Lamborghini Ad Personam: colori e storie che diventano mito - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 18:36

Lamborghini Ad Personam: colori e storie che diventano mito

Oltre 400 tonalità nate tra mito, anniversari e territorio: con Ad Personam, ogni Lamborghini diventa un’opera “su misura”, capace di trasformare il colore in racconto senza tempo.

Di Ludovica Irace

C’è un momento, nel programma Ad Personam, in cui il cliente smette di scegliere e inizia a scrivere.

È l’attimo in cui il colore diventa un dettaglio identitario, la pennellata che trasforma una supercar in un capo d’alta sartoria. Non è un vezzo estetico: è la logica profonda di Automobili Lamborghini, che dal 2011 ha costruito un laboratorio di personalizzazione capace di coniugare ingegneria e narrazione. I numeri aiutano a capire la portata del fenomeno: oltre il 94% delle vetture consegnate include almeno un contenuto Ad Personam. Dietro a quella sigla si nasconde una cultura del progetto che mette al centro la sensibilità del proprietario, rendendolo co-autore di un oggetto che nasce già con una storia.

All’interno di questa cornice, il colore è da sempre terreno di sfida e di emozione. È qui che Sant’Agata Bolognese ha messo insieme un patrimonio di oltre 400 tonalità, un archivio vivo in cui ogni sfumatura custodisce un episodio, un personaggio, un luogo. La tavolozza Lamborghini non è un catalogo da sfogliare; è una mappa di significati. Talvolta la rotta conduce nel mito classico, in altri casi corre lungo gli anniversari della Casa, oppure si ferma nei campi dell’Emilia, dove tutto ha avuto inizio. Il risultato è un lessico cromatico che unisce innovazione e memoria, tecnologia dei materiali e Made in Italy.

Quando i designer e il team Ad Personam guardano alla classicità, i nomi diventano talismani. Il Nero Nemesis evoca l’idea di giustizia e di misura; l’Arancio Apodis porta in dote la costellazione dell’Uccello del Paradiso, con quella vibrazione calda da Giganti Arancioni; il Viola Pasifae rimanda a una figura potente e ambivalente, madre del Minotauro; il Blu Cepheus alza gli occhi verso il cielo boreale e costruisce un ponte tra il racconto e l’orizzonte. Più enigmatico il Grigio Telesto, che oscilla tra mitologia e astronomia: un nome che suggerisce e non svela, una sfumatura che vive di riflessi e di chiaroscuri. In tutti i casi, il colore non è un’etichetta: è un invito alla narrazione.

Ci sono poi tinte che nascono da episodi diventati leggenda. Il Verde Scandal è forse la più famosa: una cliente chiese un verde non in gamma e lo indicò con il vestito che indossava. Quel tessuto, lasciato come campione, è diventato un riferimento assoluto. Il Viola 30th celebra l’anniversario dei trent’anni, lanciato nel 1993 sulla Diablo, e porta con sé l’aura di un traguardo che ha segnato l’immaginario di un’intera generazione. Il Giallo Maggio onora il cinquantenario del 2013: un giallo iconico, reso ancora più brillante da particelle trasparenti altamente riflettenti, capace di far risplendere la carrozzeria come se la luce fosse parte della vernice. In questa genealogia cromatica ogni tono è un capitolo: date, modelli, atmosfere. Tutto torna, tutto si intreccia.

Il legame con il territorio non è un omaggio di circostanza. È la spina dorsale del racconto. Il Giallo Quercus richiama la quercia d’oro nello stemma di Sant’Agata Bolognese, simbolo di radicamento e di forza. Il Terra Emilia e il Terra di Sant’Agata Bolognese spostano l’attenzione dall’esterno all’abitacolo, con pelli che riprendono le sfumature della campagna e della terra: non un feticcio nostalgico, ma una scelta di materiali e texture che parlano di autenticità. È così che la supercar dialoga con il paesaggio: le linee corrono veloci, i colori restano.

C’è, infine, una frontiera di finiture esclusive dove la ricerca diventa artigianato d’alta gamma. Il Diamond Coating non è un colore in senso stretto, ma una trasparente che incorpora vera polvere di diamante nello strato finale: la luce viene rifratta in un mosaico di bagliori, irraggiando la tinta sottostante con una lucentezza irriproducibile da pigmenti metallizzati o micalizzati. Il Crystal Effect nasce da una tecnica multilayer applicata a mano: strati successivi che si sovrappongono e dialogano, generando riflessi dinamici che esaltano spigoli e superfici. La manifattura qui non è un’etichetta: è un processo visibile, quasi coreografico, che accompagna il colore nella sua forma compiuta.

Se oggi l’automobile è anche esperienza, la grammatica del colore è la sua lingua madre. In un mondo che tende all’omologazione, la personalizzazione diventa un atto culturale: scegliere un Blu Cepheus significa evocare costellazioni; optare per un Giallo Maggio è riscrivere un anniversario in chiave luminosa; preferire il Grigio Telestoracconta il gusto per le sfumature. L’innovazione tecnologica — dai processi di verniciatura ai controlli qualità — assicura che la bellezza sia anche ripetibile, che l’emozione non resti episodica ma diventi standard misurabile. È questo il patto tra cliente e marchio: libertà creativa dentro una cornice di eccellenza.

Le storie racchiuse nei nomi dei colori Lamborghini sono molte, alcune incastonate nella tradizione, altre sospese tra realtà e leggenda. Ma il punto d’arrivo è sempre lo stesso: ogni vettura esce dalle linee come un pezzo unico, capace di riflettere chi la guida e il luogo da cui proviene. Dall’epica antica alla ricerca sui materiali, dalle ricorrenze aziendali al Made in Italy, la tavolozza di Sant’Agata costruisce un tempo particolare, in cui il passato non tramonta e il futuro non smette di brillare. È in questa alchimia che il colore smette di essere tinta e diventa racconto: una firma che non scolorisce.