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Politica
Bussolati come Pelosi: entra nella storia dell'ostruzionismo, discorsi-record

Il consigliere del Pd ha parlato in Regione Lombardia per 8 ore, come la collega americana nel 2018: tutti i record della pratica del "filibustering"

Con le sue otto ore di intervento ininterrotto in Regione Lombardia, il consigliere del Pd Pietro Bussolati ha ottenuto due obiettivi: accendere l’attenzione mediatica sul dibattito riguardante la Legge 23 sulla Sanità, colpevolmente sopito dopo la prima fase del Covid-19, ma anche quello di entrare nella storia dell’ostruzionismo istituzionale. Il cosiddetto “filibustering” è una pratica democratica di grande importanza, perché consente anche a chi è in minoranza di rappresentare in maniera decisamente efficace la propria opposizione alle decisioni in corso, provando a fiaccare la resistenza della maggioranza. Si tratta di un modo di interpretare il ruolo che richiede determinazione, convinzione nelle proprie idee e… abbondanti dosi di caffè. Con le sue otto ore di discorso a Palazzo Pirelli, Bussolati si inserisce in una storia che vede tanti altri fulgidi esempi di battaglia in aula.

USA: le otto ore di Nancy Pelosi

Un intervento della durata identica a quello di Bussolati, otto ore, permise a Nancy Pelosi di stabilire il record per il discorso più lungo nella Camera americana dal 1909. Accadde nel febbraio del 2018, quando la deputata californiana si produsse in uno struggente tentativo di tutelare i diritti dei “dreamers”, chiedendo ai democratici di non appoggiare l’intesa sui budget senza un accordo sui clandestini. Oltre a citare Papa Francesco e la Bibbia, l’allora 77enne leader della minoranza Dem lesse le lettere dei giovani migranti che rischiavano di essere deportati per mano dell’amministrazione-Trump.

Maratona di interventi pro-choice

Nel 2013 un’altra Dem americana, la texana Wendy Davis, si profuse in un filibustering durato ben 13 ore, allo scopo di esprimere tutta la sua contrarietà nei confronti della legge che limitava il diritto di ricorrere all’aborto. Il suo esempio incoraggiò altri esponenti politici ad adottare strategie simili, fino alla cancellazione della norma nel 2016.

Cile: 15 ore per uno storico impeachment

Lunedì 8 novembre il deputato socialista cileno Jaime Naranjo è arrivato a un totale di 15 ore di intervento per sostenere l’impeachment del Presidente di centrodestra Sebastián Piñera, coinvolto nello scandalo “Pandora Papers”. Naranjo ha dato lettura alle 1.300 pagine del rapporto che sosteneva la rimozione del presidente, con un obiettivo specifico: prendere tempo per permettere l’arrivo in aula del deputato Giorgio Jackson (in quarantena per il Covid), che avrebbe garantito all’opposizione il voto necessario per l’approvazione dell’impeachment. Il piano è andato a buon fine: per la prima volta nella storia la camera bassa ha approvato una richiesta di impeachment nei confronti di un presidente in attività e ora la questione passa al Senato. Una mazzata per l’immagine di Piñera, che non si ricandiderà alle elezioni del 21 novembre.

In Italia ha iniziato il PSI

Nel nostro Paese, la tecnica ha radici antiche. Il primo caso documentato accadde tra il 1899 e il 1900, quando durante il Governo Pelloux il Partito Socialista si oppose all’approvazione di una legge per la pubblica sicurezza proponendo una valanga di emendamenti e ordini del giorno, che bloccarono i lavori per vari giorni. Proprio in seguito a quella battaglia d’aula, il 1 aprile 1900 l’allora presidente della Camera Giuseppe Colombo fece votare una modifica del regolamento, attribuendo al governo la facoltà di stabilire la data e l’ora della votazione riguardo una legge, a prescindere dal numero di emendamenti discussi fino a quel momento. Tra i moderni campioni della specialità figura invece il senatore leghista Luigi Peruzzotti, soprannominato “Ostruzionix” (con un ironico omaggio alle “radici celtiche” del partito) per il record di 4.000 richieste di verifica del numero legale presentate tra il 1996 e il 2001, uno dei tanti modi di mettere i bastoni tra le ruote del manovratore.


L’evoluzione della battaglia politica

Nel dopoguerra la storia del filibustering in Italia si è arricchita di numerosi capitoli. Tra i più celebri, ricordiamo il PCI che nel 1949 scelse questa tattica per opporsi all’entrata dell’Italia nel Patto Atlantico con interventi per ben tre giorni e la DC che nel 1974 la adottò nel dibattito sul divorzio, protraendo l’iter per circa sei mesi. L’allora capogruppo Giulio Andreotti se ne fece un vanto.
Negli anni Settanta il leader del MSI Giorgio Almirante venne soprannominato “vescica di ferro” dopo un epico intervento di dieci ore sull’ordinamento regionale. Nel 1980 il Partito Radicale presentò 7.500 emendamenti e produsse interventi per un totale di circa 95 ore, per bloccare la proposta del Governo Cossiga sulla legge che permetteva alla polizia di ricorrere al fermo prolungato dei sospetti di reato. 

Il record italiano è di Marco Boato 

Proprio a un radicale, Marco Boato, appartiene il record dell’intervento più lungo di tutti tempi in un’aula istituzionale italiana. Nel 1981 il deputato si batté contro un’altra legge sul fermo prolungato attraverso un discorso di ben 18 ore (e 5 minuti) a cavallo di due giornate e per una notte intera. Fu anche un autentico sforzo fisico, visto che il regolamento allora in vigore impediva non solo di leggere testi scritti, ma anche di appoggiarsi al banco e di assumere altro che acqua. Quando chiese un cappuccino, gli fu perfidamente negato. Tuttavia Boato era famoso per la sua conoscenza delle norme d’aula e, denotando una notevole resistenza, entrò nella storia.

Il record mondiale: oltre 24 ore!

A livello planetario mondiale, il record dell’intervento-monstre appartiene al senatore repubblicano Strom Thurmond, che nel 1957 parlò per 24 ore e 18 minuti filati contro il Civil Rights Act proposto dal Presidente Eisenhower. Per “allungare il brodo”, Thurmond inserì nel suo discorso parti assolutamente strumentali, come la ricetta dei biscotti di sua nonna! Un vero capolavoro di resistenza da parte un uomo di forte tempra: fu il terzo senatore della storia americana a superare i cent'anni d'età e l'unico a festeggiare il secolo di vita mentre era ancora in carica. Boato può accontentarsi del secondo posto, dietro un competitor così illustre. A Bussolati, invece, va riconosciuto il merito di non aver utilizzato argomenti strumentali, bensì testimonianze dirette sui disservizi della sanità lombarda, appositamente raccolti nei giorni precedenti il dibattito attraverso i social.
 

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