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Medicina
Test rapidi, rischio di sprecare uno strumento valido:guida a uso intelligente
(fonte Lapresse)

Secondo la nostra visione, quando si scelgono, (come in questo momento storico), i test diagnostici per qualificare o studiare le dinamiche di una pandemia, si deve per prima stabilire: l'obiettivo di utilizzo del test, che si intende raggiungere, ed avere chiara la strategia che si attuerà di conseguenza e in funzione dei suoi risultati rilevati. Questo implica conoscere bene i meccanismi, come sono stati disegnati tecnicamente e con che scopo clinico, per renderlo veramente utile.

La consapevolezza di questi fatti condurrà ad una scelta opportuna e precisa secondo l'obiettivo prefissato. Senza questo le conseguenze saranno: dati sbagliati in funzione della domanda fatta inizialmente e strategie purtroppo costose e non vincenti, rendendo lo sforzo inutile.

Comunicare che i test qualitativi rapidi non servono o non sono affidabili, quando la realtà non è così, produce un effetto finale sulla opinione pubblica, e c’è il rischio di bruciare un'arma fondamentale nella battaglia contro il COVID-19.

I test sierologici qualitativi, come tutti i test rapidi, per normativa, devono rispettare i margini di sicurezza determinati dall'autorità competente. Come condizione, la normativa, richiede una sensibilità superiore al 90%, e specificità al 95% senza considerare il NPV come condizione.

I test di prevalenza, come lo sono i medesimi test qualitativi rapidi, hanno come obiettivo selezionare una popolazione a rischio e determinare con certezza la popolazione sana, questo è il loro target, non la diagnostica positiva.

Bisogna non confondere gli obiettivi di ogni singola procedura diagnostica.

Secondo il disegno di questi test sierologici qualitativi rapidi, il dato statisticamente rilevante da considerare è il valore della specificità che deve essere del 100%; cioè: non confondere altre malattie infettive con il Coronavirus (diagnosi differenziale) come: SARS, MERS, INFLUENZA o EBOLA, è decisivo, in particolare in quei periodi dove l’influenza fa il suo peak stagionale.

Invece, in merito alla sensibilità del test IVD dobbiamo significare che questa è in funzione di due variabili secondo i nostri risultati: 1- il periodo della malattia dove si preleva il test, 2- la concentrazione minima di anticorpi necessari per identificare la presenza della malattia.

Nella nostra serie clinica i valori per l’85% della popolazione testata positiva al COVID-19, quando si superano valori di IgG/IgM di 30 UA/ml, arriva al 96%.

Il problema al momento risiede nella giungla autorizzata dei test qualitativi rapidi.

Il Ministero della Salute accetta la registrazione dell’IVD quando esiste un mandatario europeo che garantisce la qualità del test, ne accerta la qualità di produzione ma non altro. Questo è quello che certifica il marchio CE; potrebbe trattarsi di un prodotto di eccellenza ma non realisticamente servire allo scopo inizialmente stabilito. In definitiva il CE non garantisce l’efficacia o la veridicità dei dati prodotti del test, solo la qualità di produzione secondo le diverse norme ISO.

Secondo noi diverse sono le variabili che vanno considerate per validare un test di tipo qualitativo rapido:

1- È importante sapere qual è il tipo di reazione del complesso antigene-anticorpo che si stabilisce con il reagente, e come determinarlo tecnicamente: quella ideale è la tecnica dell'oro colloidale letta con immunocromatografia.

2- È importante sapere quali sono gli anticorpi selezionati dal produttore, in cui viene evidenziata come risultato l'elevata specificità. I test che selezionano anticorpi come: la glicoproteina Spike specifica per il corona-virus e la proteina N della capside del virus, che interviene nella replicazione dell'RNA quando il virus supera il varco ACE2 e penetra nella cellula infettandola, sono quelli più specifici. Nel nostro IVD arrivano al 100% di specificità.

3- Il limite minimo o soglia della reazione del complesso antigene-anticorpo per identificare la positività è determinato dal produttore. Quindi, è giusto chiedersi: la soglia minima per la popolazione cinese è la stessa della popolazione italiana?

Solo i test clinici effettuati metodicamente e scientificamente, nonché validati, su campioni di popolazione italiana posso rispondere a questa domanda.

È evidente che la dieta e lo stile di vita, così come la immunizzazione preventiva pregressa, incidano significativamente su una popolazione nello sviluppo immunologico. Ad esempio, popolazione cinese e italiana sono completamente diverse e l'immunità delle due diverse realtà continentali sono influenzate per le realtà fenotipiche locali, con diverse abitudini, determinando condizioni di reazione immunologica differenti di fronte ad una patologia infettiva, per tanto probabilmente condizioni di diagnostica diverse.

Paragonare i risultati ottenuti in Cina per supportare scientificamente la commercializzazione di questi test in Europa, è un errore strategico di validazione, se non vengono testati con la realtà immunologica di nostri pazienti.

In ogni caso, può darsi che questi test abbiano cifre eccellenti in Cina e mediocri in Europa, o al contrario, come è successo a noi nella convalida effettuata con uno di questi test, i risultati ottenuti in base al protocollo che abbiamo svolto in un centro di referenza nazionale con 500 pazienti, ci ha evidenziato cifre molto più incoraggianti di quelle riportate dal produttore originario nelle sue relazioni di: validazione, stabilità ed efficacia.

In conclusione, proponiamo:

Per autorizzare la commercializzazione da parte dell'autorità sanitaria, i mandanti europei o i distributori locali devono essere tenuti a convalidare i dati iniziali originari dei test in confronto con la popolazione italiana, certificando la qualità e l'affidabilità dei risultati. Così si renderà sicura la scelta da fare.

Oltre ad essere una giungla scientifica con dati distorti e diversi, tante volte non confrontati con la nostra realtà e conseguenza del significativo numero di test registrati nel Ministero della Salute (più di 100), è anche una giungla economica, ciò e gli interessi in gioco non sono minori in questi termini. Quindi, si deve essere molto specifico nel determinare cosa comprare o cosa autorizzare a vendere. Il mercato si è regolato mediante la certificazione obbligatoria dei dati clinici, prodotti in Italia, che validino i dati iniziali originari, da parte della ISS, come condizione sinequanon per la commercializzazione, farà sì che il valore di mercato sarà determinato di forma equa al consumatore finale. I prezzi così saranno regolati in base alla qualità e non alla banale offerta/domanda. Si potrà soddisfare la domanda del mercato in funzione della sicurezza dei risultati.

È essenziale far vedere all'autorità sanitaria questo problema, rendendo disponibili i dati di ricerca necessari che possono guidare il mercato e garantire la sicurezza dei pazienti.

Heber Rafael Verri MD, MBA

Direttore Scientifico Partecipazioni SPA

Amministratore Delegato PhD TT

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