Auto e Motori
Terremoto Nissan in Europa: scattano i tagli, sindacati sul piede di guerra
Nissan avvia trattative sindacali per tagliare posti di lavoro nell’ufficio regionale europeo in Francia, coinvolti circa 560 dipendenti.




Tempi duri in vista per i dipendenti Nissan presso l'ufficio regionale europeo.
La casa automobilistica giapponese, da tempo alle prese con un piano radicale di ristrutturazione globale, ha ufficialmente avviato le trattative con i rappresentanti sindacali per ridurre il numero di posti di lavoro nella sua sede francese di Montigny-le-Bretonneux, dove lavorano circa 560 persone. La notizia è trapelata grazie a documenti aziendali e comunicazioni interne riportate da Reuters.
Non si tratta soltanto di una decisione locale: la sede europea di Nissan supervisiona operazioni cruciali non solo per il continente europeo, ma anche per Africa, Medio Oriente, India e Oceania. Secondo fonti vicine alla vicenda, che preferiscono rimanere anonime, i cambiamenti in atto saranno significativi e potrebbero influenzare fortemente l'operatività della struttura.
Massimiliano Messina, vicepresidente regionale di Nissan, ha rassicurato in una mail interna inviata lo scorso 31 luglio, che le trattative verranno svolte con la massima attenzione e nel rispetto di tutte le normative legali. "Stiamo lavorando diligentemente e rispettosamente con tutte le parti coinvolte, per assicurare che il processo sia trasparente e svolto con cura", ha affermato Messina, sottolineando l’intenzione di esplorare prima l’opzione di licenziamenti volontari, limitando così il ricorso ai licenziamenti forzati.
La tempistica prevista indica che le consultazioni dovrebbero concludersi entro il 20 ottobre, con comunicazioni più dettagliate destinate al personale entro novembre. Un momento delicato, dunque, per centinaia di famiglie che attendono con ansia ulteriori sviluppi.
La situazione di Nissan è complicata da anni difficili caratterizzati da vendite deludenti, soprattutto in mercati cruciali come Cina e Stati Uniti. L’arrivo del nuovo CEO Ivan Espinosa, ad aprile, aveva già preannunciato una drastica svolta strategica. La ristrutturazione globale della casa automobilistica prevede infatti tagli al personale fino al 15% della forza lavoro, la riduzione della capacità produttiva globale del 30% (pari a 2,5 milioni di veicoli all'anno), e una consistente diminuzione degli stabilimenti, che passeranno da 17 a 10 unità operative.
L’obiettivo dichiarato è quello di ottenere un risparmio complessivo di 500 miliardi di yen (circa 3,4 miliardi di dollari), una manovra necessaria secondo il management per garantire la sopravvivenza e il futuro della società.
A conferma della profondità di questa revisione strategica, Nissan ha già annunciato nei giorni scorsi la chiusura del suo storico impianto Civac in Messico entro marzo del prossimo anno. Allo stesso tempo, è già stata programmata la fine della produzione nello stabilimento di Oppama, in Giappone, entro marzo 2028, e presso la Nissan-Shatai Shonan entro marzo 2027.
Questi passi riflettono chiaramente la portata della crisi attraversata dal marchio nipponico, che oggi conta circa 19.000 dipendenti tra Europa, Africa, Medio Oriente, India e Oceania, di cui il 60% concentrato proprio nel continente europeo. La notizia dei tagli nell'ufficio europeo, dunque, rischia di essere solo la punta di un iceberg ben più profondo e problematico.