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Politica
Di Maio e Tabacci rovinati da Carletto che li umilia col "diritto di tribuna"
Luigi Di Maio e Bruno Tabacci

Elezioni politiche 2022, Di Maio e Tabacci: si parla già di divorzio

Luigi di Maio e Bruno Tabacci erano appena andati in luna di miele, con grande scorno della “regina di Saba”, al secolo Virginia, eterna fidanzata del giovane ministro, quando una sonora, fragorosa, dirompente e anche inaspettata mazzata si è abbattuta inesorabilmente su di loro. Si parla infatti già di divorzio. Ma cosa è successo a questi due piccioncini della politica che – nonostante la grande differenza di età - hanno voluto coronare il loro sogno d’amore? Non era ancora nato “Insieme per il futuro” che Giggino ‘a cartelletta lo aveva già sciolto in “Centro democratico” di quel marpione di Tabacci per formare l’ennesimo ircocervo politico, “Impegno civile” il cui nome infatti porta pure jella visto la fine che ha fatto “Azione Civile” di Antonio Ingroia.

Però ora che Calenda ha padulato il duo facendo l’accordo con Letta, Impegno civile se la passa già malissimo, è in incubatrice e dispera di salvarsi. Infatti, lo scaltro Letta, forse consigliato da quel discolaccio tatuato e pariolino di Carletto Calenda, ha proposto a Di Maio (e il povero Tabacci che è da 30 anni in Parlamento che fine farà?) un fantomatico “diritto di Tribuna”. Giggino o’ traditore, come ormai tutti lo chiamano a Pomigliano d’Arco, si è subito insospettito perché nella sua pasoliniana ingenuità popolare il termine gli ha evocato appunto le tribune dove prima che fosse miracolato da Fata Populina faceva il bibitaro.

Ma Letta sa essere padre compassionevole. L’ha chiamato e con tanta dolcezza gli ha spiegato che il “diritto di tribuna” è solo l’ennesimo giochetto linguistico per non fare incazzare ulteriormente gli elettori e sostanzialmente significa che un posto in Parlamento a lui glielo danno di sicuro, e che quindi almeno 15.000 bigliettoni netti al mese più pensione e bonus (meglio essere previdenti anche se si è giovani) lui li acchiappa.

Giggino ‘o sfonnascatolette (di tonno) s’è fatto due conti e ha baciato Letta in un posto che non si può nominare ma in cui le streghe baciavano un caprone durante i misteriosi riti del Sabba a Benevento che poi, a guardar bene, non è neppure tanto lontano dall’avito Avellino. Grande gioia quindi nell’Alto dei Cieli e bene è tutto quello che finisce bene ma… Intanto non è ancora sicuro che Giggino ‘o furbacchione acchiappi veramente il seggio e poi che succederà a tutti i gonzi ex Cinque Stelle che lo hanno seguito nell’avventura suicida?

Dei 60 improvvidi transfughi poi, ben 40 erano al primo mandato e quindi si stanno mangiando le mani visto che altri mandati li vedranno con il binocolo. Conveniva loro restare nei Cinque Stelle, come già qualche ingrato ha cominciato a bofonchiare. Conoscendo poi come funzionano queste cose dalle nostre parti, presto assisteremo a un fugone cosmico di nuovo verso i Cinque Stelle o altri partiti, ma ormai la frittata è fatta.

Alla fine si ha l’impressione che Giggino abbia come al solito fregato tutti quelli intorno a lui, per di più facendoli pure ingenuamente esporre con qualche intempestiva e improvvida dichiarazione pubblica. Alla fine Luigino si sistemerà almeno per altri cinque anni mentre gli altri - chi l’ha aiutato - come al solito diventeranno comodo usbergo per quell’uccello infido, lungo e affilato che è il Padulo, sempre in volo radente alle nostre malsane latitudini. Speriamo che almeno per Tabacci gli dei di Montecitorio abbiano pietà e non permettano questo fellone infierire del fato, questo oltraggio a un corpo ormai vecchio provato dagli anni di inciuci e legislature e letteralmente rotto ad ogni evenienza.

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