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Politica
Conte fiuta la 'bomba' migranti. Linea dura o Salvini può risorgere
Foto: LaPresse

Evitare il ritorno di Matteo Salvini e non regalare un'autostrada al segretario leghista ridimensionato dopo un difficilissimo anno all'opposizione, caratterrizato da polemiche e inchieste giudiziarie. Giuseppe Conte sceglie Cerignola, nella sua Puglia (dove è atteso domenica 9 agosto alle 20.30 a Ceglie Messapica a La Piazza di Affaritaliani.it) per annunciare la stretta sui migranti: "Non tollereremo ingressi irregolari, dobbiamo intensificare i rimpatri". Il premier e tutta la maggioranza sanno perfettamente che il tema dell'immigrazione rischia di essere pericolosissimo per la tenuta del governo.

E' proprio cavalcando il no agli sbarchi continui e la cosiddetta "invasione" inziata all'epoca di Cecile Kyenge ministra, e continuata con i governi Renzi e Gentiloni, che Salvini iniziò la scalata nei sondaggi e poi nei voti, portando la semi-defunta Lega maroniana e bossiana dal 3% a quasi il 35 delle Europee del 2019. Il mix è potenzialmente esplosivo per l'esecutivo giallo-rosso: l'ex ministro dell'Interno che, nel bene o nel male, aveva drasticamente ridotto gli arrivi di irregolari viene mandato a processo, anche per il caso Open Arms dopo quello Gregoretti, proprio per aver chiuso i porti.

Il tutto mentre il Paese è in ginocchio a causa della crisi economica post-lockdown e ogni giorno sui Tg si vedono le immagini di Lampedusa al collasso per gli sbarchi senza sosta, con tanto di immigrati che scappano dai centri di accoglienza (non a caso oggi il presidente del Veneto Luca Zaia ha affermato che se non ci fossero i centri per i migranti non avremmo nessun focolaio). Insomma, l'immigrazione incontrollata rischia di essere un regalo alla Lega. Il primo a capire quanto stava accadendo è stato Luigi Di Maio.

Il ministro degli Esteri, ex vicepremier nel Conte I proprio assieme a Salvini, ha iniziato più di una settimana fa a lanciare l'allarme, invocando lo stop di partenze, e quindi di arrivi, con la richiesta pressante all'Unione europea di intervenire con i ricollocamenti e le minacce alla Tunisia di bloccare i fondi per la cooperazione se non si impegna a fermare i barconi. L'ex capo politico del M5S sa perfettamente come il leader leghista sia bravo a cavalcare il tema dell'"invasione" nelle piazze, ora parzialmente riaperte, e si è mosso per tempo.

Anche il Pd ha fiutato il pericolo, soprattutto in vista delle cruciali elezioni regionali del 20-21 settembre. Nicola Zingaretti ha usato parole particolarmente nette, inusuali per la sinistra. I due punti fermi dei Dem sono il memorandum con la Libia da riscrivere, e si parla di settembre come mese probabile per la svolta, e il forte pressing diplomatico sul presidente tunisino Kais Saied, che proprio oggi si è espresso contro i trafficanti di esseri umani: "Non tolleriamo le traversate illegali". Nel Pd sono convinti che risolvendo almeno in parte le questioni Libia e Tunisia nel giro di poche settimane possa esserci un drastico calo di sbarchi di irregolari sulle coste italiane.

Mentre i renziani di Italia Viva parlano di "inaccettabili fughe di massa dai cpa", il ministro della Salute di LeU Roberto Speranza lavora insieme alla titolare del Viminale Luciana Lamorgese per fare tutto il possibile per garantire che l'accoglienza dei migranti avvenga nel rispetto delle disposizioni sul contenimento del coronavirus. E quindi tamponi e controlli capillari e navi per la quarantena. Il tempo stringe e la forte presa di posizione di Conte è il segno che il campanello d'allarme sta squillando nella maggioranza.

Anche perché la cronaca incombe e poche ore dopo le parole del premier un gruppo degli 83 migranti arrivati due giorni fa nella struttura "Sweet Dreams" di Campomarino la notte scorsa si è allontanato dal Centro di accoglienza. Gli immigrati si trovano in quarantena in via precauzionale nonostante siano risultati negativi ad un primo test sul Covid-19. Solo l'ultimo caso di una escalation politicamente pericolosissima. Ed ecco perché il capo politico dei 5 Stelle Vito Crimi ha bollato, proprio ad Affaritaliani.it, come "inopportuna e intempestiva" la proposta di Graziano Delrio che ha rilanciato lo ius culturae.

Il capogruppo Dem alla Camera, non sostenuto dai colleghi di partito, preferisce evitare polemiche, anche se fonti del Pd della Camera ricordano come nei mesi precedenti, prima del Covid, fossero stati i 5 Stelle a incardinare la proposta in Parlamento. Altra epoca. Oggi l'emergenza sono gli sbarchi e parlare di ius culturae o addirittura di ius soli sarebbe solo l'ennesimo regalo a Salvini e alla Meloni. Conte ha capito con grande astuzia che il problema c'è ed è concreto, ma ora alle parole devono seguire i fatti. O per il governo rischia di essere un bel guaio, anche nelle urne del 20-21 settembre.

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