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Nostalgia del giornalismo, diventato spettacolo. E' l’arte della supercazzola

Durante il lungo lockdown abbiamo avuto la sventura di assistere a molti talk show politici. La classe politica è sempre stata lo specchio del paese, paese a cui appartengono anche i giornalisti. Per questo ai nostri politici, tutti (di destra di sinistra di stelle), piace farsi intervistare da soli, senza contraddittorio, in programmi demenziali dove si galleggia sugli argomenti, dove il gossip si mischia con i fatti, dove c’è quel clima conviviale funzionale solo allo spettacolo.

Ai nostri politici piace vincere facile, amano le domande di Giletti con il suo sguardo imbronciato, che alza palle telefonate al politico di turno. Amano farsi coccolare dalla D’Urso che, con la sua immagine eterea e sfuocata, fa domande vacue che includono già un pezzo di risposta per consentire al politico di turno di muovere appena un dito per averla vinta. Vogliamo poi parlare di Giordano che gracchia ma non morde? La stessa Gruber, che parte in quinta con quel suo piglio da maestrina, scivola con domande che raramente scalfiscono la sicurezza del politico ospite. Dimenticavo la Berlinguer che ha trasformato Corona in un opinion leader di politica e economia, dove si ride come in un programma di Crozza.

In questo circo c’è un rimescolamento delle carte dove si fatica a capire la distinzione fra politica e giornalismo, è una sorta di grande ammucchiata, il contesto perfetto per consentire al politico presente di esercitarsi nell’unica arte di cui è capace: l’arte della supercazzola, come ci ha illustrato alla perfezione l’indomito Forchielli nel suo ultimo libro. Uno dei pochi, Forchielli, che quando è ospite riesce a svincolarsi da quel ménage orgiastico con la sua intelligenza e ironia. Chi salviamo in tutto questo? Solo la Annunziata che riesce a colpire con sagacia e domande centrate, dimostrando di conoscere sempre molto bene i temi trattati. È l’unica che ricorda i grandi intervistatori come Minoli e Biagi, il primo Santoro, i più recenti Ferrara e Lerner che condussero uno straordinario Otto e Mezzo.

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