Auto e Motori
Mercato Auto Europa: ottobre in crescita, ma l'Italia frena ancora
L'Europa segna un +4,9% a ottobre, ma il confronto col 2019 resta impietoso. L'Italia preoccupa: calano le vendite e l'auto elettrica è al palo rispetto ai partner.

Non c’è ancora da stappare lo spumante, ma quantomeno si ricomincia a respirare.
I dati sulle immatricolazioni auto in Europa relativi al mese di ottobre ci restituiscono l’immagine di un continente che prova, con fatica e determinazione, a uscire dalle secche di un biennio complicatissimo. Il mercato europeo delle autovetture prosegue infatti il suo trend positivo, registrando una crescita del 4,9% con oltre un milione di unità vendute, per la precisione 1.091.904, rispetto alle performance dello stesso mese dell'anno precedente. Se allarghiamo lo sguardo al periodo gennaio-ottobre, il mercato europeo totalizza oltre undici milioni di targhe, segnando un incremento dell’1,9%. Numeri che raccontano una timida ripresa, certo, ma che necessitano di una lettura più approfondita per non cadere in facili entusiasmi.
La timida ripresa europea e l'ombra del pre-Covid
Dietro il segno più di questo autunno si nasconde infatti una realtà più complessa. Il confronto con il 2019, l'ultimo anno di "normalità" prima che la pandemia e le crisi geopolitiche sconvolgessero le catene di approvvigionamento globali, evidenzia ancora un divario che fa paura. I dati ci dicono che siamo sotto del 10,1% rispetto all'ottobre di quattro anni fa e, dato ancor più allarmante, del 17,3% sui primi dieci mesi. È come se al mercato mancasse ancora quasi un quinto della sua forza propulsiva originale. In questo scenario di chiaroscuri, dove la ripresa c'è ma resta fragile, si inserisce un elemento di novità politica ed economica: lo stanziamento UE di 600 milioni di euro destinato alle infrastrutture per carburanti alternativi. Una mossa che il settore accoglie positivamente, mentre cresce l'attesa per il pacchetto di novità che la Commissione Europea presenterà il prossimo 10 dicembre, una data cerchiata in rosso sulle agende di tutti i manager dell'automotive.
La corsa a velocità differenziate dei grandi mercati
Analizzando l'andamento dei singoli paesi, emerge una situazione estremamente differenziata tra i cinque Major Marketdel continente. Non tutti corrono alla stessa velocità; anzi, qualcuno sembra aver messo le ali mentre altri arrancano vistosamente. La Spagna si distingue per la performance più brillante, quasi sorprendente per intensità: Madrid segna un +15,9% a ottobre e un solido +14,9% nel cumulato annuo, trainando di fatto la media continentale. Anche la Germania, la locomotiva economica d'Europa, dà segnali di risveglio registrando un +7,8% nel mese, anche se il progresso sui dieci mesi si limita a uno striminzito 0,5%, segno di una stabilità ancora precaria. Segue la Francia con una crescita moderata del 2,9% mensile, che però non basta a sanare la contrazione del 5,4% accumulata da gennaio. In territorio positivo troviamo anche il Regno Unito, che mostra un +0,5% a ottobre ma vanta un più rassicurante +3,9% nel cumulato annuale.
L'Italia in retromarcia: unico segno meno tra i big
E qui arriviamo alla nota dolente, quella che riguarda il nostro Paese. L’Italia, che pure conferma la sua quarta posizione per volumi sia nel mese che nel cumulato, rappresenta l’unica, preoccupante nota negativa tra i principali mercati europei. I dati sono impietosi: registriamo una flessione dello 0,5% a ottobre e un calo del 2,6% nei dieci mesi. Mentre gli altri partner europei, chi più chi meno, mostrano segnali di vitalità, la Penisola sembra essersi incartata su se stessa. È un campanello d'allarme che risuona forte nei corridoi delle case automobilistiche e delle istituzioni: il mercato italiano non riesce a tenere il passo, zavorrato probabilmente da incertezze economiche interne e da un quadro di incentivi che non ha ancora sortito l'effetto strutturale sperato.
Il baratro delle auto elettriche: la Penisola è fanalino di coda
Ma se il dato generale delle vendite preoccupa, quello relativo alla transizione ecologica spaventa. Per quanto riguarda i veicoli ricaricabili, a ottobre l’Italia si posiziona mestamente all'ultimo posto tra i Major Market. La nostra quota complessiva di veicoli ECV (somma di elettriche pure e ibride plug-in) si ferma al 12,2%. Scendendo nel dettaglio, parliamo di un magro 5,0% di vetture elettriche pure (BEV) e del 7,2% di ibride plug-in (PHEV). Per capire la gravità di questo ritardo, basta guardare cosa succede oltre confine. Il divario rispetto agli altri principali mercati europei risulta particolarmente evidente, quasi imbarazzante. Il Regno Unito tocca il 37,5% di quota ricaricabile, con un impressionante 25,4% di sole elettriche pure. La Germania raggiunge una quota ECV del 33,4%, la Francia si attesta al 31,1%, mentre persino la Spagna ci stacca nettamente registrando il 22,4%.
Nel totale del mercato europeo, le ECV coprono ormai il 31,3% di share. Significa che in Europa quasi un’auto nuova su tre ha la spina, mentre in Italia siamo fermi a poco più di una su dieci. La nostra quota è circa 4,5 volte inferiore a quella degli altri 30 Paesi analizzati. È un dato che deve far riflettere sulla strategia industriale e infrastrutturale del Paese: senza una scossa decisa, l'Italia rischia di diventare il fanalino di coda di una rivoluzione, quella della mobilità elettrica, che altrove è già una solida realtà.
