Auto e Motori
Bosch unisce hardware e software per auto connesse e sicure
A Monaco Bosch porta l’auto definita dal software: sistemi by-wire, computer ad alte prestazioni e aggiornamenti continui che migliorano guida e sicurezza.












Nell’industria automotive, il nome Bosch fa rima con software.
All’IAA Mobility 2025 di Monaco l’azienda alza il sipario su una strategia che tiene insieme intelligenza digitale e componentistica avanzata, in un’unica filiera. Il messaggio è netto: senza un hardware all’altezza, anche l’auto più “smart” resta ferma. Con questa premessa, Bosch mette in mostra il proprio vantaggio competitivo più difficile da replicare, la capacità di progettare software e hardware come un tutt’uno, orchestrati per trasformare la dinamica del veicolo in un’esperienza più sicura, fluida e personalizzabile.
Il terreno di prova è quello dei sistemi by-wire, la tecnologia chiave del veicolo definito dal software. Niente più collegamenti meccanici tra volante, freni e ruote: è il software a coordinare gli attuatori con tempi di risposta misurati in millisecondi. Qui Bosch punta in grande, con una traiettoria di crescita che accompagna i piani dei costruttori per gli anni Trenta e che fa dei moduli brake-by-wire e steer-by-wire un pilastro della transizione verso l’elettrico e la guida assistita. La logica è quella della scalabilità: piattaforme pronte all’integrazione su più segmenti, dalla city-car al premium, con la stessa architettura di controllo.
Sullo sfondo c’è una trasformazione profonda: l’auto diventa un dispositivo aggiornabile, che cambia nel tempo. Non più “nuova” solo al giorno della consegna, ma capace di migliorare con gli aggiornamenti over-the-air, affinando risposta dello sterzo, taratura delle sospensioni e gestione della frenata. È qui che entra in gioco il Vehicle Motion Management di Bosch, un cervello software che coordina i movimenti del veicolo e centralizza freni, sterzo, motore e telaio. Il risultato è duplice: da un lato efficienza e sicurezza più alte, dall’altro la possibilità di modellare il comportamento dell’auto sulle preferenze del guidatore, passando con un tocco da una marcia soffice a una dinamica più reattiva. Il sistema è indipendente dall’hardware e dialoga con attuatori di diversi fornitori, semplificando l’integrazione nelle architetture elettriche di nuova generazione.
La famiglia ADAS di Bosch segue lo stesso copione. I costruttori possono scegliere pacchetti preconfigurati, pronti all’uso e ottimizzati per tempi di sviluppo rapidi, oppure composizioni modulari che combinano sensori, centraline e software proprietari. La differenza la fa la prospettiva olistica di chi conosce i limiti fisici dei componenti e li spinge più in là con il codice. Non è un dettaglio: ridurre la complessità a bordo alleggerisce costi, cablaggi e consumi, aprendo a un ciclo di vita in cui il software diventa il principale vettore di valore.
Il passo successivo è la centralizzazione dell’elettronica. I moderni veicoli software defined vehicle abbandonano un mosaico di centraline per affidarsi a pochi computer ad alte prestazioni. In questo spazio, Bosch cresce con piattaforme capaci di accorpare funzioni diverse – dalla guida assistita all’infotainment – in un’unica unità di calcolo, con vantaggi immediati di spazio e di efficienza energetica. La stessa architettura, grazie a una struttura modulare, è pensata per ospitare software di terze parti, aprendo l’ecosistema a nuovi servizi e partner. È così che il cockpit “parla” al guidatore con intelligenza artificiale, trasformando interazioni e comandi in un dialogo naturale.
La strategia industriale non si ferma ai prodotti. Le partnership disegnano la mappa di una filiera globale in rapido riassetto: collaborazioni con gruppi europei e asiatici, intese con realtà specializzate nella guida autonoma, alleanze con i software house automotive per accelerare lo sviluppo e distribuire il rischio. Bosch si propone come ponte tra mondi che spesso faticano a comprendersi il codice e l’acciaio con un’offerta che spazia da soluzioni stand-alone a pacchetti integrati, fino a servizi software puri da inserire negli ecosistemi dei costruttori.
L’effetto sul mercato è già misurabile. Nonostante una produzione globale che non corre e un rallentamento della domanda su elettrico e autonomia, Bosch Mobility prevede una crescita moderata, sostenuta proprio dai contenuti software. Sono i primi segnali di una curva destinata a rafforzarsi con la diffusione dei sistemi by-wire e con l’adozione di piattaforme centralizzate. Per gli automobilisti la traduzione è semplice: più sicurezza attiva, reazioni coerenti e prevedibili, un comfort dinamico che si sente nella quotidianità, dall’ingresso in tangenziale alla frenata in città bagnata.
A Monaco, dunque, Bosch non racconta un futuro astratto ma il cantiere dell’auto che arriva. Hardware e software nascono insieme e si aggiornano insieme; gli attuatori eseguono ciò che il codice orchestra; i servizi digitali accorciano i tempi di sviluppo e prolungano la vita utile dei modelli. È un cambio di paradigma che sposta il baricentro del valore dal pezzo singolo alla piattaforma, dove ogni upgrade può generare nuovi margini e, soprattutto, un’esperienza migliore per chi guida.
Se c’è una sintesi dell’IAA Mobility 2025 è questa: la mobilità intelligente non è un gadget, è un equilibrio tra fisica e algoritmo. Bosch la porta in dote con il pragmatismo di chi costruisce componenti da oltre un secolo e con l’ambizione di chi scrive il software che li governa. L’auto del prossimo decennio si definisce così, Bosch Mobility al centro: connettività utile, ADAS evoluti, gestione dei movimenti come un’unica sinfonia e un’architettura che nasce per crescere, aggiornamento dopo aggiornamento.