Giuseppe Conte: il presidente del Consiglio ha avuto la determinazione e la forza di tirare dritto. Ha fatto un discorso in Parlamento alto, politico e astuto. Ha chiuso a Matteo Renzi (anche se non ha mai detto le parole 'mai più') e ha abilmente giocato la carta della legge elettorale proporzionale per aprire alla galassia centrista, dai socialisti ai liberali fino ai cattolici. Finora però l'operazione 'costruttori' è riuscita solo a metà, ha la maggioranza anche al Senato ma non assoluta. E senza un rafforzamento dei neo-responsabili governare sarà difficilissimo. Ha vinto una battaglia, ma la guerra non è finita. Voto 7,5.
Nicola Zingaretti: il segretario del Partito Democratico ha ondeggiato tra il tentativo di recuperare Italia Viva, l'idea di un premier Dem per virare in maniera non molto convinta sull'operazione 'costruttori' mostrandosi non molto convinto ("strada stretta"). Il Pd potrebbe fare la parte del leone nell'imminente rimpasto, magari con il vicesegretario Andrea Orlando vicepremier, ma in questa crisi ha giocato di rimessa e non da protagonista. Non solo, come dimostrano i sondaggi, la nascita di Maie-Italia23 del premier Conte rischia in prospettiva elettorale di prosciugare di voti proprio i Dem. Voto 5.
Luigi Di Maio: il ministro degli Esteri e leader di fatto dei 5 Stelle è stato chiaro fin dall'inizio, addio al 'traditore' Renzi e massima fiducia in Conte, anche se proprio il suo nome era circolato come possibile presidente del Consiglio esattamente come accadde dopo lo strappo del Papeete di Matteo Salvini. La pattuglia dei parlamentari grillini è rimasta compatta, anche e soprattutto per la paura delle elezioni (e di andare a casa), resistendo alle sirene leghiste. Nel rimpasto ormai certo nessuno leverà la Farnesina a Di Maio. Resta da vedere, quando si andrà al voto, come finirà la questione del doppio mandato, ma c'è tempo per discuterne. Voto 6,5.
Matteo Renzi: il leader di Italia Viva ha avuto la coerenza di fare quello che aveva detto e di lasciare tre poltrone, i due ministeri di Teresa Bellanova ed Elena Bonetti e quello di sottosegretario di Ivan Scalfarotto. Sperava di uscire dalla porta per rientrare dalla finestra, ma al momento la chiusura soprattutto di Conte e M5S è totale. Oltre ad aver perso qualche pezzo in Parlamento e qualche punto nei sondaggi rischia il divorzio del socialista Riccardo Nencini e quindi il gruppo al Senato. Se il governo non troverà altri 'costruttori' e sarà costretto a richiamare Italia Viva Renzi avrà stravinto, ma se l'esecutivo riesce ad andare avanti o, peggio, si va al voto anticipato Renzi è praticamente finito. Un azzardo il suo. Voto 5,5 (per ora).
Matteo Salvini: il segretario della Lega ha imposto due vertici del Centrodestra al giorno per cercare di tenere unita la coalizione. Ha lanciato segnali al Quirinale sull'ipotesi di una maggioranza alternativa in Parlamento, ma non è mai entrato in partita. E' rimasto ai margini e finora non è riuscito a sottrarre parlamentari ai grillini. La Lega resta la prima forza politica in tutti i sondaggi, vero, ma le posizioni non certo moderate assunte negli scorsi anni dall'ex ministro dell'Interno non gli consentono di giocare nessuna partita politica in Parlamento. D'altronde non poteva fare altro e aver ancorato quasi tutta Forza Italia al Centrodestra è comunque un piccolo miracolo. Voto 6.
Giorgia Meloni: per la leader di Fratelli d'Italia vale lo stesso discorso fatto per Salvini, anche se a differenza della Lega ha sempre parlato solo di elezioni anticipate come sbocco della crisi e non di governo di Centrodestra. Come sempre ottimo il discorso alla Camera, da vera leader, forte e deciso. Ma nessuna possibilità di attrarre consenso da altre forze politiche. Bene nei sondaggi, meno nei palazzi della politica romana. Se si andasse davvero alle urne sarebbe la grande vincitrice, ma l'ipotesi è remota. Per ora grande coerenza ma molto ai margini. Voto 5,5.
Silvio Berlusconi: il presidente di Forza Italia ha compiuto una specie di miracolo politico, conferma lealtà al Centrodestra ma allo stesso tempo manda segnali a Conte (vedi Renata Polverini) con alcuni parlamentari, non solo al Senato, che potrebbero rafforzare i neo-nati 'costruttori'. Non solo, se davvero si andasse alla riforma elettorale in senso proporzionale con l'8-10% che le assegnano oggi i sondaggi, Forza Italia diventerebbe centrale nella vita politica del Paese e ago della bilancia tra la destra sovranista e l'area dell'attuale governo. Berlusconi, grazie anche al lavoro dietro le quinte di Gianni Letta, si conferma un vero politico. Voto 8.
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