Politica
Conte, 4 richieste a Draghi. Mattarella si cautela col bis: via Savona e Visco

Resa dei conti M5s-premier. Ma intanto il Colle pensa al bis e dà a Chigi la gestione delle nomine. Resta Descalzi, Giavazzi presidente Eni. Via Savona e Visco
Verso la resa dei conti M5s-Draghi: ecco le richieste di Conte mentre si muovono i "pontieri"
La convocazione di un Consiglio nazionale M5s lunedì mattina, a poche ore dalla visita a palazzo Chigi, serve a Conte per avere un mandato forte a trattare e per sottolineare che la questione con il governo non è personale, certo c'è il sospetto che dietro l'operazione Di Maio ci sia l'avallo di Draghi (il ministro degli Esteri ha smentito, "non scherziamo"), ma il disagio non è legato a messaggi o telefonate tra l'ex numero uno della Bce e Grillo, il problema per l'ex premier è politico.
Il presidente dei pentastellati sta preparando l'incontro con il presidente del Consiglio. Entrambi vogliono che sia risolutivo. Perchè Draghi - e lo ha ribadito più volte - non intende farsi logorare o galleggiare e anche la conferenza stampa di due giorni fa è servita per chiedere certezze. O si è dentro o si è fuori, con tutte le conseguenze poi che ne scaturirebbero. Ma anche l'avvocato di Volturara Appula si attende risposte chiare quando varcherà di nuovo la sede dell'esecutivo accompagnato dal documento che verrà stilato dal Consiglio nazionale e che conterrà una serie di 'desideraa' a cinque stelle.
Le richieste sono legate a una serie di provvedimenti: da investimenti consistenti per la transizione energetica (con il no al termovalorizzatore di Roma) al salario minimo, dalla difesa del reddito di cittadinanza all'apertura di una nuova fase diplomatica nella guerra all'Ucraina. Raccontano nel Movimento che l'ex presidente del Consiglio chiederà al premier di non mettere la fiducia sul dl aiuti o comunque di lasciare margini di manovra ai pentastellati perchè non c'è intenzione di votare la norma sull'inceneritore.
Conte metterà le carte sul tavolo cercando di capire se il Movimento 5 stelle ha una prospettiva politica nel continuare ad appoggiare il governo. Perchè all'interno dei gruppi parlamentari - soprattutto al Senato - la spinta per uscire è sempre più forte. Gli alleati dell'ex fronte rosso-giallo lo hanno compreso, perchè Conte non ha dato alcuna rassicurazione di voler restare ancorato al governo. Anzi. Si è tenuto le mani libere Anche se all'interno del M5s, come racconta il Corriere della Sera, ci sono anche dei "pontieri". Da Todde a Crippa e Dadone, c'è chi lavora per proteggere l'esecutivo.
Governo, Mattarella si cautela con un Draghi bis e apre la partita delle nomina
Intanto, però, Sergio Mattarella si cautela e chiede a Draghi un possibile bis. Ne scrive La Stampa in un lungo articolo a firma del direttore Massimo Giannini. "In una situazione di emergenza, nel vicolo cieco dell’ingovernabilità, come farebbe Supermario a declinare l’eventuale richiesta del Capo dello Stato? Magari persino nella segreta speranza che il bis possa riaprirgli la via del Colle? Fantapolitica. Ma di questo si parla, in questa torrida estate italiana, nei corridoi del “triangolo istituzionale”: Quirinale-Palazzo Chigi-Montecitorio", si legge.
La Stampa poi entra nel merito delle poltrone. "Qualunque cosa succeda, comunque vadano le prossime elezioni, il “Deep State” ha bisogno di stabilità e continuità. Per questo, si racconta, Mattarella ha già segnato sulla sua agenda la data dello scioglimento delle Camere. La legislatura scade il 23 marzo, e il presidente emetterebbe il decreto di scioglimento il 22. L’Italia, nel rispetto dell’articolo 61 della Costituzione che prevede le elezioni delle nuove Camere entro i settanta giorni dallo scioglimento delle precedenti, andrebbe a votare ai primi di giugno".
Dunque, spiega Giannini, "in questo modo il governo Draghi potrà gestire ancora in prima persona la partita delle nomine nelle “Big Seven”, cioè nelle più importanti aziende a partecipazione pubblica del Paese: Eni, Enel, Leonardo, Terna, Poste, Enav, Consip". Una fonte primaria, vicina a questi dossier, citata sempre da La Stampa ha due certezze: "Di tutti i manager in carica ne resterà uno solo: Claudio Descalzi. Per tutti gli altri sarà turn over. E i nuovi saranno tutti rigorosamente tecnici, lontani dalle segreterie di partito…". La seconda: "La presidenza dell’Eni dovrebbe andare a Francesco Giavazzi, consigliere economico del premier".
Secondo la ricostruzione de La Stampa, salterebbe invece Paolo Savona alla Consob, mentre si ragiona sulla partita di Bankitalia. "Ignazio Visco scadrebbe nell’ottobre 2023, ma per non lasciare la nomina del suo successore al Mister o alla Miss X chi vincerà le prossime elezioni, Palazzo Chigi e Palazzo Koch stanno ragionando insieme sull’ipotesi di far dimettere il governatore con un anno d’anticipo, nel prossimo ottobre. Per lui ci sarebbe un’exit strategy in Goldman Sachs, come accadde allo stesso Draghi dopo la direzione generale del Tesoro e prima del “trasloco” da numero uno in Via Nazionale", conclude il quotidiano torinese.