Chirurghi in prima linea nell'emergenza e assistenza. Non solo agli oncologi
Il Collegio: "Nonostante le difficoltà legate alla situazione contingente delle strutture, la categoria continua a prestare la propria opera con competenza".
Il Collegio dei chirurghi italiani è in prima linea nel contrastare l’epidemia da Coronavirus e anche in questi momenti di difficoltà di interesse prevalentemente “internistico” e “rianimatorio” manifesta la continuità e la garanzia della propria partecipazione attiva alle esigenze assistenziali, non solo di urgenza/emergenza e di chirurgia non differibile (oncologica "in primis"), ma anche allo sforzo sanitario generale del sistema sanitario nazionale. E’ questo il messaggio alla categoria e al Paese del presidente del Collegio italiano dei chirurghi, Marco Piemonte. “Certamente i reparti di rianimazione, di pronto soccorso, di medicina d’urgenza, di malattie infettive e via via, con il diffondersi dell’epidemia e la crescita numerica dei contagiati, di tutte le specialità stanno offrendo negli ospedali italiani una superba prova di professionalità, di dedizione e di capacità di affrontare una situazione di grave emergenza, senza precedenti nell’ultimo secolo e oggettivamente di difficile prevedibilità. In questo contesto sanitario di prevalente interesse internistico, infettivologico e rianimatorio potrebbe sembrare che la chirurgia italiana fosse posta in disparte e, di fatto, ridotta quasi all’inazione. Il Collegio italiano dei chirurghi, autorevole voce della chirurgia italiana di ogni branca specialistica e rappresentante di oltre cinquanta società scientifiche, ritiene opportuno riaffermare a tutti i cittadini, anche in questi giorni di profonda difficoltà e di sconvolgimento emergenziale dell’assistenza sanitaria pubblica e privata, il costante e fattivo impegno della categoria nell’assicurare alla popolazione l’attività chirurgica in tutti i casi di emergenza e urgenza, nei pazienti oncologici e in tutte le patologie che necessitino trattamento chirurgico non differibile. Pur con indiscutibili difficoltà, legate alla situazione contingente delle strutture ospedaliere, l’opera dei chirurghi generali e specialistici -sottolinea Piemonte- continua ad essere prestata con ogni necessario mezzo, con la competenza e la professionalità di altissimo livello che la comunità scientifica internazionale ci ha sempre riconosciuto. La sospensione e il differimento nel tempo, all’esaurimento dell’emergenza epidemica, degli interventi chirurgici non urgenti e differibili e, al contempo, la sospensione delle attività ambulatoriali chirurgiche non urgenti o prioritarie disposte dai provvedimenti emergenziali di legge ha reso inoltre disponibili importanti forze-lavoro tra i chirurghi: è opportuno che i cittadini siano informati che, ancora una volta e come sempre, tutte le energie dei chirurghi italiani vengono rivolte all’interesse della salute pubblica e che di conseguenza anche i professionisti temporaneamente inibiti dallo svolgere le loro funzioni ordinarie vengono regolarmente impegnati nei percorsi di triage e di assistenza non chirurgica dei pazienti colpiti da infezione Covid-19”. Il presidente del Collegio dei chirurghi ribadisce che, come tutti gli operatori sanitari, in questa “emergenza” ma anche nella precedente ordinaria attività, la categoria è stata di valido supporto alle necessità della sanità pubblica, “con il dovuto e consueto spirito di sacrificio, sapendo superare ostacoli burocratici, peraltro cronicamente noti ed enfatizzati, come la mancanza di personale specialistico dedicato e come l’orario di servizio prolungato”. E “come chirurghi, insieme a tutti i nostri colleghi di ogni specialità e a tutti gli operatori sanitari di ogni professione (infermieri, tecnici, ausiliari, volontari, prendiamo atto con molto favore dei sentimenti di gratitudine e del riconoscimento della nostra meravigliosa attività assistenziale nelle condizioni difficilissime di questo periodo. Affrontiamo con consapevolezza il pesante carico di responsabilità e di lavoro che ci viene attribuito istituzionalmente e professionalmente, affrontando e condividendo con piena coscienza anche i notevoli rischi personali di contagio virale per causa di servizio (confermati, purtroppo, da numerosi esempi già rilevati in molte sedi tra gli operatori sanitari). Possiamo solo auspicare che questi sentimenti di apprezzamento, stima e sostegno da parte dei cittadini e dei “media”non vengano rapidamente dimenticati alla conclusione della attuale situazione di emergenza, ma possano essere confermati e radicati in tutti gli italiani anche dopo l’emergenza, al fine di rafforzare l’indispensabile qualità fiduciaria del rapporto medico-paziente. E, parafrasando alcuni hashtag oggi in diffusa circolazione, ci permettiamo di affermare con forza che i chirurghi “stanno con l’Italia”. Fieri di essere italiani. Fieri di essere Chirurghi”.
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