AdBlocking, pop-up e abbonamenti: tutti contro i software anti-spot
Siamo “alla ricerca di soluzioni tecniche” che risolvano il problema AdBocking. Parola di Mark Thompson, ceo del New York Times. Al momento non c'è nessun dettaglio, ma le parole del manager sono chiare: “L'informazione di qualità costa e deve nutrirsi di pubblicità”. L'equazione, nelle parole di Thompson, è facile: i software pesano a tal punto sui bilanci dell'informazione digitale che inficiano (quando c'è) la qualità.
I software che bloccano la pubblicità sono un cruccio per i giornali on line. Il New York Times è solo l'ultimo ad aver svelato la possibilità di contromisure. Il tema è relativamente nuovo, tanto che le soluzioni sperimentate fino a ora sono diverse.
Il Washington Post ha provato la strada della richiesta: un pop-up che invita gli utenti del sito a disabilitare l'AdBlocking. Più brusco Axel Springer. L'editore della Bild proibisce la lettura a chi ha in funzione il software anti-pubblicità. Le alternative sono due: disattivarlo oppure abbonarsi al giornale pagando una quota mensile.
Quello dell'AdBlocking è un problema recente ma in crescita esponenziale. L'impatto sulla pubblicità on line era di 7,2 miliardi nel 2013. Oggi è già a 21,8 e nel 2016 raddoppierà. Un fiume di introiti persi per un settore in cerca di profitti.