Disastro di Pioltello, così i giudici hanno assolto i vertici Rfi: “Nessuna prova di carenze nella sicurezza” - Affaritaliani.it

Milano

Ultimo aggiornamento: 11:40

Disastro di Pioltello, così i giudici hanno assolto i vertici Rfi: “Nessuna prova di carenze nella sicurezza”

Il Tribunale di Milano ha depositato le motivazioni della sentenza: esclusa la responsabilità dell’ex ad Maurizio Gentile e della società. Condannato a 5 anni e 3 mesi solo l’ex capo dell’Unità manutentiva

di Roberto Servio

Il Tribunale di Milano ha pubblicato le motivazioni della sentenza sul disastro ferroviario di Pioltello del 2018, che provocò tre morti e oltre cento feriti. Assolti l’ex ad Maurizio Gentile, i dirigenti e la società Rfi, ritenuti estranei alle carenze del sistema di sicurezza ferroviaria. Per i giudici non vi sono prove di condotte commissive o omissive da parte loro. Condannato a 5 anni e 3 mesi Marco Albanesi, ex responsabile dell’Unità manutentiva. La Procura potrà ricorrere in appello.

Pioltello, le motivazioni della sentenza di assoluzione nei confronti di Rfi

“Il processo non ha consentito di accertare, al di là di ogni dubbio ragionevole, le ipotizzate carenze nel sistema di gestione della sicurezza ferroviaria imputate” all’ex amministratore delegato Maurizio Gentile “alla luce del suo ruolo e delle sue prerogative all’interno di Rfi”. Lo scrivono i giudici della quinta sezione penale del Tribunale di Milano (Canevini-Messina-Papagno) nelle motivazioni della sentenza del 25 febbraio, con cui sono stati assolti otto imputati tra vertici e dirigenti di Rete ferroviaria italiana, oltre alla società stessa.

La dinamica del deragliamento a Pioltello

Nelle 340 pagine di motivazioni, i giudici confermano la ricostruzione della dinamica dell’incidente: il deragliamento fu causato “esclusivamente dalla rottura” di un giunto “ammalorato” nel cosiddetto “punto zero”. Una difettosità che era “stata tempestivamente rilevata dagli operatori della manutenzione”. Per questo motivo – sottolineano – le contestazioni mosse a Gentile sulla “politica di gestione della sicurezza in Rfi” risultano “irrilevanti”, non potendogli essere attribuite responsabilità dirette.

Assolti i vertici Rfi

I manager e dirigenti di Rfi sono stati assolti con la formula “per non aver commesso il fatto” dalle accuse di disastro ferroviario colposo, omicidio colposo e lesioni colpose. Per i giudici, l’ex ad e gli altri imputati “non potevano sapere” delle condizioni critiche del giunto. Non è emersa alcuna prova di “condotte commissive o omissive” da parte loro, in relazione agli “effettivi flussi informativi” disponibili all’epoca. La “colposa sottovalutazione del rischio, a lui noto, di rottura del giunto” è stata attribuita unicamente a Marco Albanesi, ex capo dell’Unità manutentiva, condannato a 5 anni e 3 mesi.

Pioltello, la richiesta dei pm

I pm Leonardo Lesti e Maura Ripamonti, con l’aggiunta Tiziana Siciliano, avevano chiesto altre cinque condanne – comprese quelle per Gentile e per la stessa Rfi – con pene fino a 8 anni e 4 mesi. Secondo l’accusa, le politiche di manutenzione rientravano nelle scelte dell’“Alta Direzione della società”, riconducibili ai vertici. Una tesi non accolta dal Tribunale, che ha ritenuto adeguato “in concreto” il modello di gestione adottato da Rfi all’epoca dei fatti. La Procura potrà impugnare la sentenza e proporre ricorso in appello, riaprendo così il dibattito sulla catena di responsabilità per il deragliamento che nel 2018 costò la vita a tre passeggeri e provocò ferite e traumi a oltre duecento persone.

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