Auto e Motori
Omoda 4 Ultra: debutto al Dream Day, stile e tecnologia
All' OMODA DREAM DAY esordisce Omoda 4 Ultra: design Cyber Mechanic, personalizzazione spinta, ADAS 2+ e abitacolo digitale pensati per la Generazione Z.



È un debutto pensato per lasciare il segno più che per inseguire l’ennesima moda.
All’International User Summit OMODA & JAECOO 2025, nel cuore dell’evento “OMODA DREAM DAY”, la nuova Omoda 4 Ultra entra in scena come manifestazione concreta della filosofia Cyber Mechanic: linee nette, superfici “meccaniche” che si intrecciano con grafiche digitali, materiali che cercano un dialogo tra estetica e funzione. L’allestimento a forma di X – una “base di esplorazione del futuro” – non è scenografia fine a sé stessa: serve a dire che Omoda vuole parlare il linguaggio dei giovani utenti con prodotti che cambiano pelle in base al contesto d’uso.
La personalizzazione non è un accessorio, ma l’asse portante del progetto. Omoda 4 introduce modifiche multidimensionali al design esterno, all’aerodinamica e ai dettagli dei materiali: un vocabolario che, sulla versione Ultra, diventa più esplicito. Lo si capisce al primo sguardo dal generoso spoiler posteriore e dal tagliente splitter anteriore. Non sono tocchi decorativi: ribassano visivamente l’assetto, ma soprattutto puliscono i flussi e migliorano la stabilità alle alte velocità. In un’epoca in cui l’occhio corre ai numeri di cavalli, qui il messaggio è diverso: partire dalla aerodinamica per rendere la guida più solida, la scocca più piantata, l’auto più prevedibile quando il ritmo sale.
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I dettagli fanno il resto. Le cover degli specchietti in look fibra di carbonio e le pinze freno con coperture colorateintroducono un contrasto cromatico e materico che richiama l’estetica gaming senza cadere nell’eccesso. È la cifra del “Cyber” che Omoda vuole codificare anche con un badge dedicato: un segno di appartenenza più che un logo, per sottolineare il rapporto con community e creatori. In controluce c’è una verità industriale: le opzioni di personalizzazione servono a dare valore percepito, ma diventano credibili solo se ancorate a benefici tangibili su ergonomia, fruibilità e dinamica. Qui, almeno a giudicare dal primo contatto, il filo logico regge.
Dentro, la coerenza prosegue. L’abitacolo intelligente mette al centro un ampio schermo verticale, vero hub di uno spazio digitale mobile. L’interfaccia è studiata per la Generazione Z, cresciuta a scroll e gesture: meno strati, più scorciatoie, navigazione intelligente che integra mappe e servizi contestuali. La human–machine interface privilegia fluidità e continuità: le funzioni più usate sono a portata di tocco, i widget si adattano alla situazione, l’auto “ascolta” comandi vocali naturali. Un’impostazione che ha senso se la risposta dell’hardware resta rapida e se i servizi connessi reggono nelle aree meno coperte: sarà il vero banco di prova oltre la passerella dell’evento.
Sul versante guida, Omoda 4 Ultra porta in dote un pacchetto ADAS di livello 2+. È un livello di automazione avanzata pensato per alleggerire i trasferimenti quotidiani e i viaggi lunghi: cruise adattivo, centraggio di corsia e gestione predittiva della velocità lavorano insieme per ridurre la fatica. La chiave è l’integrazione: non è la singola funzione a fare la differenza, ma la capacità del sistema di comportarsi in modo coerente, senza interventi bruschi o “effetto sorpresa”. In città come in autostrada, il valore reale sta nella qualità dell’assistenza e nella trasparenza con cui l’auto comunica limiti del sistema e ruolo del conducente.
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La cornice scelta da Omoda per il debutto è un manifesto. L’eco-exhibition OMODA & JAECOO adotta il concetto “One Store, Two Lifestyles”: un’unica casa per due anime, la tecnologia intelligente e la vita outdoor. I percorsi espositivi incrociano veicoli e prodotti eco-friendly, invitando a pensare l’auto come nodo di un ecosistema: ricarica domestica e in viaggio, accessori smart, abbigliamento tecnico, servizi digitali. È un racconto che supera il confine dello showroom tradizionale e prova a connettere la scelta d’acquisto a uno stile di vita. Non tutte le promesse, per onestà, si misurano in newton-metre o secondi nello 0-100; alcune stanno nella coerenza di una piattaforma servizi capace di evolvere nel tempo.
Sul piano del design, il linguaggio Cyber Mechanic regge perché gioca sul contrasto: elementi “meccanici” marcati – nervature, effetti satinati, componenti enfatizzati – si affiancano a superfici “digitali” pulite e a illuminazioni che seguono pattern algoritmici. Non è un azzardo isolato nel panorama globale, ma qui diventa parte di una narrazione che punta a dare all’utente una “nuova soluzione di personalizzazione” che tenga insieme estetica e funzionalità. Detto altrimenti: look forte, sì, ma con vantaggi d’uso riconoscibili nell’esperienza quotidiana.
Al netto dell’entusiasmo scenico, la vera sfida è nel dopo-salone. La platea a cui Omoda parla – nativi digitali, acquirenti alla prima auto, famiglie giovani – guarda a connettività, sicurezza attiva, costi di esercizio e valore nel tempo. Se Omoda 4 Ultra saprà dimostrare che lo spoiler non è solo estetica, che lo splitter non è solo un orpello, che gli ADAS 2+ migliorano davvero la vita in viaggio e che l’abitacolo digitale non complica gesti semplici, allora l’ambizione di “sfuggire al conformismo” diventerà sostanza. In caso contrario, resterà un ottimo esercizio di stile. Dalle prime impressioni, la direzione scelta – personalizzazione come servizio, tecnologia come facilitatore – è quella giusta per un pubblico che chiede auto su misura senza rinunciare alla concretezza.
In conclusione, Omoda 4 Ultra appare come un biglietto da visita ben confezionato: un badge “Cyber” a firmare la differenza, una piattaforma di design che parla il linguaggio della Generazione Z, un pacchetto ADAS allineato alle abitudini di guida contemporanee e un ecosistema espositivo che porta l’auto oltre l’oggetto. Il mercato dirà se l’idea di One Store, Two Lifestyles potrà diventare un vantaggio competitivo duraturo. Per ora, il messaggio è chiaro: la personalizzazione non è una nicchia, ma il cuore di una proposta che vuole spostare l’asticella dal “quanto corre” al “come ti somiglia”.
