Forza Italia al 10,5%. E' la fine di Silvio? L'analisi
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
Il dato più drammatico è quello dell'Istituto Piepoli: Forza Italia per la prima volta nella sua storia scende sotto l'11% e ora vale il 10,5 perdendo un altro mezzo punto in una settimana. E' la chiave di lettura di quello che sta accadendo nel partito di Silvio Berlusconi, terremotato dall'addio di Sandro Bondi e di Manuela Repetti che hanno lasciato il gruppo azzurro a Palazzo Madama. Le dimissioni dell'ex ministro e della sua compagna erano nell'aria da tempo ma arrivano proprio nel bel mezzo dello scontro tra i colonnelli dell'ex Cavaliere. E sono la cartina di tornasole di una crisi ormai profonda e, forse, irreversibile del movimento che nel 1994 voleva cambiare l'Italia.
GUERRA PER BANDE - Paolo Romani ha rilasciato una lunga intervista ad Affaritaliani.it in cui ha spiegato dettagliatamente il senso del suo "sasso" lanciato nei giorni scorsi a Milano. Ha parlato del rapporto con il premier, delle riforme, del defunto Patto del Nazareno e soprattutto delle liti interne. L'impressione, però, è che in Forza Italia non stia affatto per scoppiare la pace. Anzi, tutt'altro. Il cerchio magico Toti-Rossi-Bergamini-Gelmini fa quadrato attorno al leader e attacca tutti quelli che si peccano di lesa maestà a 360 gradi. Fitto è sempre più vicino allo strappo in Puglia con la sua candidatura autonoma. Verdini non digerisce il no alle riforme e medita di sostenere il governo Renzi con la sua pattuglia di fedelissimi. Brunetta e Santanchè, sempre più battitori liberi, sembrano sogni giorno meno allineati con l'ex premier. Il tutto mentre gli ex An contestano la deriva gay-friendly voluta dalla Pascale e portata avanti dalla Carfagna.
VERSO FORZA SILVIO - Berlusconi in questo contesto medita seriamente di lanciare in estate un nuovo movimento, 'Forza Silvio', rottamando Forza Italia e dando la colpa del probabile e quasi certo flop alle Regionali ai colonnelli non allineati e non fedeli al 100%. Quasi come se il dibattito di questi giorni servisse tra due mesi per giustificare il tonfo nelle urne e provare a fare in modo che non travolga direttamente il leader. Berlusconi, sempre meno presente in pubblico, starebbe quindi lavorando al cambio di nome per trasformare il partito in un movimento ancora di più fatto su immagine del capo. Una formazione snella e senza troppi costi che resti all'interno del PPE ma che si liberi di chi - non solo i fittiani - non è un fedelissimo.