Auto e Motori
Auto e industria: accordo tra il ministro Urso e Antonio Filosa
Al tavolo sul futuro dell’auto, il ministro Adolfo Urso e il CEO di Stellantis Antonio Filosa invocano regole UE più realistiche e sostegno all’industria.


A Palazzo Piacentini, sede del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, si è consumato un passaggio che potrebbe segnare una svolta nel rapporto tra politica e industria automobilistica.
Al tavolo sedevano il ministro Adolfo Urso, l’amministratore delegato di Stellantis Antonio Filosa e il presidente di ANFIA, Roberto Vavassori. Sul tavolo, non solo i dati aggiornati sull’attività del gruppo in Italia, ma soprattutto il destino di un settore che vale oltre il 10% del PIL manifatturiero e coinvolge centinaia di migliaia di lavoratori.
Il clima, raccontano i presenti, è stato costruttivo. L’intento comune è chiaro: difendere la competitività dell’automotive italiano ed europeo in una fase di profonda transizione. Il focus si è concentrato su due temi strategici. Da un lato, la questione dei veicoli commerciali, su cui tutti hanno convenuto che le attuali normative europee in materia di emissioni appaiono irrealistiche e dannose, rischiando di penalizzare un comparto essenziale per l’economia e per la logistica. Dall’altro, la necessità di tutelare e rilanciare la produzione di auto di piccole dimensioni, segmento vitale per il mercato italiano ma oggi messo a rischio da vincoli normativi e da una competizione internazionale sempre più serrata.
Per Antonio Filosa, che ha preso le redini di Stellantis con l’obiettivo di rafforzare il legame con i territori e le istituzioni, l’incontro è stato l’occasione per ribadire l’impegno del gruppo verso l’Italia. “Abbiamo bisogno di regole chiare, pragmatiche e sostenibili. Il futuro dell’auto non può essere deciso a tavolino senza considerare la realtà produttiva e sociale”, avrebbe sottolineato nel corso della riunione.
Il ministro Urso, dal canto suo, ha rilanciato il concetto di neutralità tecnologica, da tempo al centro delle richieste italiane a Bruxelles. In altre parole, non imporre a priori una sola soluzione – come l’elettrico a batteria – ma lasciare spazio a più tecnologie, dagli ibridi ai carburanti alternativi, capaci di accompagnare la transizione senza tagliare fuori imprese e consumatori. “Serve flessibilità – ha ribadito – per non trasformare la transizione ecologica in una crisi industriale”.
Il presidente di ANFIA, Roberto Vavassori, ha ricordato come la filiera italiana dell’automotive sia una delle più articolate in Europa, con centinaia di aziende fornitrici, spesso PMI, che rischiano di essere travolte da cambiamenti troppo rapidi. Da qui l’esigenza di studiare, aggiornare e condividere con il governo e le istituzioni europee un quadro realistico delle prospettive e della competitività del settore.
Al termine del confronto, i tre hanno concordato di ritrovarsi a breve per esaminare i dati aggiornati dello studio sulla competitività della filiera italiana. Non solo: hanno deciso di intensificare nei prossimi giorni il dialogo con la Commissione Europea e con gli altri Stati membri, chiedendo esplicitamente che il “dialogo strategico” avviato da Bruxelles si trasformi finalmente in azioni concrete.
Il messaggio è netto: senza una revisione delle regole europee su CO₂, soprattutto per veicoli leggeri e pesanti, il rischio è quello di minare la tenuta stessa di un settore che ha fatto la storia industriale del continente. L’Italia, con il sostegno di Stellantis e dell’intera filiera, chiede quindi un approccio più pragmatico, capace di conciliare sostenibilità ambientale e sostenibilità economica.
Il confronto di Palazzo Piacentini non chiude le partite aperte, ma segna un passo importante: istituzioni e industria si presentano insieme, con un fronte comune, per affrontare una sfida epocale. E se il futuro dell’auto sarà davvero scritto a Bruxelles, Roma vuole far sentire la sua voce