Ferrari 2030: ricavi a 9 miliardi ed EBITDA al 40% - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 12:21

Ferrari 2030: ricavi a 9 miliardi ed EBITDA al 40%

Al Capital Markets Day Ferrari alza la guidance 2025 e fissa i nuovi obiettivi: ricavi netti a ~9 miliardinel 2030, EBITDA ≥ 3,6 miliardi con margine 40%, free cash flow cumulato di ~8 miliardi e capex per ~4,7 miliardi

di Giovanni Alessi

La scena è quella di Maranello, ma il messaggio corre sui mercati globali: Ferrari non rallenta.

Concluso quasi per intero il piano 2022-2026, Ferrari alza l’asticella e presenta una traiettoria al 2030 che parla la lingua dell’economia reale: più margini, più cassa, un mix prodotto ancora più selettivo e la volontà di remunerare meglio gli azionisti senza snaturare la scarsità controllata del brand. L’idea di fondo è chiara: spingere il valore prima dei volumi, trasformando personalizzazioni ed edizioni limitate in leve industriali stabili

Nel dettaglio, il Piano Strategico 2030 prevede ricavi netti di circa 9 miliardi con CAGR ~5%, trainati da Sports Carse dalle altre attività legate alle vetture, con contributi positivi anche da Racing e Lifestyle. Il motore della crescita è l’arricchimento del mix insieme all’espansione delle personalizzazioni, una combinazione che sostiene i margini e consolida la visibilità grazie a un portafoglio ordini profondo. Sul fronte reddituale, EBIT ad almeno 2,75 miliardi(margine ≥ 30%) e EBITDA ad almeno 3,6 miliardi (margine ≥ 40%).

La guidance 2025 viene rivista al rialzo e, di fatto, porta Ferrari a superare con un anno di anticipo i target di profittabilità previsti per il 2026. Per l’anno in corso la società indica ricavi ≥ 7,1 miliardi, adj. EBITDA ≥ 2,72 miliardicon margine ≥ 38,3%, adj. EBIT ≥ 2,06 miliardi, adj. EPS ≥ €8,80 e industrial free cash flow ≥ 1,30 miliardi. Numeri che ribadiscono la tenuta del modello in un contesto competitivo e macro ancora incerto.

Questa profittabilità si traduce in cassa. Nel periodo 2026-2030, Ferrari punta a generare industrial free cash flowcumulato di circa 8,0 miliardi, con cash conversion dell’EBITDA oltre il 50%, a fronte di investimenti cumulati per ~4,7 miliardi. La regia è sobria: parte dei capex sostiene la nuova generazione di sportive, parte alimenta infrastrutture e know-how perché l’innovazione resti proprietaria e difficilmente replicabile. Il risultato è un equilibrio tra crescita, redditività e disciplina finanziaria che pochi nel lusso automobilistico possono permettersi

Capitolo remunerazione: la società alza il payout dal 35% al 40% dell’adjusted net profit e annuncia ~7 miliardicomplessivi per gli azionisti, metà in dividendi (~3,5 miliardi tra il 2027 e il 2031) e metà in buyback (~3,5 miliardi dal 2026 a fine piano). È un messaggio di confidenza sulla generazione di cassa futura e, insieme, un presidio sul valore del titolo in Borsa. Per un brand che ha costruito il suo mito sulla rarità, anche la finanza segue la stessa logica: selezione, continuità, controllo. 

Sul lato industriale, la spinta al mix non è uno slogan. La casa continuerà a dosare le novità di prodotto — mediamente quattro l’anno tra il 2026 e il 2030 — e a innestare contenuti ad alto valore nelle versioni più ricercate, mentre procede la strategia di lungo periodo su elettrificazione e software con componentistica chiave sviluppata in casa. L’obiettivo non è rincorrere i volumi, ma presidiare la disponibilità e difendere il pricing power: una partita che si gioca anche sull’esperienza cliente, dai programmi Tailor Made agli hub globali dedicati.

Per chi guarda i conti, il messaggio più importante è che la crescita dei costi industriali e della R&S  ammortamenti su prodotto e infrastrutture, attività racing, ricerca sulle auto sportive  avverrà in equilibrio con i ricavi; anche le SG&A saliranno, ma in linea con il fatturato, riflettendo comunicazione, marketing, lifestyle e sviluppo dell’organizzazione. In altre parole, Ferrari promette di continuare a spendere dove serve, proteggendo però margini e cassa che restano il baricentro del piano.

In controluce, il Capital Markets Day restituisce la fotografia di un’azienda che ha imparato a monetizzare la propria unicità: poche auto, fortemente personalizzate, con un livello di revenues per unit difficilmente imitabile; una pipeline disciplinata che alterna edizioni limitate e modelli di gamma; un ecosistema lifestyle che rafforza la relazione e genera ricavi ricorrenti. È il modo in cui Ferrari vuole attraversare il decennio: custodire la desiderabilità e trasformarla in margini. Per gli investitori, il messaggio è semplice: il lusso non è solo immaginario, è un conto economico che torna, con numeri e tempi precisi.