a che a incontrarsi sono i due personaggi: Giovanna Gassion, psichiatra, e don Ermete, il sacerdote di San Giuda.

Ed è proprio qui, dal momento in cui sembra che tutto stia per accadere, che si sia finalmente arrivati a una svolta, al disvelamento del mistero, alla spiegazione dell’assurdo, è proprio qui che il libro perde mordente. E inizia una lunga conversazione tra i due personaggi, un po’ stereotipati, che dicono più di quello che dovrebbero e comunicano meno di quello che vorrebbero.

Finché, all’improvviso, non si arriva al finale, a sorpresa, e succede qualcosa che non risponde ai mille interrogativi posti durante il resto del libro, che non spiega niente, che non sbroglia nessuna matassa. Anzi, al massimo infittisce ancora di più il mistero. E si resta un po’ con l’amaro in bocca. Dove si possono trovare delle spiegazioni per tutte le atrocità, le cattiverie, le ingiustizie e le bassezze raccontate nel libro? Da nessuna parte.

Una bella fregatura.

E allora si chiude il libro, lo si appoggia al comodino, si va ad accendere la tv e improvvisamente tutto sembra chiaro: guardando le immagini del telegiornale che scorrono sullo schermo accompagnando le notizie di ciò che ci sta succedendo intorno, nel mondo, finalmente ci sembra di essere tornati nel libro, e avere a che fare con qualcosa di assurdo ed enorme e inspiegabile che una spiegazione forse non l’avrà mai. E deve andare bene così.

Quelle undici vittime, quelle piccole e grandi tragedie, quei mille dubbi insinuati che non verranno mai sciolti e chiariti, in fondo, ricordano e rispecchiano questo virus che circola senza farsi vedere, le piccole e grandi tragedie che causa, i mille dubbi sulla sua origine, propagazione e cura, quelle angosce che semina tra le persone, diventate più diffidenti, a volte anche più meschine.

Non è forse questa pandemia un male più grande di noi, che ha colpito e cambiato le nostre vite e che possiamo solo subire, accettare e superare (o almeno sperare di farlo al più presto), come succede agli abitanti di San Giuda che subiscono lo shock di undici omicidi assurdi e senza spiegazione? E allora capiamo che ciò che ci fa storcere il naso in questo libro è il grande merito di questo libro: non darci quello che vogliamo.

Non accontentarci, lasciarci a bocca asciutta, delusi, senza poter sapere cos’è successo in quel bosco, dandoci così una lezione utile, indispensabile, per affrontare certi fatti della vita: non tutto ha una spiegazione, non tutta la sofferenza che proviamo ha una ricompensa, a volte avremo a che fare con l’assurdo, l’inspiegabile, l’ineffabile e non potremo fare altro che accettarlo. Senza poter combattere, senza poterci fare niente, senza che qualcuno arrivi a spiegarci perché tutto quel male è dovuto succedere.

Uscito per la prima volta dieci anni fa per Fandango, XY, romanzo di Sandro Veronesi, è ora tornato in libreria con La nave di Teseo: non poteva succedere in un momento migliore.

xy sandro veronesi
 

 

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