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Medicina
Dalle cellule staminali cordonali le risorse per curare oltre 80 malattie

Le cellule staminali per la cura di molte malattie non sono più solo un sogno per la scienza ma rappresentano una realtà consolidata.

L’impiego ad esempio di cellule staminali prelevate dal cordone ombelicale è oggi una terapia solida per molte patologie del sistema sanguineo ed immunitario.

A livello sperimentale invece esistono indicazioni promettenti nel trattamento delle malattie metaboliche e del sistema nervoso.

 

Cellule staminali, una realtà consolidata.

Il prelievo di questo tipo di cellule è assolutamente sicuro e indolore sia per la mamma che per il bimbo.

Avviene subito dopo il parto secondo standard di sicurezza rigidissimi e rappresenta una chance preziosa di cura per il bambino stesso o per un famigliare ma di cui ancora molto spesso i futuri genitori non sono a conoscenza.

 

“Le cellule staminali, a prescindere dalla loro provenienza, sono cellule non specializzate, in grado di replicarsi indefinitivamente rimanendo identiche o trasformandosi in cellule diverse specializzate”, spiega il dott. Mario Fadin, specialista in ostetricia e ginecologia presso il Centro Medico Sempione a Milano.

 

“Questo significa-conferma Fadin- che possono essere impiegate per generare nuove cellule del sangue e del sistema immunitario, ma anche altri tipi di cellule come quelle nervose e muscolari danneggiate da una malattia. Le cellule staminali cordonali sono simili a quelle prelevate dal midollo ma hanno una vitalità e una capacità proliferativa tali da generare un numero di cellule circa sette volte maggiore rispetto alle staminali del midollo osseo. Inoltre, sono incontaminate, perché protette dall’utero materno da virus, infezioni batteriche e inquinamento, e il relativo grado di immaturità immunologica rispetto a quelle midollari fa sì che presentino minor rischio di rigetto una volta trasfuse in quanto richiedono una compatibilità inferiore”.

Cellule staminali, una realtà consolidata. Un prelievo sicuro e indolore

Dal cordone ombelicale si estraggono due tipi di cellule: emopoietiche e mesenchimali. Le prime sono prelevate dal sangue che resta nel cordone ombelicale subito dopo il parto e grazie alla loro capacità di dare origine a globuli rossi, bianchi e piastrine trovano impiego nella cura di malattie del sangue e del sistema immunitario.

Le seconde, prelevate dal tessuto del cordone e non dal sangue, hanno un potenziale rigenerativo dei tessuti in quanto si dividono ciclicamente e vanno a sostituire le cellule danneggiate o che presentano segni di invecchiamento.

 

“Questi due tipi di cellule-indica la dott.ssa Renata Zbiec, general manager di FamiCord, società specializzata nel trattamento delle cellule staminali-possono essere impiegate per il trattamento di 80 patologie  del sistema immunitario e sanguineo, come anemie, leucemie e linfomi, talassemie, malattie autoimmuni, e in trial per disordini del sistema nervoso e metabolico, nel trattamento della SLA, di Paralisi Cerebrale e Spina Bifida, autismo, nella ricostruzione delle cellule del cuore dopo un infarto, delle cartilagini e delle giunture. Ad oggi sono stati effettuati oltre 40.000 trapianti con questo tipo di cellule staminali, di cui quasi 700 in Italia”.

 

In Italia la raccolta del sangue cordonale è possibile in tutti gli ospedali e avviene dopo il taglio del cordone ombelicale, sia in caso di parto naturale sia cesareo. Da questo sangue, opportunamente processato, vengono estratte le cellule staminali, che possono essere conservate presso una banca del cordone ombelicale privata familiare, per uso personale del bambino o di uno dei famigliari, o in ambito pubblico per dare la possibilità di cura alle persone che necessitano di trapianto di cellule staminali.

Aderendo al servizio, si riceve un kit per il prelievo e il trasporto del sangue. Nell’ultimo mese di gestazione la mamma si dovrà sottoporre a una serie di esami del sangue per escludere Epatite B e C e HIV 1-2.

L’ ospedale dove avverrà il parto dovrà essere contattato per avviare le pratiche necessarie per ottenere l’autorizzazione all’esportazione del campione. Il giorno del parto, a prelievo avvenuto, un corriere della banca ritirerà il campione e lo porterà in laboratorio dove il sangue sarà analizzato e processato per l’estrazione delle cellule staminali cordonali. Al termine della procedura, viene inviato alla famiglia un report delle analisi e un certificato di avvenuta crioconservazione. A questo punto il campione è pronto per l’utilizzo.

 

“FamiCord è una banca ibrida, ovvero consente sia la conservazione privata sia pubblica, che custodisce oltre 250 mila campioni nelle proprie sedi europee. Il nostro procedimento di prelievo, processazione e conservazione delle cellule staminali cordonali è attivo 24 ore su 24, sicuro e adotta lo standard di qualità dell’American Association of Blood Bank”, spiega la dott.ssa Renata Zbiec, “in 20 anni di attività abbiamo conservato 250 mila campioni e 2.000 sono stati rilasciati per trapianti. Inoltre, nella nostra divisione pubblica sono conservate oltre 3.500 unità di sangue cordonale destinate a uso pubblico.

 

 

“Conservare le cellule staminali del proprio bimbo significa garantire protezione della salute a tutta la famiglia, perché tali cellule staminali sono compatibili potenzialmente anche con i genitori e i fratelli. Ma anche dare un contributo alla società qualora si scelga di donarle alla banca pubblica”, conclude il dott. Fadin, “ad oggi in Italia il 95% dei cordoni ombelicali viene gettato nei rifiuti speciali, uno spreco di risorse dovuto alla mancanza di conoscenza delle potenzialità in essi custodite. Crediamo che ogni genitore debba poter scegliere consapevolmente di conservare le cellule staminali del proprio figlio per assicurarne il futuro”.

 

 

 

 

 

 

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    cellule staminalistaminali cordonali




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