Verrastro (Kellogg): "Nel 2014 cresce il budget adv. Editori e centri media? Si vede di tutto"
Nel giro di pochi anni, una tradizione americana, quella dei cereali, è diventata familiare anche in Italia. Lo si deve in gran parte a Kellogg e ai massicci investimenti pubblicitari che la multinazionale mette in campo. "Investiamo una quota consistente del fatturato. In percentuale, il doppio rispetto ai nostri concorrenti", afferma il responsabile Media Antonio Verrastro. Secondo dati Nielsen, la spesa si aggira intorno ai 25 milioni. La televisione la fa ancora da padrone, con "il 70-75% di investito, fortemente sbilanciato sui canali digitali. Internet - aggiunge Verrastro - tende a superare il 20%".
Strategie concordate con il centro media Carat. "E' un partner strategico. Chiediamo innovazione. Se ci accorgiamo che il nostro media mix è uguale a quello dell'anno precedente, c'è qualcosa che non va". Un rimprovero ai centri media? "A livello generale c'è un minimo di ritrosia. Devono essere bravi a capire quando l'azienda vuole spingersi oltre". Tirata d'orecchie anche per alcuni editori. "Sullo sviluppo di un progetto speciale si nota la differenza tra editori e concessionarie evoluti e non evoluti. Alcuni dicono di farlo, ma non mettono nè testa nè risorse, subappaltano il lavoro senza mantenere il controllo necessario: si vede di tutto". Verrastro fa i nomi di ottime operazioni (Manzoni e DJ, ma anche Rcs, Mtv, Sky, Publitalia). Quanto ad alcuni flop...
Per il 2014, Kellogg non indietreggia: "Crediamo di incrementare il budget, a una cifra. Manterremo l'investimento sui cereali, ci sarà il lancio di Nutri-Grain e il sostegno di Pringles". Proprio le famose patatine, acquistate di recente da P&G, sono la prossima sfida di Kellogg. "Entriamo nel mercato degli snack salati ed è la prima volta che gestiamo un marchio che non è Kellogg's. Stiamo imparando a conoscere un nuovo mercato". A quanto pare promettente, visto che le previsioni di Pringles parlano di "una crescita a doppia cifra".
Dati che fanno ben sperare per il futuro: "Non è tempo di grandi ottimismi, ma per alcuni settori il peggio potrebbe essere passato". Cambierà il mondo della comunicazione? "Gli investimenti in pubblicità classica saranno sempre meno. Serve uscire dal concetto dello spot di 30 secondi ed entrare nella logica di programmi per i consumatori". In cosa consistono? "Prima si diceva al consumatore di ascoltare e comprare. Quel paradigma entro pochi anni non esisterà più. La bidirezionailtà del web ci dà lo spunto. Il consumatore va coinvolto".
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