Politica
Renzi, Berlusconi pronto a salvare il governo

Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
"Stai tranquillo Matteo, se ci sono problemi in Senato ci penso io a salvarti". Sono più o meno queste le parole utilizzate da Silvio Berlusconi durante una telefonata con il presidente del Consiglio avvenuta nei giorni scorsi, durante i momenti più caldi delle votazioni a Palazzo Madama sul ddl Boschi. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, l'ex Cavaliere si sarebbe sentito con Renzi per fare il punto delle riforme. Berlusconi avrebbe spiegato al premier che ufficialmente deve tenera la posizione ferma sul no alle riforme costituzionali, ma nel caso in cui ci fossero pericoli per la maggioranza i senatori azzurri sarebbero pronti a socorrere il Pd e il governo (come è accaduto l'altro giorno su un emendamento della sinistra dem). Berlusconi non può fare altrimenti. Primo perché non si fida di Matteo Salvini e, nonostante gli elogi pubblici, fa di tutto per impedire che egemonizzi l'intero Centrodestra. Secondo perché il cosiddetto 'partito di Mediaset' (i figli di Berluscoi, Gianni Letta e i vertici di Fininvest) avrebbero fatto enormi pressioni sul leader di Forza Italia affinché non si metta a rischio l'esecutivo almeno per tutto il 2016. Il gruppo Mediaset-Fininvest, infatti, punta sulla ripresa economica e quindi è interessato alla stabilità politica e vede come fumo negli occhi una possibile crisi e il ritorno alle urne. Anche la nascita del gruppo Ala di Denis Verdini sarebbe stata in qualche modo favorita dall'ex premier. E' vero che i rapporti tra Berlusconi e l'ex coordinatore del Pdl si erano raffreddato, ma è altrettanto vero che Berlusconi non ha fatto nulla per impedire la fuoriuscita di parlamentari, guarda caso quasi tutti senatori (Renzi rischia a Palazzo Madama e non a Montecitorio), verso il gruppo Ala. In questo modo l'ex Cav tiene il piede in due scarpe e rilancia la politica dei due forni di andreottiana memoria: dialoga con Salvini e scrive comunicati di piena intesa con il segretario del Carroccio (ma non ci crede nessuno) e intanto sostiene il premier direttamente o, se serve, indirettamente al Senato.