Pinocchio/ Passera, la realtà non si piega alle favole (né ai soldi)

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C’era una volta il Paese delle favole. Come saprete tutti, e chi non lo sa non è che si sia perso granché, Corrado Passera si è ritirato dalla corsa per diventare sindaco di Milano. Primo a candidarsi, dopo un’estate impiegata a battere il marciapiede, ha deciso di fondere la propria lista con quella Parisi, e dunque finirà semplicemente così l’avventura del banchiere che voleva essere sindaco. Una sconfitta epocale e - come ho avuto modo di scrivere su Affaritaliani.it Milano - la riprova che banchieri e affini, alla Mario Monti o giù di là, di politica non ci capiscono una mazza. Perchè quello che fa specie non è il ritiro di Passera, ma il fatto che fosse davvero convinto di poter andare al ballottaggio. E, poi, che fosse davvero convinto di poter essere l’unico candidato del centrodestra pur attaccando la Lega Nord che del centrodestra è l’asse portante. E - infine - che potesse essere davvero al 10 per cento come alcuni sondaggi, ovviamente pagati, gli raccontavano. Il problema è che la realtà ha una sua rigidità, e non è che proprio si piega alle favole o ai milioni di euro spesi in campagna elettorale. E quindi, il 10 per cento era più modestamente un 3 per cento. Un 3 per cento depresso anche dal fatto che se sei un candidato di destra, prima di tutto devi attaccare i candidati della tua area per avere la supremazia, e poi andare contro la sinistra. Ovviamente il banchiere ha fatto il contrario. E si è condannato all’irrilevanza. Adesso vedremo che fine farà Italia Unica. Di certo, a Milano, visti i numeri, non se ne sentirà di molto la mancanza. Salvo per il fatto che con tutti gli investimenti in consulenze etc etc Corrado Passera ha forse avuto più impatto dell’Expo.