John Elkann rilancia l’idea delle kei car elettriche europee: “Auto piccole, smart e accessibili” - Affaritaliani.it

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John Elkann rilancia l’idea delle kei car elettriche europee: “Auto piccole, smart e accessibili”

Durante Automotive News Europe a Torino, Elkann spinge per una nuova generazione di mini auto elettriche europee: economiche, regolamentate e costruite in casa.

Redazione Motori

Dal palco della conferenza Automotive News Europe a Torino, John Elkann è tornato a parlare di un’idea tanto semplice quanto ambiziosa:

riportare l’automobile alla sua dimensione essenziale. Un’auto piccola, economica, facile da usare e da produrre. Un’auto per tutti. Un concetto che in Giappone ha già preso forma e domina il mercato con le celebri kei car, ma che in Europa ancora fatica a trovare spazio. Eppure, secondo il presidente di Stellantis, il momento è maturo per una riflessione profonda: serve un'alternativa concreta e accessibile alla crescente complessità – e al crescente costo – della mobilità elettrica.

Elkann ha parlato con chiarezza, puntando il dito sullo squilibrio attuale del mercato. “Nel 2019 esistevano in Europa 49 modelli sotto i 15.000 euro. Oggi sono meno di dieci, e ne vengono venduti meno di 100.000 all’anno”, ha dichiarato, sottolineando come la regolamentazione abbia inciso in modo pesante sul costo finale delle auto. Un paradosso: l’elettrificazione dovrebbe allargare l’accesso, e invece rischia di restringerlo.

Da qui la proposta di una e-car europea, ispirata al modello giapponese ma costruita su misura per il nostro continente. Una piccola rivoluzione, che parte da una constatazione elementare ma spesso dimenticata: “Siamo bravi a fare auto piccole”, ha detto Elkann, citando come esempio concreto la FIAT Pandina, ultimo aggiornamento di un’icona popolare capace di coniugare semplicità e successo commerciale.

L’idea non è nuova, ma oggi si carica di una nuova urgenza. L’Europa – ha spiegato il presidente di Stellantis – ha bisogno di regole smart, capaci di supportare un progetto industriale su scala continentale. “Se il Giappone ha una kei car che rappresenta il 40% del mercato interno, non c’è motivo per cui l’Europa non possa avere una e-car accessibile”. A patto, però, che ci sia una filiera industriale europea, che coinvolga attivamente produttori in Germania, Francia, Italia e Spagna, e che le istituzioni sappiano creare un quadro normativo adeguato, con incentivi mirati e parametri tecnici che favoriscano davvero la produzione di auto leggere, elettriche e convenienti.

La questione è tanto tecnica quanto politica. Per Elkann, la risposta non può essere lasciata ai soli costruttori. Serve un’Europa attiva, capace di governare la transizione elettrica e non solo subirla. E serve, soprattutto, un cambio di mentalità: non ogni auto deve essere grande, potente e superconnessa. A volte, quello che serve davvero è una city car economica, con la giusta autonomia, pensata per il tragitto quotidiano. Un’auto che non sia un lusso, ma un bene di uso comune.

In questo contesto si inserisce anche la fiducia riposta da Elkann in Antonio Filosa, recentemente scelto per un nuovo ruolo strategico all’interno del Gruppo. Il presidente ha definito Filosa “la persona giusta al momento giusto”, per la sua visione concreta e per la capacità di interpretare il nuovo ordine multipolare dell’automotive. “Antonio ha maturato un’esperienza unica tra Sud America e Nord America, sapendo dialogare con ambienti normativi e politici complessi. È questa la direzione verso cui ci stiamo muovendo: un’industria globale che diventa multiregionale, capace di adattarsi alle specificità di ogni mercato, e allo stesso tempo di costruire sinergie produttive efficienti”.

L’intervento di Elkann arriva in un momento cruciale per l’automotive europeo. Mentre la concorrenza cinese accelera sull’elettrico e i costruttori tradizionali si confrontano con nuove regole, nuovi costi e nuovi comportamenti di consumo, l’idea di una mini EV costruita in Europa, venduta a prezzi accessibili e sostenuta da una filiera integrata, può diventare un elemento di rottura, o forse di salvezza. Una via europea alla mobilità sostenibile, più inclusiva e realistica.

Del resto, l’immaginario collettivo delle kei car non è fatto solo di numeri e specifiche tecniche. È fatto di quotidianità, di semplicità, di soluzioni pratiche. È un’idea che sa di futuro, ma anche di buonsenso. E in un’epoca in cui ogni segmento del mercato cerca un’identità, proporre una kei car all’europea, progettata e prodotta in casa, potrebbe rivelarsi la risposta più concreta a un’industria che ha bisogno di ritrovare l’equilibrio tra innovazione e accessibilità.