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Medicina
Arriva in Italia Entresto, il farmaco di Novartis per lo scompenso cardiaco

Arriva anche per i pazienti italiani la rimborsabilità per Entresto®, farmaco innovativo composto da sacubitril/valsartan, che ha dimostrato di ridurre la mortalità per cause cardiovascolari del 20% rispetto alla terapia di riferimento, determinando un prolungamento della sopravvivenza di un anno e mezzo, con punte fino a 2 anni, nei pazienti più giovani con scompenso cardiaco cronico con frazione d’eiezione ridotta.
 
Il farmaco è il primo di una nuova classe terapeutica, gli ARNI (antagonisti del recettore della neprilisina e del recettore dell’angiotensina) e rappresenta la prima grande innovazione terapeutica nel campo dello scompenso cardiaco cronico da almeno 15 anni a questa parte.
 
Che cos’è lo scompenso cardiaco
Per scompenso cardiaco si intende una condizione nella quale il cuore non è capace di distribuire il sangue in misura adeguata alle richieste metaboliche dei tessuti.
Le cause più comuni di questa patologia sono la malattia delle arterie coronarie (cardiopatia ischemica) e l’ipertensione arteriosa, ma vanno ricordate anche le alterazioni delle valvole cardiache, la cardiomiopatia dilatativa e le miocarditi.
Lo scompenso cardiaco si manifesta con una serie di sintomi, quali la comparsa di edema ai piedi e alle gambe, profondo senso di stanchezza e mancanza di energia, dispnea prima da sforzi importanti e perdita di appetito. Nelle forme più gravi può comparire anche l’edema polmonare, che si manifesta con una grave fame d’aria e comparsa di espettorato schiumoso.
 
Una nuova filosofia di trattamento dello scompenso cardiaco cronico
Fino ad oggi la terapia dello scompenso cardiaco si basava sull’inibizione neuro-ormonale del sistema renina-angiotensina e del sistema nervoso simpatico. Sacubitril/valsartan ha un meccanismo d’azione innovativo che consente, per la prima volta, di potenziare gli effetti del sistema dei peptidi natriuretici mantenendo contemporaneamente l’inibizione del sistema renina-angiotensina.“Siamo di fronte a un cambiamento radicale del nostro approccio al paziente con scompenso cardiaco – afferma Michele Senni, Direttore della Cardiologia 1 dell’Ospedale ‘Papa Giovanni XXIII’ di Bergamo - con il passaggio da un’inibizione a una modulazione neuro-ormonale.”
 
Una strategia di successo, come dimostrano anche i risultati di PARADIGM-HF¹, il più grande studio clinico mai condotto fino ad ora nello scompenso cardiaco cronico a frazione di eiezione ridotta, che ha coinvolto
8 400 pazienti nel mondo. “In questo trial – spiega Senni, coordinatore per lo studio in Italia – sacubitril/ valsartan è stato confrontato con enalapril, l’ACE-inibitore che rappresenta lo standard di terapia nello scompenso cardiaco. I risultati ottenuti rispetto a enalapril sono stati molto positivi sia in termini di riduzione della mortalità cardiovascolare del 20%, che dell’ospedalizzazione per scompenso cardiaco, ridotta del 21%, ma anche per la riduzione del 16% della mortalità per tutte le cause.”
Risultati questi che nella pratica clinica si traducono non solo in un allungamento dell’aspettativa di vita, ma anche in un miglioramento della sua qualità; la fame d’aria e la grave stanchezza tipiche dello scompenso, infatti, si riducono sensibilmente e il paziente può tornare gradualmente ad una vita più attiva.
 
La svolta nel trattamento dello scompenso cardiaco
“Nell’approccio diagnostico terapeutico al paziente con scompenso cardiaco – afferma Claudio Rapezzi, Professore associato confermato presso Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale — DIMES, Università di Bologna e direttore dell'U.O. di Cardiologia, Policlinico Sant'Orsola Malpighi di Bologna - è necessario fare una diagnosi precisa e, se possibile, individuare e rimuovere la causa dello scompenso. Il paziente deve seguire una dieta alimentare corretta e attenersi alla terapia che gli viene prescritta. Questa è fatta di un cocktail di farmaci già ben definiti, ai quali oggi si è aggiunta la nuova classe degli ARNI, che rappresenta una novità importante per la terapia dello scompenso. Sacubitril/valsartan potrebbe essere indicato per circa un terzo di tutti i pazienti con scompenso cardiaco cronico.”
 
La vera innovazione della nuova opzione terapeutica per lo scompenso, è dunque quella di avere dentro di sè due farmaci da cui deriva un risultato finale in grado di aumentare la disponibilità dei peptidi natriuretici; tali peptidi sono in genere ormoni buoni che l’organismo secerne quando avviene lo scompenso, per averne un vantaggio, come l’aumento della diuresi, la riduzione di acqua e di sodio nell’organismo, l’abbassamento delle resistenze periferiche delle arterie.
Lo specifico vantaggio, dunque, è proprio la possibilità di poter aumentare farmacologicamente tali peptidi, senza provocare contemporaneamente un’inibizione di altre sostanze.
 
Il futuro della ricerca Novartis nel campo dello scompenso cardiaco
Sacubitril/valsartan ha dunque tutti i numeri per diventare la terapia di riferimento dello scompenso cardiaco a frazione d’eiezione ridotta, ma la ricerca Novartis guarda già oltre, con un importante programma, il FortiHFy, comprendente oltre 40 studi clinici, già in corso o pianificati, ai quali parteciperanno ricercatori e pazienti di oltre 50 Paesi per una durata di oltre 5 anni indirizzati alla ricerca di nuove indicazioni per questo farmaco.
 
Una storia di successo italiana
Frutto della ricerca Novartis, Entresto® viene prodotto in Italia, presso lo stabilimento di Torre Annunziata (Napoli), per tutto il mercato mondiale, con la sola eccezione degli USA. Quello di Torre Annunziata è, infatti, uno dei più importanti poli industriali del Gruppo Novartis e tra i maggiori insediamenti farmaceutici del Mezzogiorno, con circa 500 dipendenti e un indotto diretto di un altro centinaio di persone. Nel 2016 il sito ha prodotto complessivamente 89 milioni di confezioni di farmaci in forma solida (compresse), destinate ad oltre 100 paesi, e si prevede che entro il 2020 produrrà 35 milioni di confezioni di Entresto® per il trattamento di 25 milioni di pazienti di 112 paesi nel mondo (con la sola esclusione degli Stati Uniti), andando così a coprire oltre il 50% della domanda totale.
 
“L’Italia offre da sempre un contributo importante alla Ricerca e Sviluppo internazionale, mettendo a disposizione risorse professionali qualificate e una solida rete di collaborazioni con le più autorevoli realtà nazionali della ricerca medica”
– ricorda Giuseppe Maiocchi, Responsabile Medico area Cardio Metabolica di Novartis in Italia - “Ma il nostro Paese riveste anche un ruolo di primo piano nella produzione industriale in ambito cardio metabolico grazie alla presenza del nostro centro di Torre Annunziata, un’ eccellenza italiana in questo settore, oltre che un polo di rilievo per l’economia nazionale.”
 
I numeri dello scompenso in Italia
Lo scompenso cardiaco colpisce l’1-2% della popolazione italiana, circa 1 milione di persone². In Italia causa circa 190 mila ricoveri l’anno, che generano una spesa totale di circa 3 miliardi €/anno. Lo scompenso cardiaco è un importante problema di salute pubblica e lo diventerà sempre più per l’invecchiamento della popolazione e il progresso del trattamento delle malattie cardiovascolari (coronaropatie e valvulopatie). Poco conosciuto in generale, lo scompenso cardiaco è la prima causa di morte tra le patologie cardiovascolari in Italia. La mortalità a 5 anni dopo un ricovero per scompenso cardiaco è del 40-50%³, 1 paziente su 4 muore entro 1 anno dalla diagnosi.
 
L’approccio alle malattie cardiovascolari in Italia
Recentemente Novartis ha commissionato un’indagine internazionale a The Economist. L’Economist Intelligence Unit – EIU, ha creato una ‘scorecard’ per valutare il peso socio-economico e gli approcci della politica alle malattie cardiovascolari in 28 Paesi, incluso il nostro, dalla quale emerge che l’Italia ha un piano strategico relativamente completo per la salute del cuore, anche se si riscontrano significativi deficit per quanto riguarda la sua attuazione. I punti di forza per il nostro Paese sono risultati, l’implementazione delle linee guida cliniche e la gestione integrata del percorso di cura per il paziente. Tuttavia, in base alla valutazione dell’indagine, nel nostro Paese non vengono condotte campagne di sensibilizzazione sui più importanti fattori di rischio per la salute del cuore.

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