Auto e Motori
Renault apre “the carwalk” sugli Champs-Élysées: nasce l’hub pop
A Parigi riapre la storica vetrina Renault: un hub immersivo tra architettura, pop culture e mobilità del futuro che trasforma lo showroom in un luogo di vita.


























Certe città raccontano i brand meglio di qualsiasi campagna.
Per Renault, Parigi è un palcoscenico naturale, e gli Champs-Élysées sono il proscenio dove, nel 1910, Louis Renault inventò di fatto il primo negozio-showroom automobilistico al mondo. Da allora il numero 53 del viale più celebrato ha accompagnato la modernità del marchio attraverso stagioni diverse: il Pub Renault degli anni Sessanta, l’Atelier dei Duemila, le mostre che hanno tenuto aperto il dialogo tra design e vita urbana. Oggi quella storia ritorna con Le défilé renault ® the carwalk, un’idea più che un indirizzo: uno spazio che mescola memorie e futuro e che scommette sul legame tra auto, città e cultura pop.
Non è un semplice restyling. L’intenzione è riscrivere il ruolo dell’auto nella vita quotidiana, passare dalla vetrina alla relazione. La promessa è un’esperienza immersiva, con proiezioni, archivi, contenuti condivisibili, ma anche con la concretezza di una rampa elicoidale lunga 170 metri che attraversa il cuore dell’edificio. L’hanno battezzata “carwalk” per dichiarare fin dal nome la contaminazione con la moda e le sue passerelle: il pubblico è invitato a salire in scena, muovendosi tra concept-car, modelli iconici e novità di gamma come in una sfilata che appartiene a tutti. L’inclinazione sotto il quattro per cento rende il percorso accessibile anche alle persone a mobilità ridotta, ricordando che la bellezza non ha senso se non è inclusiva.
Il gesto architettonico porta la firma di Franklin Azzi, che ha scelto una dialettica limpida: minimalismo esterno con un’ampia facciata vetrata senza barriere visive; radicalità interna con la carwalk sospesa, sostenuta da un’armatura in staff e tiranti, rivestita di rovere e disegnata per esaltare la luce. L’impressione è quella di un circuito domestico, un museo in movimento dove l’auto non sta ferma su un piedistallo ma scorre nel paesaggio dello sguardo. L’attenzione al dettaglio diventa linguaggio identitario: pannelli con motivi a losanga riprendono il logo, mentre due grandi diamanti d’acciaio, sospesi all’ultimo piano, si avvicinano e si fondono allo scoccare di ogni ora, trasformando un segno grafico in rituale urbano. È una coreografia che parla di coerenza: la visual identity non è una carta, è un’esperienza.
Il progetto non rinuncia alla misura francese del comfort. Legno, cemento quarzato, metallo grigio termolaccato, vetro nero, lava smaltata, pellami: materiali nobili usati con sobrietà, per un’eleganza che evita l’effetto scenografico fine a se stesso. L’illuminazione è calibrata per sottolineare superfici e traiettorie più che per abbagliare; la sostenibilità entra dal portone principale, nelle scelte energetiche e nella volontà di ridurre l’impronta luminosa senza comprimere il piacere della fruizione. La sensazione, camminando, è di un luogo che respira: i suoni sono mitigati, le prospettive si aprono, la rampa suggerisce un tempo lento anche nel cuore della via più trafficata.
Ma la novità sta soprattutto nella funzione. Le défilé renault ® the carwalk nasce come “luogo di vita” e non solo di vendita: agorà centrale, caffetteria con terrazza affacciata sul boulevard, The Originals Store per il merchandising d’archivio, mezzanini e spazi VIP pronti a diventare gallerie, palchi, sale proiezioni. Lo showroom si fa contenitore modulabile per eventi, performance, workshop, incontri con designer e musicisti. L’automobile torna a essere tema culturale, oggetto che appartiene alla città perché la attraversa, perché la racconta e la cambia. E in questa scelta c’è la differenza rispetto ad altri marchi: non un museo del sé, ma un hub che accoglie linguaggi diversi con la leggerezza di una passerella.
Renault, ultimo grande industriale rimasto stabilmente sugli Champs-Élysées, rivendica così un ruolo pubblico senza retorica. Da un lato custodisce la memoria — la vecchia bottega del 1910, le stagioni della modernità, la fiducia nella tecnica — dall’altro accende un riflettore sul tempo che viene: elettrificazione, servizi connessi, nuove forme di proprietà e condivisione. Qui la mobilità non è promessa astratta, ma narrazione concreta che si tocca: la rampa invita a salire, i modelli d’archivio dialogano con le concept, la città filtra dalla facciata come un fondale in movimento. È un invito a riconoscersi in una storia comune, a immaginare come sarà muoversi domani tra boulevard e quartieri.
Il disegno funziona perché tiene insieme i contrari: minimalismo e calore, spettacolo e misura, memoria e sperimentazione. L’architettura non schiaccia chi entra, lo accompagna; il brand non si autocelebra, si mette al servizio di un’esperienza. In fondo, “the carwalk” è esattamente questo: un tappeto mobile che fa sfilare vetture e persone, culture e desideri, dentro un racconto che non finisce al check-out. Nel continuo andirivieni degli Champs-Élysées, Renault si prende il rischio di restare, scegliere il centro, accettare che l’auto possa ancora essere un pezzo di vita urbana. E nell’incrocio tra pop culture e progetto, tra artigianato e tecnologia, la vetrina più famosa del marchio ritorna contemporanea.
Dentro questo racconto scorrono, senza forzature, le parole chiave del presente: Renault che riafferma la propria identità, gli Champs-Élysées come teatro, un flagship store che parla di pop culture, la mobilità elettrica come orizzonte e il design francese come grammatica condivisa. Sono tasselli di una stessa frase che Parigi conosce bene: l’innovazione vale quando diventa esperienza, e l’esperienza conta quando è aperta a tutti.