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Politica
C'è un solo modo di risolvere il conflitto Russia-Ucraina e non è in battaglia
(foto Lapresse)

Tutti i conflitti dovrebbero essere risolti al tavolo dei negoziati, non sul campo di battaglia; il diritto internazionale lo richiede e non c’è altro modo plausibile per risolvere le controversie emergenti dai traumatici eventi del 2014 a Kiev. Io ero in Piazza Maidan, forse l'unico italiano ammesso all'interno delle barricate e ho il diritto di raccontare ciò che ho visto: mercenari georgiani pagati dagli americani. Ma attenzione, le cose non sono mai quella stucchevole semplificazione disneyana, quel semplicistico scontro tra il bene e il male descritto dai nostri pessimi media. A Kiev la maggior parte delle persone era con i ribelli, filoamericana, illusa dai nostri pessimi politici di poter entrare a far parte dell'Unione Europea in pochi mesi.


Tutt'altra storia nell'Est dell'Ucraina. Ho visitato Donetsk nel 2012, so di cosa parlo. Città mineraria, abitata da immigrati giunti da tutta l'URSS, la città - come tutta la regione del Donbass e quella del Lugansk - era abitata da una pressoché uguale percentuale di russofoni e autoctoni di etnia ucraina. E tutt'altra storia ancora in Crimea, russofona al 90% da sempre (almeno da dopo la cacciata dei Tatari).

La scorsa settimana gli americani (questa potenza imperiale che ignora la Storia, la cultura e le aspirazioni dei popoli) hanno dichiarato che la Crimea è Ucraina. Giusto, come il Kosovo è serbo! Due pesi e due misure sempre, mistificazione, uso delle armi: il peggio del passato unito al peggio del presente: il fondo BlackRock già incaricato di gestire i fondi per la ricostruzione dell'Ucraina.

L'Italia è una povera colonia lontana dal cuore dell'impero americano e obbedisce felice, scodinzolando come un cagnolino da salotto. Lontani i tempi di Sigonella, dove Bettino Craxi tenne testa all'impero (pagandone poi tutte le conseguenze, altro che Mani pulite!). E la causa della caduta di Silvio Berlusconi non è l'età, ma il legame che lo lega a Putin, che lo ha reso inviso agli americani. Ragioni di Realpolitik ci impongono di essere fedeli all'impero. Le comprendo, mi sta bene. Ma, per favore, smettiamola di interpretare il mondo come farebbe un bimbo di cinque anni (o un idiota).   
 

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