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Politica
Bonelli: "Cingolani? Inadeguato. Per la transizione servono le rinnovabili"
Da sinistra: Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana), Eleonora Evi e Angelo Bonelli (Europa Verde)

Il portavoce di Europa Verde boccia il ministro Cingolani: "Lo giudico negativamente. La politica energetica in Italia da sempre la fa l'Eni"

 

Angelo Bonelli, che compie 60 anni il 30 luglio 2022, è co-portavoce di Europa Verde insieme a Eleonora Evi. La scelta di unire le forze con Sinistra Italiana, guidata da Nicola Fratoianni, sta pagando: i sondaggi danno l’alleanza rossoverde in crescita, al 4,1%.

Bonelli, lo ritiene un buon punto di partenza?
“Sì, lo è, ma vogliamo essere ambiziosi, perché la questione non è tanto il nostro risultato elettorale, quanto la capacità di affrontare una crisi ambientale e sociale che ci preoccupa molto, perché può produrre effetti drammatici già nel prossimo autunno. Sentiamo la responsabilità di fornire delle risposte adeguate a livello di governo”

Il tema ambientale storicamente fatica a diventare protagonista del dibattito pubblico italiano, mentre all’estero i partiti ecologisti ottengono risultati molto interessanti. Lei crede che siano maturate le condizioni per invertire la rotta?
“Oggettivamente c’è sempre stata una certa differenza nei risultati dei partiti verdi, tra il Nord e il Sud dell’Europa. Un fatto culturale, probabilmente. Tuttavia, già da alcuni anni stiamo ottenendo riscontri molto positivi, nel silenzio quasi totale del mainstream. Siamo sulla strada giusta e con l’alleanza con Sinistra Italiana abbiamo contribuito ad evitare le frammentazioni, che non fanno bene. Misteriosamente si è parlato di un successo di Calenda alle ultime elezioni, ma noi abbiamo eletto oltre 200 consiglieri comunali, facendo molto meglio di Azione. Stiamo intercettando l’interesse dei giovani. A Milano, dove abbiamo ottenuto il 6%, abbiamo eletto tre consiglieri, di cui due 25enni. In generale, molti dei nuovi iscritti sono giovani, segno che il tema ambientale sta facendo irruzione nel dibattito pubblico”.

Non si può dire che tra lei e Calenda (e nemmeno tra Fratoianni e Calenda) ci sia una grande simpatia. Come farete a gestire all’interno della coalizione il vostro dissenso su temi come l’inceneritore di Roma, il rigassificatore di Piombino e il nucleare?
“Per quanto riguarda la coalizione, la situazione è complicata dal fatto che il sistema elettorale non prevede un programma unitario. La legge andava cambiata. Ma, se permette, a me preme soprattutto entrare nel merito delle questioni”.

Certo, parliamone.
“Abbiamo il dovere di garantire energia al Paese, proprio per salvaguardare la tenuta sociale di fronte a questa drammatica crisi. Questo coinvolge anche le infrastrutture di produzione, ma il rigassificatore di Piombino è una scelta bislacca: chi ha pensato di collocarlo all’interno di un porto, a pochi metri dalle abitazioni? Il rischio di incidenti è enorme, senza contare il fatto che ci sono già rigassificatori a La Spezia e Livorno: ne vogliamo davvero avere tre, nel raggio di 170 km? È sbagliata la collocazione”.

E sul termovalorizzatore di Roma, che cosa pensa Europa Verde?
“A differenza di Calenda, che si sta soprendentemente perdendo tra slogan e ideologie, noi abbiamo un approccio pragmatico. Abbiamo sostenuto l’elezione di Gualtieri, nel cui programma c’è scritto chiaramente che per chiudere il ciclo dei rifiuti di Roma si devono potenziate le linee di incenerimento esistenti. Perché poi ci si è discostati da quella posizione, aprendo una sorta di scontro ideologico? E’ inoltre necessario investire nell’economia circolare”.

Rispetto al nucleare, il vostro è un no tout court, oppure potrebbe essere preso in considerazione come una “soluzione-tampone”, per affrontare la crisi nei rapporti con la Russia?
“No, il nucleare non può essere una soluzione-tampone! Basta vedere la Francia, che è un Paese all’avanguardia sul tema. Hanno iniziato a costruire le centrali di terza generazione nel 2007 e i lavori non sono ancora finiti, con costi che nel frattempo sono levitati oltre i 18 miliardi di euro! Sfido Calenda a un confronto pubblico sui numeri: ha costruito la sua carriera politica sulla competenza, ma su questo tema proprio non è ferrato. In questo, è uguale a Salvini”.

In cosa sbaglia Calenda?
“Quando propone 30 reattori (a fronte dei 56 della Francia), vorrei tanto sapere come intende pagarli. Calenda trascura il fatto che la Francia ha dovuto nazionalizzare Électricité de France, la società che gestisce le centrali, perché era travolta dai debiti. Un’operazione che, in totale, è costata 13 miliardi di euro. Molte delle centrali francesi sono ferme per via della siccità e delle ondate di calore, una situazione che impedisce di raffreddarne i reattori. Il nucleare ha dei costi molto elevati, che possono essere sostenuti solo attraverso forti investimenti pubblici. Credo che Calenda non sappia che la Francia ha di recente firmato un accordo con il Regno Unito, nel quale il prezzo viene bloccato a 125 euro per MW/h: un costo insostenibile! Queste questioni, unitamente al problema dello smaltimento delle scorie, dimostrano che chi propone il nucleare non ha ben capito di che cosa sta parlando”.

Qual è la strada per risolvere la crisi energetica?
“Le rinnovabili, che hanno un costo molto basso. La Germania alcune settimane ha prodotto energia da rinnovabili (in particolare con l’eolico), portando il costo dell’energia in quei giorni tra 0 e 5 euro per MW/h. E’ di queste cose che dovremmo parlare, per raggiungere un triplice obiettivo: dobbiamo garantire energia al Paese, ma tenendo basso il prezzo ed affrontando il tema dei cambiamenti climatici. Vedo che il ministro Cingolani si vanta degli accordi sul gas con nuovi Paesi fornitori, ma bisogna far sapere agli italiani che spenderemo il 30% in più, perché il gas liquido è più caro. Il problema economico/sociale non è affatto risolto”.

Cingolani ha reso noto che non farà parte del prossimo governo. Che bilancio fa del suo operato come ministro? A che punto è l’Italia sul tema della transizione ambientale?
“Il giudizio su Cingolani è negativo, come è inevitabile per un ministro che definisce ‘un bagno di sangue’ il proprio ministero. La frase dimostra il suo livello di inadeguatezza. Cingolani ci ha allineato a Paesi come Bulgaria, Romania e Polonia, che dal punto di vista ambientale sono fermi alla preistoria. Ricordiamo che il ministro ha invitato i parlamentari italiani a votare contro il Piano Verde dell’Ue, del quale fanno parte le rinnovabili, le auto elettriche e altre innovazioni. Per fortuna non è stato ascoltato. Aggiungo che Cingolani ha nominato un commissario per il rigassificatore, ma perché non lo ha fatto per le rinnovabili, dove abbiamo 150 GigaWatt di energia ancora bloccati? C’è stata troppa attenzione al fossile, cosa che ha fermato la transizione ecologica. Nel frattempo, il governo tedesco ha investito 176 miliardi di euro su un fondo per il clima, con investimenti in campo sociale e tecnologico. Benché non sia certo ‘il Paese del sole’, la Germania entro il 2035 passerà al 100% di energia di fonti rinnovabili. E noi? La strategia energetica del nostro Paese è da sempre fatta dall’Eni, che nell’ultimo trimestre del 2021 ha fatto utili incrementati del +681%, arrivando a 3,8 miliardi di euro! E nel primo trimestre del 2022 ha fatto il +293%. Ci sono tra i 40 e i 50 miliardi di euro di extraprofitti, registrati dalle società del settore energetico. Vogliamo affrontare il tema?”.
 

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