Politica
Conte primo: 8. Salvini secondo. Bocciati Calenda-Renzi. Schlein... Pagelle

Comunicazione politica, le pagelle dopo un anno di governo di Centrodestra
Il quadro attuale della comunicazione politica italiana si mostra a bassa energia. L'analisi
Dopo un anno dall’inizio della legislatura, si può trarre un bilancio di come hanno comunicato i leader dei principali partiti italiani. Naturalmente, bisogna individuare dei criteri con cui valutare le loro performance. Un criterio ragionevole potrebbe essere questo: la capacità di mantenere (o meglio ancora espandere) il proprio elettorato, rispetto ai risultati delle elezioni del 2022. In altre parole, ha comunicato bene un leader che è riuscito a conservare (o aumentare) il consenso avuto alle elezioni, mentre - al contrario – ha comunicato meno bene un leader che ha perso consenso rispetto al voto. Possiamo insomma valutare la comunicazione in base alla sua efficacia sul target di riferimento.
Adottando questo criterio, il leader che ha comunicato meglio è Giuseppe Conte. In termini di (scherzoso) voto scolastico, il leader di M5S merita un 8 pieno. Il suo partito infatti ha incrementato significativamente i consensi, portandosi quasi a ridosso del Pd. Conte combina assieme sicurezza, una certa eleganza, capacità di esprimere concetti chiari in parole semplici. E’ sicuramente un ottimo comunicatore. Al secondo posto di questa classifica troviamo Matteo Salvini. La Lega ha invertito il trend decrescente degli anni precedenti e si è portata verso quota dieci per cento. Salvini ha ritrovato Salvini: pochi temi chiave, portati avanti con un linguaggio popolare arricchito però, rispetto al passato, da un maggiore supporto di numeri e dati. Una comunicazione pragmatica, che sta rivitalizzando l’elettorato leghista. Voto: 7,5. Al terzo posto, Giorgia Meloni. Dopo l’exploit del voto di settembre 2022, ci si poteva aspettare un ridimensionamento del suo partito. Invece, FdI mantiene pienamente quota 28 per cento. Meloni è stata abile a far accettare al suo elettorato degli innegabili cambiamenti di posizione e il conseguente mancato rispetto, almeno per il momento, di una serie di promesse elettorali. Lo stile è diventato più pacato e istituzionale, ma sempre deciso e assertivo. Voto: 7.
Passando al maggiore partito di opposizione, il Pd, va detto che nonostante le critiche che ha ricevuto, alla fine Elly Schlein ha mantenuto in equilibrio il suo partito, anche in termini di voti potenziali. Forse, paradossalmente, questo le è riuscito proprio grazie a una comunicazione talvolta sfuggente. Uno stile che non entusiasma, ma che ha anche il pregio di una certa signorilità e, soprattutto, di non fare danni. Voto: 6. Per quanto riguarda invece il più piccolo dei partiti di maggioranza, Forza Italia, non è facile valutare Antonio Tajani. Il consenso potenziale di FI è inferiore a quello del 2022, ma il partito ha dovuto affrontare la scomparsa di Silvio Berlusconi ed è ancora nel pieno di una fase di transizione. Anche lo stile di Tajani, come quello di Schlein, non presenta picchi emozionali particolari, e ricorda quello sobrio e molto diplomatico di tanti politici di tradizione democristiana. Però anche per lui vale quello che abbiamo detto per Schlein: cercare di non commettere errori è una strategia difensiva che, in determinati momenti, ha il suo senso.
Per finire, la coppia Renzi-Calenda. Nel 2022, erano insieme, oggi sono (se abbiamo capito bene) separati. Proprio in questo sta la loro criticabilità comunicativa. Dopo aver costruito un’intera strategia politico-mediatica sul fatto di unirsi e di dare vita a un nuovo polo, averlo smontato poco dopo la sua formazione è inevitabilmente un errore innanzitutto di comunicazione. E’ vero che la somma dei voti dei due partiti (quello di Matteo Renzi e quello di Carlo Calenda) oggi è solo di poco inferiore al risultato elettorale della loro formazione congiunta nel 2022. Ma il danno di immagine per entrambi c’è stato. Voto congiunto: 5,5. Infine, Nicola Fratoianni. Dopo il caso Soumahoro, che lo aveva messo non poco in difficoltà a inizio legislatura, il leader di Sinistra Italiana ha assunto un profilo piuttosto defilato. Tanto che, per lui, la valutazione più ragionevole è un sostanziale “senza voto”.
In generale, il quadro attuale della comunicazione politica italiana si mostra a bassa energia. Mancano in questo momento sia le grandi visioni sia la capacità di raccontarle con un adeguato storytelling. Un quadro senza infamia e senza lode. Voto medio complessivo: 6,5. Un incoraggiamento a fare di meglio nei prossimi mesi, in vista delle elezioni europee 2023.